L’artista che dipinge con il petrolio: Jonathan Vivacqua in mostra a Roma

Combustibili fossili e materiali edili diventano arte grazie alla mente di Jonathan Vivacqua, che crea sculture titaniche e dipinti utilizzando materie inaspettate, tratte dal contesto urbano e produttivo

Impatto volumetrico ed espressività di taglio neo-brutalista. Un iper-contemporanea vocazione per un razionalismo intriso di forme archetipiche. È questa l’atmosfera – con sentori di petrolio – che si respira all’esposizione OIL VOID dell’artista Jonathan Vivacqua (Erba, 1986), allestita negli spazi di Contemporary Cluster a Roma.

L’introduzione alla mostra di Jonathan Vivacqua da Contemporary Cluster a Roma

La rassegna, a cura di Angelica Gatto, prepara la fruizione con alcune opere di assaggio, che annunciano l’iter espositivo. Due disegni preparatori ultra-geometrici e due quadri in cemento e ossido di ferro, appartenenti ad un ciclo che prosegue in mostra.

Materiali edili e combustibili fossili nella mostra di Vivacqua da Contemporary Cluster a Roma

Alla “descentio” al piano di sotto non si arriva, però, preparati. L’artista sembra assecondare una sorta di “logica del mirabilia” anaffettiva e del tutto scarnificata del suo retaggio storico-culturale. Agli occhi appaiono, o meglio, si impongono sculture e opere a muro di grande e grandissimo formato, realizzate attingendo al mondo delle costruzioni edili e della combustione fossile.
La vertiginosa scultura spiraliforme – un assemblage di profilati in acciaio – apre alla serie delle installazioni TURM OIL. Neri ed ermetici totem dalle sembianze di ingranaggi, fulmini, pettini… Vere e proprie Zweideutigkeit (anomalie strutturali), poiché l’ingente peso fisico che suggeriscono – piombate così nello spazio – è smentito da un inganno ottico. Si tratta in realtà di moduli leggerissimi, in polistirolo e resina. Adoro questo medium, ci gioco come a costruire dei lego enormi. Esprimo l’idea della catastrofe, ma vista dall’occhio divertito di un bambino” spiega l’artista, che guarda ai maestri del minimalismo americano: Michael Heizer, Richard Serra, Frank Stella, Carl Andre, Donald Judd. 

I “dipinti di petrolio” nella mostra di Jonathan Vivacqua a Roma

Lungo il percorso, emerge una sensibilità che porta in auge un rapporto critico con la realtà, un effetto choc, un nucleo esplosivo che rischia di restare non-letto se non lo si scandaglia nelle sue strabilianti fasi processuali. Utili anche per comprendere il ciclo STILLNESS: un ventaglio di quadri di tenebra con improvvise accensioni cromatiche. Paiono onici variegate, lucidi ebani dipinti, invece sono il risultato di colate di olio motore esausto, polveri di zinco e ferro, ossidi. “Quando inizio a lavorare non so neanch’io quale sarà il risultato, l’olio è indomabile, mi piace per questo” commenta Vivacqua. “Il petrolio e il polistirolo, poi, sono materiali molto inquinanti che continuano tuttavia ad essere prodotti. Si crea un contrasto solo apparente con l’eco-friendly. Le forme e i colori dei miei lavori riportano a corrispondenze con il mondo naturale”. 

L’opera di Jonathan Vivacqua nel panorama contemporaneo

Seducente e imprevedibile è l’opera di Jonathan Vivacqua, fine sublimazione dell’arte iper-urbana e del post-vandalism, con un occhio all’architettura che non passa inosservato. Lo stesso occhio proiettato in avanti che aveva l’architetto Adolf Loos (1870-1933), il quale, dopo aver lasciato la Secessione perché ritenuta superata, dichiarava: “l’evoluzione della civiltà corrisponde all’eliminazione dell’ornamento” e ancora “io scrivo solo per uomini che possiedono un moderno sentire. Per uomini che si struggono nella nostalgia del Rinascimento o del Rococò, io non scrivo”.

Francesca de Paolis

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Francesca de Paolis

Francesca de Paolis

Francesca de Paolis si è laureata in Filologia Moderna con indirizzo artistico all'Università La Sapienza di Roma proseguendo con un Corso di Formazione Avanzata sulla Curatela Museale e l'Organizzazione di Eventi presso l'Istituto Europeo di Design (IED). Ha insegnato Storia…

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