Trastevere si riempie di fantasmi con la mostra dell’uruguaiana Jill Mulleady nella ex chiesa
Nell’ex oratorio di Sant’Andrea dei Vascellari prendono vita suggestioni mistiche, tra passato, presente e rovine. Un’esperienza inquietante e inattesa, in cui si incontrano fiori, pesci e delfini tra l’ironico e il grottesco
Fantasmi nell’ex oratorio di Sant’Andrea dei Vascellari: è questa la nuova sfida intrapresa da Jill Mulleady (Montevideo, 1980). Nella galleria d’arte Sant’Andrea de Scaphis, nel cuore di Trastevere a Roma, prendono vita suggestioni miste di passato, presente e rovine.
I fantasmi di Jill Mulleady in mostra da Sant’Andrea de Scaphis a Roma
Fantasmi di idee e di immagini: è quanto attende i visitatori che si avventurano nella galleria. Spiriti del passato… siano essi espressione di un concetto – o di un sentimento – poco importa. Fatto sta che l’esplorazione dell’inquietudine interiore ci porta molto più in là delle nostre aspettative.
Fiori, pesci, calamari, polpi, delfini, sculture dormienti, ci restituiscono il senso di un’esplorazione così ampia che è impossibile scardinare la tensione tra la narrazione e l’oblio.
L’istante colto nelle opere di Jill Mulleady a Roma
Mulleady cristallizza un momento e non si preoccupa di quello che potrebbe accadere subito dopo. Ciò che attua è un meccanismo di fascinazione attraverso l’arte, che ci racconta quell’attimo di bellezza dell’opera più viva che mai, nell’istante del suo massimo incanto. Un “istante” congelato prima della sua inevitabile negazione. Così come i pesci poco prima di essere pescati.
Ironia e grottesco nella mostra di Jill Mulleady a Roma
Tra l’ironico e il grottesco, la consapevolezza e la curiosità portano il visitatore a chiedersi come mai l’istante suddetto non possa durare per sempre. La risposta stessa rimane nel dipinto che continua magicamente a crogiolarsi nel gioco di tensioni tra illusione e scomparsa. Osservazioni ravvicinate di una realtà quotidiana che sfumano verso mondi immaginari, tra la cultura popolare e la pittura storica. Ne deriva una sensazione bizzarra, come se tempi e spazi differenti si fossero fusi e moltiplicati. Realtà parallele, collegate da molteplici – quanto divergenti – punti. Un modo sicuramente stravagante di riempire lo spazio, suscitandone il vuoto, alla stregua di un fantasma che rievoca (a suo modo) il corpo di una persona un tempo in vita. Uno spettro da sfamare che si aggira nel presente.
Michele Luca Nero
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