Alberi in cammino: a Milano la mostra dell’artista e poeta Dome Bulfaro

Dopo le mostre dedicate a Enrico Baj e Paul Klee la Fondazione Pasquinelli organizza un’importante rassegna dell’artista e poeta Dome Bulfaro, con opere curiosamente appese in basso sulle pareti, come fossero pensate per essere ammirate solo dai bambini

Ogni esperienza visionaria e psichedelica può essere descritta partendo da quattro fattori: l’aspetto mistico, ovvero la sensazione di essere uniti a qualcosa di superiore di cui tutto il creato fa parte, lo stupore estatico, il senso di perdita del dove e del quando, e infine l’ineffabilità, ovvero l’impossibilità di descrivere quanto provato. Sono le quattro categorie che compongono il questionario MEQ30 (Barrett et al, 2015), il quale si è posto l’obiettivo di schematizzare a fini statistici le visioni e le esperienze mistiche; uno strumento utilizzato principalmente nei recenti studi condotti sul potenziale della psilocibina in ambito medico. Ciò che ne emerge, se si prova a fare un sunto di ciò che accomuna i vari fenomeni allucinatori, è un generale senso di scioglimento dell’ego e un lasciarsi alle spalle sovrastrutture e discordanze accessorie. 

Chi è Dome Bulfaro

Il lavoro di Dome Bulfaro (Bordighera, 1971) presenta diverse analogie con questo universo semantico, dal momento che riesce a rivelare tramite immagini i legami invisibili tra le particelle di ciò che da sempre esiste, e chiudere fuori il mondo dei dettami superflui e dei “grandi”. La sua ultima mostra, che si chiama “Alberi in cammino – Nelle connessioni profonde tra pianta ed essere umano, arte ed ecopoesia”, sarà aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2025 alla Fondazione Pasquinelli di Milano e per certi versi non è una mostra per adulti, non appartiene al mondo del reale né dell’onirico ma piuttosto, appunto, della psichedelia. Sembra quasi essere concepita solo per le creature più visionarie che esistano, i bambini, sia per l’organizzazione dello spazio – alcune tele sono collocate talmente in basso da agevolarne la fruizione soprattutto a loro – sia per il candore dei significati. I bambini vengono posti al centro, pur trovandoci nel campo da adulti per eccellenza che è quello dell’arte, in quanto giardinieri di quello che Bulfaro definisce “giardino interiore”. 

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Arte e poesia secondo Dome Bulfaro

“L’arte e la poesia” aggiunge inoltre “sono strumenti che, intrinsecamente, per eccellenza, permettono all’essere umano di coltivare la propria sensibilità. Le Arti sono le giardiniere del sensibile”.  I bambini sono anche i destinatari dei laboratori didattici da lui ideati – sono più di 150 quelli già prenotati – che si svolgeranno per tutta la durata della mostra e che si concentrano sulle interazioni tra parole e immagini e sul lessico comune che intercorre tra l’umano e la natura.
Bulfaro è un nome noto e un pioniere nell’ambito delle arti contemporanee: ha infatti iniziato a fare poesia performativa nel 1989 anche se, aggiunge scherzando, “ancora non sapevo che si chiamasse così”. Raccoglieva allora l’eredità poetica delle sperimentazioni anni ’70 sulla poesia visiva, attingendo poi dalle esperienze internazionali del postmodernismo critico di Lello Voce, inserendosi in quella apertura e mescidanza della poesia alle altre arti, nonché ai vari nastri codici che attraversano la società postindustriale, attitudine propria delle neoavanguardie. 

Il Poetry Slam secondo Bulfaro

È uno dei tre fondatori della LIPS – Lega Italiana Poetry Slam e ha rappresentato la poesia italiana in Scozia (2009), Australia (2012), Brasile (2014), Argentina (2020/2021) e Germania (2022). È la carriera artistica di una persona che vive per fare arte e viceversa, durante la quale poesia e arti figurative sono state sempre interconnesse e vicendevolmente stimolate.
Negli ambienti della Fondazione sono esposte opere su carta e su tela realizzate appositamente per questa occasione: la sala principale ospita l’installazione Giardino interiore dei nove alberi, 9 grandi tele di 300×70 cm che raffigurano, come spiega Bulfaro “nove alberi sacri, guaritori, dal tronco celestiale e distinguibili dalle foglie, coltivatori di una visione olistica, interculturale, interreligiosa”.

La mostra di Dome Bulfaro

In questo giardino interiore convivono organismi unicellulari, piante, animali, all’interno di un processo di vita/morte esuberante (betulle), interconnesso (ginkgo), illuminante (fichi della bodhi) e colmo di grazia (aceri). Completano la mostra una trentina di disegni su carta che raffigurano Alberi dell’interessere, Piantumane, Alberi rovesciabili “sotto/sopra”… e il “Trittico degli alberi della vita”. I soggetti sono alberi ed esseri umani riletti in chiave fantastica, simbolica e spirituale, come fossero frutto appunto di una visione mistica, e sono realizzati con le ecoline (inchiostri dai colori molto brillanti), con tocchi di smalti ad acqua. Bulfaro, insomma, ha preso la realtà e ne ha amplificato i contorni e i colori, rendendoli più vividi e creando un’esperienza che, come ogni visione mistica che si rispetti, dev’essere vissuta in prima persona per la sua natura complessa, forse impossibile, da descrivere a parole. Una finestra sul reale che sa di favola, di allucinazione ma anche, indissolubilmente, di irrivelata verità.

Maria Oppo

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