L’origine degli Xenomorfi: l’estetica biomeccanica di H. R. Giger a dieci anni dalla morte

Ispirato al surrealismo di artisti come Salvador Dalí e Jean Cocteau, Giger ha plasmato l’estetica contorta e disturbante di queste creature che, con l’aiuto del leggendario effettista italiano Carlo Rambaldi, hanno segnato la cultura pop e l’immaginario fantascientifico

È uno dei mostri più terrificanti, spietati e iconici della cultura pop: il superpredatore, incarnazione dell’antagonista perfetto. Debutta nel 1979 in Alien, diretto da Ridley Scott, cult del genere horror-fantascientifico, e torna a far breccia nel cuore dei suoi fan nel più recente Alien: Romulus (2024), diretto da Fede Alvarez. Ovviamente, stiamo parlando dello Xenomorfo, perfetta incarnazione dell’orrore biologico e dell’alieno disturbante. Esploriamo insieme l’avvincente storia della sua creazione, che affonda le radici nella ricerca artistica del XX Secolo. Prima, però, vi lascio una breve introduzione alla creatura e alle sue peculiarità.

La scienza dietro l’orrore: chi sono gli Xenomorfi

Gli Xenomorfi prendono ispirazione da una specie di vespe parassita (Aleiodes indiscretus) e sono organismi eusociali, simili alle api, che operano per ruoli e caste. La loro forza risiede nel muoversi in colonie, al cui vertice troviamo delle regine. Nel franchise cinematografico di Alien, vediamo come questi esseri siano mossi da un unico e primordiale obiettivo: riprodursi per partenogenesi, generando cloni. In breve, utilizzano altri organismi come incubatrici e ne assorbono tracce di DNA, sempre prendendo spunto dalla vespa precedentemente citata e da alcune tipologie di funghi. Questa loro peculiarità ha reso possibile un finale sorprendente e inquietante nell’ultimo capitolo della saga Alien: Romulus

L’origine dell’incubo: la nascita degli Xenomorfi

Ma da dove trae origine l’oscuro immaginario degli Xenomorfi? Creature così contorte e complesse possono solo emergere dalle menti di outsider del mondo dell’arte e del cinema. Gli sceneggiatori horror Dan O’Bannon (1946-2009) e Ronald Shusett (1935) sono tra i principali contributori insieme al genio del macabro Hans Ruedi Giger (1940-2014). Dopo aver visto un’opera di Giger, O’Bannon affermò: “I suoi dipinti ebbero un profondo effetto su di me. Non avevo mai visto nulla di così orribile e meraviglioso allo stesso tempo. E così decisi di scrivere un copione su uno dei mostri di Giger”. Così, grazie alla collaborazione di diversi esperti del settore e alla brillante direzione cinematografica di Ridley Scott, nacque l’immaginario di Alien. Ma non finisce qui: nel processo di ideazione di uno dei mostri più iconici di sempre e della sua estetica complessa, collaborò sul set della celebre saga anche un talentuoso effettista italiano: Carlo Rambaldi (1925-2012). Rambaldi è stato un creativo straordinario, vincitore dell’Oscar per i migliori effetti speciali non solo per Alien (1979), insieme a Giger, ma anche per E.T. – L’extra-terrestre (1982). Si aggiudicò, inoltre, l’Oscar Special Achievement Award per gli effetti visivi di King Kong (1976). Insomma, una vera leggenda dell’universo fantascientifico a cui dobbiamo maggiore riconoscimento.

Hans Ruedi Giger: il padre degli Xenomorfi

La vera paternità degli Xenomorfi, come dicevamo, va attribuita a H. R. Giger (Coira, 1940 – Zurigo, 2014), artista svizzero che, ispirandosi in particolare alla corrente surrealista e ad alcuni suoi protagonisti come Salvador Dalì (1904-1989) e Jean Cocteau (1889-1963), esorcizzava i suoi demoni attraverso la creazione di opere d’arte oscure e dense di simbolismo, spesso di natura intricatamene erotica. Giger catturò l’attenzione di Salvador Dalí e della moglie Gala, che conobbe a Cadaqués, in Spagna, nel 1975. Dalí presentò Gala come una “specialista in mostri e incubi”, il cui aspetto esteriore contrastava in modo netto con il suo mondo interiore oscuro. Giger ne rimase profondamente affascinato. L’utilizzo dell’acrilico e della tecnica ad aerografo resero lo stile di Giger realistico e riconoscibile. Così realistico che la dogana olandese una volta scambiò i suoi dipinti per fotografie, trattenendoli fino a quando non ebbe la conferma che fossero realmente disegni. Giger, divertito, rispose: “Ma dove pensavano che avrei potuto fotografare i miei soggetti? All’inferno, forse?”.

Sigourney Weaver e lo xenomorpho, Alien, 1979
Sigourney Weaver e lo xenomorpho, Alien, 1979

L’impatto estetico dell’arte di H. R. Giger

Il suo approccio grafico, caratterizzato da un’estetica biomeccanica, ha avuto un impatto significativo su numerosi campi creativi, tra cui grafica, design e videogiochi. Le sue creature, un perfetto connubio di tecnologia, meccanica e carne, rasentano un’estetica cyberpunk e si integrano perfettamente con la scena musicale metal. Giger, da grande appassionato di musica, disegnò l’asta del microfono per Jonathan Davis, cantante dei Korn, band nu metal statunitense.

Il museo dedicato ad H. R. Giger 

Se siete curiosi di approfondire questo eccentrico artista, l’H. R. Giger Museum, situato nella località svizzera di Château St-Germain, offre un’esperienza immersiva totale nella distorta e stravagante visione di Giger. Qui è possibile ammirare opere, scenografie e oggetti di scena a tema Xenomorfo e rilassarsi al bar adiacente, sotto una volta composta da (finte) ossa, magari sorseggiando un drink. Giger e i suoi Xenomorfi hanno dato vita a un’intera corrente estetica che, nel corso degli anni, ha arricchito, nel corso degli anni, l’immaginario dark di una vasta fanbase globale. A dieci anni dalla scomparsa di questo genio del macabro, il suo lascito appare più vitale che mai, continuando a ispirare artisti, cinefili e appassionati di mostri (ma non solo) in tutto il mondo.

Giorgia Angelica Tambara

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