Come impattano le nostre azioni sulla natura? Una mostra a Venezia prova a rispondere

Cosa accade quando l’uomo si ritira dagli spazi della natura che “consuma”? È questa la domanda guida a cui provano a rispondere gli artisti protagonisti di questa mostra che unisce arte, tecnologia e antropologia

Un crocevia tra arte, antropologia e tecnologia, che invita il visitatore a riflettere sul peso dell’esistenza umana e sulla complessa interconnessione con il mondo naturale. La mostra Human Gravity, allestita negli spazi di Marignana Arte, a Venezia, è il tentativo corale e polifonico di artisti del calibro di Quayola, Arthur Duff e dello studio multidisciplinare fuse* – tra gli altri – di osservare la natura da un punto di vista post-antropocentrico, esplorando le implicazioni dell’agency umana sul pianeta e sugli altri organismi viventi. 

Il tema della mostra “Human Gravity” da Marignana Arte a Venezia

Ma cosa accade quando l’umanità si ritira dagli spazi che consuma? Durante la pandemia del 2020, il temporaneo ritiro umano ha svelato la resilienza della natura, evidenziando quanto le nostre azioni influiscano sulle dinamiche ambientali e sulla convivenza con altre forme di vita. Questo tema, centrale nella mostra, è declinato attraverso linguaggi eterogenei, dai materiali organici e digitali alle tecniche fotografiche e pittoriche.

Arthur Duff, Quayola e Opiemme in mostra a Venezia

La selezione delle opere dimostra una varietà di approcci stilistici e teorici. Arthur Duff utilizza la luce per esplorare la trasformazione di materiali organici e inorganici. I suoi Fragments evocano un senso di connessione cosmica, alludendo all’origine comune tra umanità e universo. Quayola, con il suo Jardin, fonde natura e tecnologia in una reinterpretazione digitale del paesaggio (ispirandosi alle ninfee di Monet), interrogando il confine sempre più labile tra il “naturale” e l’artificiale.
Opiemme si muove invece su un terreno concettuale, denunciando la distruzione ecologica e le implicazioni etiche delle nostre scelte. Attraverso le mappe di Unconscious Segregation e l’uso dell’intelligenza artificiale in Artificial Genesis, il collettivo ridefinisce la creatività come un atto di collaborazione tra umano e non umano.

La natura e l’agency umana in mostra da Marignana Arte a Venezia

Yojiro Imasaka, invece, cattura paesaggi che sembrano provenire da un futuro post-apocalittico, dove la bellezza si mescola all’inquietudine per la fragilità del mondo naturale. Silvia Infranco porta l’attenzione sul tempo come agente di trasformazione, con opere che indagano la memoria della materia attraverso un’estetica intimamente legata ai cicli naturali. Infine, le opere di Alessandra Maio e Aldo Grazzi completano il quadro: Maio utilizza il vento come metafora di connessione con la terra, mentre Grazzi offre una visione che intreccia scultura e pittura per esaltare le dinamiche organiche e inorganiche dell’arte.

Un dialogo necessario: arte, natura e tecnologia

Human Gravity si distingue non solo per la qualità estetica delle opere, ma soprattutto per la sua capacità di catalizzare un dialogo interdisciplinare. La mostra ci invita a ripensare il nostro ruolo nel sistema ecologico globale, sfidando l’illusione della nostra superiorità rispetto alla natura, e lo fa anche attraverso l’uso, ormai imprescindibile, della tecnologia. Il coinvolgimento di media avanzati da parte di artisti come fuse* e Quayola, infatti, sottolinea quanto la dimensione digitale possa ampliare i confini dell’immaginazione artistica, ma anche quanto sia urgente ridefinire il nostro rapporto con il “virtuale” per non alienarsi ulteriormente dal mondo tangibile.

Laura Cocciolillo

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Laura Cocciolillo

Laura Cocciolillo

Laura Cocciolillo (Roma, 1997), consegue la laurea triennale in Studi Storico-Artistici presso la Sapienza di Roma. Si trasferisce poi a Venezia, dove consegue la laurea magistrale in Storia delle Arti, curriculum in Arte Contemporanea. Specializzata in arte e nuove tecnologie…

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