A Bergamo una grande mostra a Palazzo della Ragione per prendere coscienza del presente

Approfondire gli scenari, i cambiamenti e le trasformazioni del nostro tempo: questo è l'obiettivo del progetto espositivo bergamasco, che riunisce opere provenienti dalla collezione Agiverona di Giorgio e Anna Fasol

Cuore dell’antica Piazza Vecchia, a Bergamo, Palazzo della Ragione è stato per secoli il centro della giustizia cittadina. Oggi, tornando al centro della vita della città, ospita mostre che affrontano i grandi temi della contemporaneità: ne è esempio Testimone oculare, il progetto espositivo a cura di Stefano Raimondi e realizzato da The Blank Contemporary Art che riunisce un corpus di opere di grandi artisti internazionali provenienti dalla collezione Agiverona di Giorgio e Anna Fasol. La mostra, aperta fino al 12 gennaio 2025, è un invito al pubblico a esplorare gli scenari, i cambiamenti e le trasformazioni del nostro tempo.

L’emancipazione di oggetti e materiali nella mostra “Testimone Oculare” a Bergamo

Grazie a un processo di emancipazione e riabilitazione di oggetti e materiali, i lavori in mostra si fanno portavoce di un presente complesso e pieno di problematiche a cui porre rimedio. Vediamo 799 uova d’anatra, pianoforti mononota, sacchi di juta per il trasporto del cacao, piramidi di sale della Bolivia, luci votive in secchi di plastica, stoffe e pelli: tutti raccontano, trattengono e rimandano a storie di potere, identità, corpi, così come alla globalizzazione e alle questioni ambientali.

La mostra “Testimone Oculare” e Palazzo della Ragione a Bergamo

Il titolo Testimone Oculare è un richiamo diretto a una delle opere in mostra, il lavoro di Isabelle Cornaro (Aurillac, 1974) Paysage avec poussin et témoins oculaires VI: questo si basa su un dipinto di paesaggio classico dell’artista Nicolas Poussin, ricreato in forma tridimensionale utilizzando una serie di piedistalli e pareti di varie dimensioni dove sono esposti degli oggetti in disposizioni meticolose. Nel suo lavoro, Cornaro utilizza “oggetti trovati” che racchiudono un potenziale simbolico e un valore emotivo, rivelando i sottili cambiamenti di significato provocati dai processi di riproduzione e traduzione. La trasformazione dei materiali ha un ruolo centrale anche nell’installazione di Ibrahim Mahama (Tamale, 1987) che utilizza sacchi di juta originariamente usati per il trasporto di merci, assemblati insieme per esplorare i temi legati alla loro circolazione, alla migrazione, alla globalizzazione e agli scambi economici. L’opera di Berlinde De Bruyckere (Ghent, 1964) pone invece un focus sul corpo, evocato nella sua vulnerabilità e lacerazione. Eggs Curtain, di Georgina Starr (Leed, 1968), è invece una tenda composta da quasi 800 uova di anatra che rimanda agli antichi miti sulla creazione, reinventando l’identità femminile. L’opera ABCDEFG di Jacopo Mazzonelli (Trento, 1983), invece, riunisce sette pianoforti modificati nella loro struttura affinché ognuno possa suonare una sola nota. Julian Charrière (Morges, 1987) rende il pubblico testimone oculare di uno svuotamento fisico attraverso l’opera Future Fossil Spaces, mentre Nari Ward (St. Andrew, 1963) attraverso una serie di scale forma una Wishing Arena, una sorta di altissimo altare ricoperto da candele votive poste dentro a cestini dei rifiuti, collegate tra loro da una corda che funge da “telefono senza fili”.

I molteplici significati della materia nella mostra Testimoni Oculari a Bergamo

La materia, nel panorama dell’arte contemporanea, ha assunto un ruolo centrale non solo come mezzo, ma come portatrice di significati complessi e stratificati”, scrive il curatore Stefano Raimondi, nel suo testo critico di accompagnamento alla mostra. “La polisemia della materia, ovvero la capacità degli elementi materiali di cui è composta l’opera di evocare una molteplicità di interpretazioni, costituisce uno dei tratti distintivi della produzione artistica contemporanea.  Questo fenomeno è radicato in una prospettiva che vede l’oggetto non più come elemento statico, bensì come un punto di incontro tra memoria, storia e narrazione personale e collettiva. L’arte contemporanea si appropria di materiali spesso ordinari o residuali, elevandoli a strumenti di riflessione politica, filosofica ed economica”.

Valentina Muzi

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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