A Milano l’artista Anila Rubiku tra artigianato, narrazione e commento sociale: la mostra da Assab One
Partendo dal doppio significato della parola “endje”, in albanese sia tessere sia vagare, Rubiku intreccia l’atto fisico della tessitura con la natura libera del vagare ripercorrendo le sue esperienze passate e presenti
Ha realizzato un corpus di opere vasto e versatile, tutto incentrato attorno ai temi della sua esperienza di vita, Anila Rubiku (Durazzo, 1970) protagonista – fino al 24 gennaio 2025 – di Endje: Wander-Weaving presso lo spazio non profit Assab One a Milano. Qui, l’artista vaga e combina liberamente diverse pratiche, senza che queste la possano definire. Ma una su tutte conduce il motivo della mostra curata da Edi Muka: la tessitura, che nell’atto fisico si trasforma in un vero e proprio viaggio esplorativo.
La mostra di Anila Rubiku da Assab One: tessere e vagare
“Endje è una parola albanese che racchiude due significati: ‘intrecciare’ – il processo di intrecciare fili per creare un tessuto o dei motivi decorativi – e ‘vagare’ – l’atto di vagare fisicamente o mentalmente, senza una destinazione fissa. Questi concetti sono metaforicamente intrecciati: si può letteralmente ‘tessere un viaggio’ o ‘vagare con i pensieri’ mentre si tesse. Entrambe le azioni ispirano la creatività”, spiega Muka. Infatti, attraverso una varietà di mezzi (installazione, scultura, ricamo, incisione e pittura) e temi (come le relazioni di genere, la giustizia sociale e la percezione del tempo) Anila Rubiku ripercorre le sue esperienze passate e presenti.
La mostra di Anila Rubiku da Assab One: le opere
Negli spazi dello Studio 3 di Assab One Rubiku presenta Ain’t I a Woman?, con cui rende omaggio alle pioniere della libertà, mettendo in luce le lotte condivise dalle donne attraverso le generazioni insieme alla collaborazione con un gruppo di donne della comunità di Durazzo. Così, l’artista ha ricamato ben 150 fazzoletti con i loro nomi (il cui numero aumenta a ogni iterazione) per celebrarne il contributo spesso trascurato. Si ispira, invece, alle porte interne degli edifici residenziali milanesi The Inner Door, un’esplorazione tra forma, colore e texture. Le opere, un insieme di arazzi le cui trame fanno riecheggiare suoni e immagini, offre una meditazione poetica sul concetto di “casa”. Conclude il percorso espositivo Defiants’ Portraits #1-12, presentata nella Sala Roland, all’interno di quella che un tempo era la cabina di controllo delle macchine da stampa: “Realizzate insieme a un gruppo di detenute in un carcere di Tirana, le opere esposte vogliono essere un atto di denuncia per la mancanza di protezione e l’assenza di tutela legale nei confronti delle persone più vulnerabili”, conclude Muka.
Le novità di Assab One: la “quinta stagione” di Cimiano
Oltre a rinnovare i propri spazi, sono già infatti iniziati importanti lavori di ristrutturazione, Assab One tra febbraio e marzo 2025 chiamerà sotto la curatela di Davide Fabio Colaci venti importanti architetti a interrogare il quartiere di Cimiano (dove ha sede la non profit fondata da Elena Quarestani) e a rappresentare una “quinta stagione” del quartiere attraverso il disegno: “La Quinta Stagione è da intendersi come una dimensione ambientale, urbana e culturale che si aggiunge alle altre stagioni del quartiere, ossia quella agricola, industriale, residenziale e approdo di migranti…”, spiega Erica Massaccesi dall’istituzione.
Caterina Angelucci
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