Il Teatro Franco Parenti di Milano festeggia mezzo secolo con un’opera del grande artista Giulio Paolini. L’intervista
Realizzata apposta per il 50esimo anniversario del teatro, l'installazione e collage di uno dei più rilevanti protagonisti dell’arte italiana del secondo Novecento troverà casa nella Palazzina dei Bagni Misteriosi
La dimensione e il mistero del teatro, eternati nell’opera di un grande maestro del Novecento italiano. Così il Teatro Franco Parenti di Milano presenta, per concludere i festeggiamenti dei suoi primi cinquant’anni di attività, la grande Ars scaenica, installazione e collage di Giulio Paolini (Genova, 1940), che troverà nella Palazzina dei Bagni Misteriosi la propria casa.
Breve storia del Teatro Franco Parenti di Milano
Era il 1972, nel pieno della crisi dei teatri stabili, quando Franco Parenti e Andrée Ruth Shammah, con Giovanni Testori, Dante Isella e Gianmaurizio Fercioni, fondarono in cooperativa il Salone Pier Lombardo. Che, tra novità e riletture classiche, diventò da subito un punto di riferimento di vitalità culturale per Milano, scrivendo pagine della storia del teatro con spettacoli come la Trilogia di Testori (Ambleto, Macbetto, Edipus), Il maggiore Barbara, Il malato immaginario, Il misantropo di Molière, I Promessi sposi alla prova di Testori, interpretati da Parenti e tutti diretti da Shammah. Il nuovo nome arriva nel 1989, con la scomparsa di Franco Parenti, e nel 2017 l’attuale casa, la riqualificata Palazzina dei Bagni Misteriosi, complesso degli Anni Trenta smembrato durante e dopo la guerra (con l’adiacente piscina Caimi). Del 2022 è invece il 50esimo anniversario, occasione di lunghi festeggiamenti per cui Paolini ha anche realizzato 30 esemplari numerati e tutti diversi della litografia Sipario, 2024 di 50 x 50 centimetri (che si potranno ricevere con una donazione a sostegno del teatro).
L’opera di Giulio Paolini per il Teatro Franco Parenti
L’opera permanente, da inaugurarsi il 6 novembre e visitabile prenotando un percorso guidato negli spazi dei Bagni Misteriosi (a novembre, nei mercoledì 6, 13 e 20 dalle 18 alle 19), è formata quindi da un’installazione e da quattro collage su carta che vanno a evocare la rinnovata scommessa della messa in scena di un’opera d’arte. Una sfera di gesso è posta al centro di un teatrino in cartone, entrambi sono appoggiati su una base e trattengono un siparietto di velluto rosso che ricade a terra: un mappamondo è in equilibrio precario fra due telai di diverso formato, una cornice dorata e vuota, è appoggiata alla base, e una sagoma fotografica riproduce la ninfa Eco, sospesa capovolta come nell’atto di cadere, mentre alcuni pannelli fotografici che documentano l’attività del teatro.
Intervista a Giulio Paolini
Perché il teatro? Cosa vede nel teatro di simile – e di dissimile – dalle sue istanze artistiche?
Un quadro o una scena teatrale pongono in due modi diversi la stessa questione a chi guarda: visioni senza risposta ma comunque irrinunciabili. Entrambi sempre intenti a rinnovare l’interrogativo sul mistero della bellezza.
Come si allacciano la sua installazione e i collage alla storia del Franco Parenti? E come si inseriscono nel contesto dei Bagni Misteriosi?
La Palazzina dei Bagni Misteriosi mi è stata proposta da Andrée Ruth Shammah, che mi ha coinvolto con carismatico entusiasmo nel progetto. I collage sono un omaggio diretto alla storia del Teatro e a Franco Parenti in particolare, mentre l’installazione è una mia personale interpretazione dell’idea del teatro.
Il destino di Eco si sovrappone, nell’opera, a quello dell’artista, costantemente “alla ricerca della bellezza”: si è mai destinati a trovarla? E che senso ha la bellezza come valore oggi?
Sempre mutevole, ancorché immobile, la bellezza ci appare in controluce. Le attribuiamo i lineamenti che i nostri occhi sono stati educati a vedere “dal vero” e che invece non le appartengono, non bastano cioè a configurarla, a darle un volto: erede del vero, non riconosce però nel vero il suo modello, nascosto oltre quella soglia. L’artista crede di essere “toccato” dalla bellezza, di avere il privilegio, o la condanna, di essere il solo a poter accedere a quella stanza, oltrepassare quella soglia.
L’arte e il teatro sono due facce della medesima ricerca: come possono supportarsi a vicenda nella propria visione?
Al di là di questa mia gradita esperienza con il Teatro Parenti e le mie collaborazioni passate a varie scenografie di prosa, opera e balletto, credo che arti visive e teatro debbano tener fede ognuna ai propri codici e ai propri enigmi, ciascuna nel proprio particolarissimo universo.
Le sue litografie saranno un importante supporto economico per il Franco Parenti, un bel modo per venire incontro alla necessità d’aiuto del mondo del teatro: vuole farne un modello di arti per le arti?
No, direi piuttosto un semplice espediente per sostenere il teatro con un’edizione grafica, una generosità convinta e spontanea dovuta al fatto che rinnova la mia costante attitudine all’arte grafica.
Giulia Giaume
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