La nuova fondazione di Pescara che promuove i giovani artisti: la mostra di Gaia De Megni
Inaugurata da poco più di un anno la Fondazione La Rocca nasce con l’obiettivo di dialogare con i centri nazionali del contemporaneo attraverso la promozione delle ricerche più emergenti
Presenta sette installazioni mixed media – tutte di nuova produzione – l’artista Gaia De Megni (Santa Margherita Ligure, 1993) alla sua prima grande mostra personale negli spazi della Fondazione La Rocca di Pescara (che si trova in un’area al centro di un lento ma incisivo progetto di riqualificazione), in programma fino al 24 gennaio 2025. L’istituzione, infatti, sotto la direzione artistica della storica dell’arte, curatrice e docente Francesca Guerisoli, nasce nel 2023 con l’obiettivo di far dialogare la città con i centri nazionali del contemporaneo attraverso la promozione delle ricerche più emergenti e non solo.
Gli obiettivi della Fondazione La Rocca
“Ho immaginato una programmazione dal respiro museale nazionale, incentrata su nuove produzioni e progetti artistici in grado di offrire prospettive inedite sul presente, indipendentemente da etichette legate a particolari generazioni, alla carriera, ai mezzi e ai linguaggi. La nostra proposta come FLR si rivolge tanto alla comunità dell’arte nazionale, quanto alla comunità locale, portando sul territorio artiste e artisti non solo attraverso le opere, ma anche con un ricco public program”, racconta ad Artribune Guerisoli che sottolinea, inoltre, come sia fondamentale creare sinergie con le altre realtà culturali del territorio su progetti specifici, che coinvolgono artisti di diverse generazioni. Tra questi, hanno già preso parte alla programmazione di Fondazione La Rocca Daniela Comaini (Bologna, 1965), Ludovica Anversa (Milano, 1996) ed Eugenio Tibaldi (Alba, 1977).
Gaia De Megni in mostra alla Fondazione La Rocca
Gaia De Megni porta in scena le tracce visive e musicali (e sentimentali) del suo vissuto autobiografico – sublimato in semi di eucalipto e carruba riprodotti in bronzo rosso – con Leitmotiv, una vera e propria sceneggiatura ispirata dal mondo del cinema e del teatro e dagli strumenti che vi appartengono. Infatti l’esposizione, divisa in tre atti, evoca attraverso oggetti e materiali eterogenei – tra costumi di carta, marionette per il teatro delle ombre, disegni su seta e proiezioni su marmo – il luogo d’origine dell’artista, Portofino, una nota località turistica ligure “sospesa tra autenticità e narrazione stereotipata” la cui identità critica è poeticizzata attraverso uno sguardo prezioso, che silenzioso racconta le cose che vedono anche gli altri, ma nei momenti in cui gli altri non le guardano, “e quelle dimettono la rigidità della posa, si abbandonano, respirano più tranquille”.
Gaia De Megni tra cinema e teatro
Così la ricerca di Gaia De Megni (oltre a restituire questa delicata e commossa atmosfera) decostruisce i codici culturali e storici del contemporaneo, esplorando il non visibile, “un territorio che contempla l’errore e sfida le dinamiche dell’ipervisibilità”, racconta l’artista. Il punto di partenza sono alcuni frame del penultimo film di Michelangelo Antonioni, Al di là delle Nuvole, uscito nel 1995 e girato in parte lungo il sentiero che conduce al faro di Portofino. Questo diventa il leitmotiv dello stesso percorso espositivo che, tra memoria personale e collettiva, si conclude (in una composizione circolare effimera e frammentata) proprio con quel faro raccontato dal celebre regista, ma dalla prospettiva del promontorio: “la luce proiettata svela il paese e i suoi abitanti, trasformando lo spazio in una sorta di sala cinematografica”.
Caterina Angelucci
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