A Reggio Emilia una mostra sulle catastrofi dell’uomo e del mondo con opere antiche e contemporanee
Presenta un’ampia esposizione collettiva la Collezione Maramotti con oltre cinquanta lavori che vanno dal XII Secolo a. C. al 2024, tra importanti prestiti internazionali e opere inedite del suo archivio
“Diluvi, naufragi, inondazioni, esplosioni, uragani, incendi, guerre, epidemie, azioni violente e predatorie dell’uomo sulla natura: può un evento catastrofico configurarsi come forma di conoscenza o come punto di accesso a un nuovo scenario? Quali immaginari individuali e collettivi la catastrofe può attivare nella sua accezione di ‘rovesciamento’ e ‘rivolgimento’, quali visioni per attraversare il mondo?”, si apre con questa riflessione la nuova mostra presentata dalla Collezione Maramotti di Reggio Emilia – in programma fino al 16 febbraio 2025 in concomitanza con Deadweight di Dominique White (Regno Unito, 1993), vincitrice della nona edizione del Max Mara Art Prize for Women – che espone oltre cinquanta opere sul tema della catastrofe, spaziando dal XII Secolo a.C. ai giorni nostri.
Le catastrofi nella storia alla Collezione Maramotti
Attraverso i diluvi, questo il titolo dell’ampia collettiva concepita a partire dalle opere dell’archivio della collezione – a cui si aggiungono lavori in prestito da importanti istituzioni italiane e internazionali – e che si apre con il dipinto Oltre il Diluvio di Filippo Palizzi, realizzato nel 1864. La mostra, infatti, offre uno sguardo asincrono sulle catastrofi dell’uomo e del mondo, facendo dialogare e mettendo a confronto epoche lontane tra loro e rivelando come cambia la percezione del “disastro” nel tempo.
Il percorso espositivo alla Collezione Maramotti
Dai cataclismi generati dalla natura e dai suoi elementi al travagliato rapporto dell’uomo con gli animali non umani, dalla violenza della guerra alla malattia, fino al suo tragico epilogo, la mostra si sviluppa attraverso diverse sezioni, per poi concludersi in un’atmosfera di intima riflessione, con opere enigmatiche che alimentano interrogativi esistenziali: “In uno stato ordinario in cui l’equilibrio è sostituito da un incessante ripetersi di momenti distruttivi, in un presente in cui trascendenza e spiritualità appaiono perlopiù accantonate, può l’arte incoraggiare una resistenza, denunciare la normalizzazione dell’apatia, farsi portatrice di una rivelazione positiva?”.
Gli artisti in mostra alla Collezione Maramotti
Anselm Kiefer, Monica Bonvicini, Mario Schifano, Nicolò Cecchella, Giorgio Andreotta Calò, Margherita Manzelli, Beatrice Pediconi, Francisco de Goya e Käthe Kollwitz sono solo alcuni degli artisti presentati, a cui si aggiungono le opere di autori sconosciuti dell’antichità (dal XII Secolo a.C. al XVIII Secolo), in un’indagine che racconta come oggi la catastrofe sia trattata in maniera meno “eccezionale” di un tempo. Infatti, il flusso costante delle informazioni e delle immagini provenienti da tutto il mondo (e la facilità con cui riusciamo ad accedervi) ha fatto si che si sia innescata un’anestetizzazione della loro stessa percezione.
Caterina Angelucci
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