Sud Italia e magia nella mostra di Maria Grazia Carriero a Bari
Erbe medicinali e velenose, ex voto, rituali: il repertorio a cui attinge Maria Grazia Carriero per le sue opere in mostra allo spazio Microba di Bari è ricco ed estremamente immaginifico
Ogni pianta, anche quando questa è una herba mala, possiede una fisiologia propria, una struttura e un andamento specifico, una verticalità e una orizzontalità. Queste erbe spontanee, messe in scena da Maria Grazia Carriero (Gioia del Colle, 1980), sono fin dai tempi più antichi ritenute dall’uomo poco funzionali alla geografia e si sviluppano velocemente infestando e inghiottendo in sé le architetture abbandonate, divenendo così tutt’uno con lo spazio circostante.
La mostra di Maria Grazia Carriero a Bari
Attraverso una vera e propria catalogazione Carriero, difatti, enfatizza gli aspetti archetipici, controllando, circoscrivendo ed evidenziando i significati ed i significanti metaforici e simbolici delle malerbe che nel Sud Italia, nelle aree più interne e remote dove la Lucania e la Puglia si fondono, designano ed appartengono alla gente invidiosa, alle streghe e agli sciamani che conservano tutti i saperi oracolari, in un rapporto simbiotico e sotterraneo con la natura e il notturno: il caos dionisiaco.
La dimensione magica del Sud Italia nelle opere di Carriero
Quando le avversità e le imprevedibilità agiscono sulla storia dell’uomo, malattia e morte compresa, si richiedono soluzioni imminenti al divino e le porzioni di ex voto, sottoforma di anatomie, agiscono come norma, come soluzione per la grazia ricevuta: una controreplica a quell’incomprensibile e tenebroso malus che come erba arrampicante inghiotte l’uomo nell’oblio. Questi ex voto in ceramica realizzati dall’artista pugliese, segnano quel rapporto primordiale di scambio e di debito che si tramuta in un ringraziamento perpetuo, contraddistinguendo il sopravvento della natura sulla cultura, una forma di addomesticamento della morte.
Magia e antropologia, tra ieri e oggi
In questo contesto, fortemente antropologico, si innesta l’intera ricerca di Carriero, un lavoro incessante che dalle discipline demoetnoantropologiche si riverbera nell’universo dell’arte contemporanea, attraverso una riflessione profonda sulle ritualità più sotterranee ed alchemiche, una conoscenza e una consapevolezza della propria storia, del proprio territorio in un costante rapporto fra il bene e il male, dove le credenze rurali, si pongono oggi, nell’ipertecnologica società, come poetica del disequilibrio e della dissonanza.
Fabio Petrelli
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