October Salon: a Belgrado torna la “biennale” di arte contemporanea della Serbia
L’edizione di questo anno, intitolata “Che cosa rimane? / What's Left?”, è curata per la prima volta da tre team curatoriali internazionali (anche italiani), che analizzano i problemi e raccontano le speranze di una città e di un Paese
A Belgrado si è aperta la 60esima edizione dell’October Salon, la più grande manifestazione internazionale di arte contemporanea dedicata alle arti visive in Serbia, conosciuta anche come la “Biennale di Belgrado”. L’edizione di questo anno, intitolata Che cosa rimane? / What’s Left?, presenta un format inedito: è curata per la prima volta da tre team curatoriali internazionali. Tre concept e diverse ricerche curatoriali e artistiche coesistono all’interno di un’unica manifestazione legata fortemente al territorio.
Un formato inedito per October Salon: tre team curatoriali internazionali, tre concept
Il primo concept, Trace, con una curatela di imprinting italiano firmata da Lorenzo Balbi (direttore del Museo d’Arte Moderna di Bologna-MAMbo) e Dobrila Denegri (storica dell’arte e curatrice), si pone l’obiettivo di lasciare una “traccia” anche dopo la conclusione della Biennale per istituire degli spazi per gli artisti e dei luoghi di cultura per la comunità locale. La scelta è stata quella di “aprire, creare o occupare temporaneamente diversi spazi pubblici”, dice Denegri. Poi c’è Aesthetic(s) of Encounter(s) a cura di Matthieu Lelièvre (curatore del Museo di Arte Contemporanea di Lione) e di Maja Kolari (direttrice del Museo di Arte Contemporanea di Belgrado), che pone l’attenzione sul potenziale dell’arte, generatrice di possibilità di incontro e di scambio, sulla sua forza di sopravvivere ai cambiamenti sociali e politici e sulla sua capacità di reinventarsi costantemente. Infine in Hope is a Discipline, curata da Lina Džuverović (curatrice e ricercatrice), Emilia Epštajn e Ana Knežević (curatrici del Museo di Arte Africana di Belgrado), l’arte è il tessuto connettivo che crea speranza, solidarietà e connessioni transnazionali che possano durare nel tempo. La speranza a cui si fa riferimento nel titolo, ripresa da uno slogan dell’attivista Mariame Kaba, è intesa come una forza attiva, un invito ad agire.
I temi dell’October Salon 2024
L’October Salon di questo anno affronta temi attuali e urgenti come la precarietà, il ruolo dell’arte nella società, la marginalità sociale, il dialogo tra il pubblico e gli artisti, i cambiamenti sociali e climatici, la mancanza di spazi per l’arte e per gli artisti in Serbia. Remont, uno degli spazi indipendenti di riferimento della città, ha chiuso dopo 25 anni di attività per mancanza di fondi, più di cinquanta artisti hanno dovuto lasciare i loro studi nell’area di Jugošped e il nuovo quartiere della città “BelgradeWaterfront”- una delle più grandi recenti costruzioni in vista dell’Expo che si terrà a Belgrado nel 2027 – non prevede spazi per l’arte e la cultura, come raccontano artisti e esponenti del mondo dell’arte del luogo. “Jugošped era diventato un luogo di produzione artistica e culturale fondamentale per lavorare, oltre a rappresentare un’intera comunità”, racconta Dobrila Denegri, “in una città dove si costruisce in modo frenetico, dove si abbattono edifici antichi per crearne lo spazio per i nuovi, e dove ogni metro quadrato è pensato solo come spazio commerciale, sta scomparendo lo spazio per l’arte e per forme di produzione culturale alternativa”. Significativo nell’ambito di Trace è il progetto Working Spaces che vede come punto di incontro il Kiosk presso Flower Square: A cornerstone di Lidija Delić rappresenta il posizionamento simbolico della prima pietra attraverso uno sforzo collettivo verso la costruzione di qualcosa di nuovo; il video di Nina Ivanović This is (not) our Space documenta il momento in cui gli artisti lasciano i loro studi; l’installazione di Nemanja Nikolić è realizzata con le porte degli ex studi nell’area di Jugošped; la scritta neon Culture Non-Stop di Marija Šević usa il linguaggio pubblicitario per evidenziare come la cultura nella regione sia regolata solo dalle regole del mercato. Nella medesima piazza il 23 ottobre scorso si è tenuta l’azione collettiva Dove sono i nostri spazi di lavoro?, una protesta degli artisti a cui, oltre a Delić, Ivanović, Nikolić, Šević e al duo curatoriale formato da Balbi e Denegri, hanno aderito molti operatori culturali e cittadini.
La programmazione, i luoghi e i protagonisti dell’October Salon
La manifestazione presenta un’ampia programmazione di mostre, reading, talk, workshop e performance ospitate presso nove sedi e spazi pubblici. Le attività proposte riscuotono un’ampia partecipazione da parte di un pubblico eterogeneo. Nell’ambito di Hope is a Discipline figurano il workshop di ricamo realizzato da Milica Duki a partire dal suo progetto Textile Newspapers in collaborazione con la rivista Liceulice (ogni giovedì presso SULUJ Gallery) e gli incontri incentrati sull’esplorazione del lavoro come pratica collettiva di And Others: The Gendered Politics and Practices of Art Collectives presso FLU Gallery. Tra gli spazi più insoliti vi è lo storico Club Akademija, un punto di riferimento per la cultura underground di Belgrado negli Anni ‘80/’90/2000, riaperto al pubblico dopo un lungo periodo di chiusura per ospitare DREAM CLUB/PUBLIC ILLEGAL, un progetto radiofonico di Francesco Fonassi che fa parte di Trace. L’October Salon vede la partecipazione di più di quaranta artisti, nazionali e internazionali, tra cui Alfredo Jaar (Santiago del Cile, 1956), Daniela Ortiz (Peru,1985), Alessandra Saviotti (1982) Lucy + Jorge Orta (Lucy Orta, Sutton Coldfield, 1966; Jorge Orta, Rosario, 1953), ULUS (Association of Fine Artists of Serbia fondato nel 1919), Francesco Fonassi (Brescia, 1986), Malgorzata Mirga-Tas (Zakopane, 1978), Kiluanji Kia Henda (Luanda, 1979), Anne Imhof (Giessen, 1978), Nemanja Nikolić (Belgrade, 1987), Jesper Just (Copenaghen, 1974), Randolpho Lamonier (Contagem, 1988), Milika Dukić (Kraljevo, 1989), Marija Šević (Aranđelovac,1987) solo per menzionarne alcuni.
La storia dell’October Salon
L’October Salon è stato fondato nel 1960 dal Comitato nazionale della città di Belgrado come rassegna annuale di opere significative di artisti e designer della Repubblica di Serbia e sin dalla prima edizione inaugura il 20 ottobre in onore del Giorno della Liberazione di Belgrado durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel corso della sua storia, il Salon si è trasformato e, insieme al Paese, ha vissuto diverse fasi, dalla volontà di rinnovamento e di crescita, alla crisi, alle guerre, ai bombardamenti del 1999, sino al più recente periodo di ricostruzione e rinascita. Negli anni successivi al 1960 la manifestazione, che inizialmente presentava anche le arti applicate, si è incentrata prevalentemente sulle nuove produzioni di arti visive. Dal 2004 ha assunto un carattere internazionale coinvolgendo artisti, curatori e direttori provenienti da altri Paesi e nel 2014 è diventato un evento biennale accompagnato da molteplici eventi collaterali. Nonostante i vari cambiamenti, una costante è rimasta invariata nel tempo: l’October Salon non ha mai avuto un suo spazio, ma si è tenuto sempre in luoghi diversi.
Alessia Simonetti
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