A Milano due collezionisti e il loro spazio espositivo per raccontare la propria raccolta
Si chiama Spazio PAePA e nasce per volontà di Giuliano e Nunzia Papalini. Un progetto che, dal 2012, ospita mostre dedicate ai grandi nomi dell'arte contemporanea italiana, approfondendone le ricerche e l'aspetto umano
![A Milano due collezionisti e il loro spazio espositivo per raccontare la propria raccolta](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2024/12/spazio-paepa-1024x768.jpg)
Ci troviamo a Milano, in zona Fiera dove, in Via Alberto Mario 26/b, prende forma Spazio PAePA. Nato nel 2012, lo spazio espositivo ospita ciclicamente mostre dedicate ai grandi nomi dell’arte contemporanea italiana, sotto la direzione dei coniugi e collezionisti Giuliano e Nunzia Papalini. La programmazione si contraddistingue per la presenza di opere provenienti della collezione privata dei coniugi Papalini, con l’obiettivo di restituire al pubblico anche la storia e gli aneddoti che si celano dietro questa importante raccolta d’arte.
A dodici anni dalla mostra inaugurale che aveva visto protagonista Giuseppe Uncini (Fabriano, 1929 – Trevi, 2008) con Pensare con le mani, lo scultore italiano torna da Spazio PAePA il 4 dicembre 2024 con Solo quello che vedi – Opere autosignificanti, in collaborazione con l’Archivio Uncini.
La mostra di Giuseppe Uncini da Spazio PAePA a Milano
La mostra Solo quello che vedi – Opere autosignificanti raccoglie una selezione di lavori che ripercorrono le tappe più importanti della carriera dell’artista originario di Fabriano, riunendo opere provenienti dalla collezione Papalini e dalla galleria Dep Art Gallery di Milano. Nel percorso espositivo si passa dai Muri d’ombra alle Dimore, dalle Architetture agli Spaziocemento, rivelando l’abilità di Uncini di combinare elementi come il ferro e il cemento per realizzare opere che si collocano nello spazio con autonomia e forza espressiva.
![Giuseppe Uncini, Rilievo di ombra, 1986. Cemento e laminato legno 40x70 cm](https://www.artribune.com/wp-content/uploads/2024/12/giuseppe-uncini-rilievo-di-ombra-1986-cemento-e-laminato-legno-40x70-cm-680x1024.jpg)
Intervista a Giuliano Papalini
Come nasce Spazio PAePA?
Era il 2012 quando io e mia moglie Nunzia abbiamo deciso di aprire uno spazio espositivo che potesse ospitare le opere della nostra collezione. Non si tratta di uno spazio commerciale, ma di una realtà nata solo per la passione che nutriamo verso l’arte e nei confronti degli artisti che stimiamo (e abbiamo stimato), creando dei legami che andassero oltre la mera compravendita.
Qualche aneddoto particolare?
Per esempio con Giuseppe Uncini ricordo che passavamo intere giornate nel suo studio a Trevi, così come anche con Bonalumi che aiutavo a tirare le tele. Non solo, ci sono personaggi come Gianfranco Pardi che è stato il nostro testimone di nozze. Personaggi che hanno segnato la storia dell’arte italiana e che sono stati protagonisti anche della nostra vita, condividendo momenti importanti e riflessioni sulla loro ricerca.
Come è nata la collezione Papalini?
La nostra collezione è nata tanto tempo fa con la galleria di Stefano Fumagalli. Con lui abbiamo dato forma ad un corpus di opere importante che, oggi, si arricchisce grazie al lavoro di gallerie italiane contraddistinte da uno sguardo internazionale, come ad esempio la P420 di Bologna, dove ho di recente comprato un’opera di una giovane artista cinese.
Il futuro di Spazio PAePA a Milano
Come definirebbe le mostre in programma da Spazio PAePA?
Direi che sono mostre di approfondimento, e mi fa piacere ricordare che Giuseppe Uncini fu protagonista anche della mostra inaugurale di Spazio PAePA, nel settembre del 2012, con Pensare con le mani. La mostra esponeva per la prima volta al pubblico una decina di maquette di lavori successivamente realizzati in grande dimensione (di cui ricordo fosse molto geloso), nonché una serie di tecniche miste in ferro, cartone e cemento dal titolo Officine di Gorgia, realizzata nel 1996.
Per quando è prevista la prossima mostra e chi sarà protagonista?
La mostra di Giuseppe Uncini sarà visitabile sino al 10 febbraio 2025 e, in primavera, abbiamo deciso di dedicare il nuovo progetto espositivo a Gianfranco Pardi, con cui avevo un legame fraterno.
Valentina Muzi
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