Jasleen Kaur vince il Turner Prize 2024. Chi è l’artista che ripensa la tradizione e i miti concordati
Classe 1986, l’artista scozzese lavora sulla cultura materiale e sulla memoria sonora collettiva per proporre una riflessione sulla società contemporanea attraverso spettacolari installazioni. A lei la vittoria nel quarantesimo anniversario del prestigioso riconoscimento per l’arte inglese
Con il vincitore della scorsa edizione – nel 2023 il Turner Prize ha premiato il lavoro di Jesse Darling – Jasleen Kaur condivide la capacità di utilizzare oggetti comuni e combinare materiali diversi per rappresentare la realtà e le sue storture in forme creativa spettacolari. Una qualità che la giuria del più prestigioso riconoscimento del sistema dell’arte inglese, istituito nel 1984 e dedicato alla memoria del pittore britannico JMW Turner, ha dimostrato e dimostra di apprezzare.
La storia del Turner Prize nel Regno Unito
Il premio in denaro di 25mila sterline, insieme alla fama che il Turner Prize regala agli artisti che lo ricevono – ricordiamo, tra gli altri, Damien Hirst, Anish Kapoor, Gilbert & George, Wolfgang Tillmans, Rachel Whiteread, Lubaina Himid, in passato tutti insigniti del premio destinato ai più meritevoli artisti britannici o attivi sul suolo inglese, prima di affermarsi a livello internazionale – spetta infatti, quest’anno, proprio a Kaur, artista scozzese che nelle sue opere intreccia la sua biografia con la sfera spirituale e l’impegno politico.
Jasleen Kaur vince il Turner Prize 2024
Un’assegnazione attesa, secondo gli insider del premio, per l’artista classe 1986 nata a Pollokshields, che nel recente passato ha colpito nel segno con la mostra Alter Altar, presentata presso la galleria Tramway di Glasgow nel 2023. Una personale emblematica del suo metodo di lavoro, tra installazioni e sculture musicali e cinetiche in grado di evocare la cultura materiale e la memoria sonora collettive, per riflettere in modo critico sulla tradizione e i miti concordati. Con parte di questo progetto (compresa una vecchia Ford Escort rossa “vestita” da un gigante centrino fatto a mano), Jasleen Kaur si è presentata alla Tate Britain, insieme agli altri finalisti – Pio Abad, Claudette Johnson, Jasleen Kaur and Delaine Le Bas – che con lei hanno condiviso il privilegio di esporre nella collettiva organizzata ogni anno per dare risalto al premio. E la giuria presieduta dal direttore del museo Alex Farquharson e composta da Rosie Cooper, Direttrice del Wysing Arts Centre, dallo scrittore Ekow Eshun, da Sam Thorne, Direttore della Japan House London, e dalla curatrice Lydia Yee non ha disatteso le aspettative, elogiando la capacità di Kaur di “tenere insieme voci diverse combinando in modo inaspettato e giocoso diversi materiali”, tra foto di famiglia, campane di culto, riferimenti sonori a una pluralità di identità religiose.
Chi è Jasleen Kaur
Gli inizi di Kaur, alla Glasgow School of Art e poi al Royal College of Art di Londra, si muovono tra oreficeria, argenteria, e lavorazione dei metalli. Oggi vive e lavora a Londra e si concentra sulla memoria culturale stratificata negli oggetti e nei rituali di cui è impregnata la società, con l’obiettivo di “dare un senso a ciò che è nascosto“, per portare alla luce dinamiche che tendiamo a rimuovere, come l’impatto dell’imperialismo sulle narrazioni che abbiamo ereditato. Il suono riveste, in tal senso, un ruolo centrale nella sua ricerca tra iconografie personali, politiche, sociali e religiose.
Le installazioni dell’artista scozzese, insieme ai lavori degli altri finalisti, saranno in mostra alla Tate Britain fino al 16 febbraio 2025: in occasione del quarantesimo anniversario del Premio, l’evento è tornato a casa, dopo una serie di “episodi” itineranti tra i musei inglesi. Ma già nel 2025 si tornerà a viaggiare, e la mostra sarà allestita presso la Cartwright Hall di Bradford, Capitale della Cultura del Regno Unito nel 2025.
Livia Montagnoli
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