A Roma la mostra di Tal R: realtà e astrazione in scultura e pittura
Velate inquietudini e suggestioni oniriche. La Tim Van Laere Gallery accoglie la prima mostra romana di Tal R, con un ciclo di dipinti e sculture densi di richiami a noti maestri del passato, da De Kooning a Matisse e Munch
Pittura, disegno, scultura, design, stampe, incisioni, tessuti. È questo il mondo di tecniche e media entro i quali si muove l’artista Tal R (Tel Aviv, 1967) ora alla Tim Van Laere Gallery per la sua prima mostra romana.
La mostra di Tal R a Roma
Boy Looking at the Sun è anche la prima rassegna nella quale l’artista ha deciso di esporre insieme dipinti e sculture. Un fatto che prima non gradiva, per la ridondanza tra le forme accolte sulla tela e quelle modellate con il bronzo e il gesso. Il connubio dona invece all’esposizione una prospettiva equilibrata e composita. Né chiassosa, né affollata.
Le opere di Tal R alla Tim Van Laere Gallery
Le opere, un ciclo del 2024, vedono sulla scena un intimo parterre di figure familiari. Sono almeno tre le componenti da tenere in conto nel misurarsi con i lavori di Tal: l’astrazione dei sentimenti, necessaria per una traduzione iconografica pura e liberamente “semantizzabile” dei soggetti; la “prassi matematica” che impone una palette limitata di cromie e l’omologazione dei piani pittorici, perché sia il pubblico a scegliere il focus dell’opera; una velata inquietudine di fondo, che traspare quale ingrediente del reale o suggestione onirica. Anche sotto forma di alcune insolite presenze animali. Maschere da coniglio, asini di pezza, mansueti e inerti o più turbati della figura umana che accompagnano. Questa serie inizia quando Tal vede suo figlio su un divano con gli occhi socchiusi, il viso nel sole. Una quinta riproposta in tre varianti ad olio e in una scultura. Ciascun approccio rivela indecisioni sulle pose, cancellature lasciate a vista.
I punti di riferimento dell’arte di Tal R
L’iter si nutre di un’alternanza: alle effigi sature di linee e colore, ove il pigmento è pastoso e materico, indotto ad addensarsi dal tubetto sulla superficie, se ne affiancano altre più rade, nelle quali il bianco è un guizzo inatteso, vessillo di un gusto per il non finito.
E se i corpi scolpiti vivono una rugosa scomposizione anatomica, di richiamo a maestri come De Kooning, i ritratti, specie quelli fatti alla moglie, hanno un altro sapore. Di pregio il dittico nel quale Emma, pur trovandosi a Parigi, partecipa di un’aura esotica, vivace e stilizzata. C’è un pendolo che oscilla in sottotono nella pratica di Tal R, che vive e lavora a Copenaghen. Un pendolo tra la corposità delle pennellate e il vuoto. Tra l’espressionismo astratto e il formalismo, il simbolismo e il fauvismo. Ora sulle tracce di Munch, ora su quelle di Matisse.
Francesca de Paolis
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