Le mantidi religiose protagoniste della mostra di Leonardo Petrucci a Roma
Le mantidi religiose (fortunatamente imbalsamate) sono al centro di questa esposizione che unisce arte e alchimia, raccontando la storia di un esemplare che si sottrae all’accoppiamento per sfuggire al suo destino di morte certa, divorato dalla compagna
A Roma, la galleria di Gilda Lavia propone un nuovo progetto che vede protagonista Leonardo Petrucci (Grosseto, 1986). Viriditas, l’ultimo superstite: una mostra che prende in prestito il linguaggio dell’alchimia per raccontare la storia della mantide religiosa maschio, che si sottrae al suo destino di cannibalismo rinunciando all’accoppiamento.
Dall’alchimia alla mantide religiosa nella mostra di Leonardo Petrucci da Gilda Lavia a Roma
La prima parte del titolo della mostra, “Viriditas“, si riferisce alla fase verde dell’alchimia, successiva alla nigredo — la fase primaria corrispondente alla putrefazione, corruzione, mortificazione della materia.
Così Petrucci illustra il concept della mostra: “La mantide religiosa è un simbolo che uso da tanti anni, incarna la coincidenza di Eros e Thanatos, di vita e morte nell’unione degli opposti. Infatti, la femmina mantide divora il maschio durante l’accoppiamento. In passato, mi sono concentrato su chi se ne va, sull’aspetto più mortifero del cannibalismo. Ora, ho voluto creare una dedica a chi rimane, chi resiste. Tutte le mantidi rappresentate sono quindi esemplari maschili che sono sfuggiti all’atto di cannibalismo. Ciò significa, anche, che hanno scelto di non accoppiarsi, di non perpetrare egoisticamente la specie. Non fanno nascere la prole, puntando sulla propria individualità: per questo il titolo si riferisce all’ultimo superstite”.
La mantide imbalsamata di Leonardo Petrucci a Roma
L’opera più grande riprende il titolo della mostra. Ritrae una mantide maschio che Petrucci ha prima allevato, poi tassidermizzato una volta morta. È conservata in una teca, presente in mostra. La mantide imbalsamata è stata “fissata” in una posa vitale: nel dipinto si ha così una glorificazione della vita. La tela è protetta da una tenda che gioca su un’illusione ottica. Sembra che la superficie sia ricoperta dal disegno stilizzato di teschi umani. In verità, avvicinando lo sguardo, ci si accorge che il pattern (creato da un’IA) è formato da innumerevoli foglie. Le zampe in bronzo che tengono aperto il tendaggio “suggerisco che il velo della morte è spalancato”.
Le opere sulle mantidi di Leonardo Petrucci in mostra da Gilda Lavia a Roma
In tutte le opere, le mantidi maschio sono rappresentate o camuffate nell’oscurità o tono su tono con lo sfondo (verde acceso). Petrucci sceglie il verde ossido-cromo e per gli scuri il verde cinabro, simbolicamente importante perché il cinabro è il minerale rossiccio da cui si estrae il mercurio. Il supporto è sempre tela o tela su tavola.
Il separé centrale è dipinto in rosa per rievocare l’incarnato umano. Qui sono esposti dei carboncini che si ispirano a una serie di illustrazioni di un trattato alchemico del Seicento: il poema De Lapide Philosophico dell’alchimista tedesco Lambspringk, contenuto all’interno del Musaeum Hermeticum (1678).
Nel primo carboncino, un re divora suo figlio e lo ingloba nel proprio organismo. Nelle tavole successive, il re è moribondo e costretto a letto finché dalla finestra della camera non entra una pioggia di metallo mercuriale. Rinascono così padre e figlio, uniti in una nuova forma splendente e coronati dal medesimo serto iridescente.
Le meteore di Leonardo Petrucci in mostra da Gilda Lavia a Roma
In una sala a parte, un’opera-tappeto rappresenta Marte con un buco nero centrale. La voragine rievoca i fori che Curiosity (il rover della NASA) pratica nel suolo per analizzare le componenti chimiche del Pianeta Rosso. I dipinti di meteore in caduta, esposti invece sulle pareti, si collegano alle visioni melanconiche di corpi celesti, la cui natura non è chiara all’uomo. Osservando il cielo siamo avvolti da un alone di mistero: ciò che accade sarà pericoloso o benefico?
A collegare i due corpus di lavori — mantidi e meteore — è Hermes: la mantide tassidermizzata. È stata collocata dall’artista su una superficie pittorica che rappresenta il bagliore di una meteora in caduta. Il messaggero degli dei porta da lontano un monito di pace e di speranza vitale. Petrucci parte da questa domanda: “meglio resistere alla morte o essere divorati per proseguire la specie?”
L’artista Leonardo Petrucci tra arte e alchimia
Leonardo Petrucci, originario di Grosseto, si è laureato nel 1986 all’Accademia di Belle Arti di Roma con una tesi sul rapporto tra arte e alchimia. La sua ricerca si concentra sui fenomeni degli elementi del microcosmo, fino ad allargare la prospettiva al macro. Indaga i concetti che da sempre hanno affascinato l’essere umano, legati a Geometria Sacra, Alchimia, Cabala e Astrologia. È anche interessato a connettere il lavoro artistico con le discipline scientifiche come Biologia, Fisica Quantistica e Astronomia.
Tra le sue mostre importanti, be ricordiamo una che si connette direttamente con quella in questione, Antropofagia Simbiotica, presentata nel 2014 da Operativa, a Roma dove erano incluse mantidi vive. Sono passati esattamente 10 anni e le mantidi ritornano nell’esposizione, anche se in natura diversa e con nuovi significati.
Giorgia Basili
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