A Ginevra l’artista Carol Bove invitata a curare una mostra con le opere del Musée d’art et Histoire
Dalle prime scoperte archeologiche nella regione alle opere d’arte contemporanea, l’esposizione esplora la collezione del museo ripercorrendo l’evoluzione degli oggetti di uso quotidiano e mettendo in discussione la definizione di spazio museale con un intervento inedito dell’artista internazionale
Quante volte avremmo voluto toccare dei manufatti archeologici custoditi in preziose teche di vetro? E quante volte ci saremmo voluti misurare con un diverso approccio all’usuale modo di fruire una mostra? Dal 31 gennaio al 22 giugno 2025 ce lo permette l’artista Carol Bove (Ginevra, 1971) per la prima volta in veste di curatrice de La Genevoise, presentata al MAH di Ginevra, il Musée d’art et Histoire.
L’artista Carol Bove diventa curatrice al MAH di Ginevra
L’esposizione, parte del programma XL Exhibition che prevede due volte l’anno l’invito di artisti contemporanei in qualità di curatori per interagire con la collezione del museo, ripercorre 15mila anni di storia ginevrina, dalle prime scoperte archeologiche nella regione alle opere d’arte del nostro millennio. Così, l’artista naturalizzata americana dall’essere protagonista con mostre personali in importanti istituzioni (dal Metropolitan di New York al Palais de Tokyo di Parigi) e in altrettante rassegne internazionali (come la 57esima Biennale d’Arte di Venezia, la Biennale del Whitney e documenta 13 a Kassel) interviene nello spazio proponendo un inedito approccio di fruizione museale, antropologico, creativo e interattivo.
L’artista Carol Bove e un nuovo modo di fruire l’esperienza museale
A guidare il racconto una struttura in metallo posizionata a terra che, come i binari di un treno, segue l’evolversi della storia. Questo dispositivo cronologico riproduce fedelmente dei facsimili a grandezza naturale degli oggetti esposti, da poter osservare da vicino e addirittura toccare. “In questo modo viene messo in discussione l’usuale iter di fruizione di una mostra, che sia d’arte antica o contemporanea. Sfidando i mezzi consolidati di percepire l’arte, Bove incoraggia gli spettatori a ripensare non solo la presentazione fisica dell’oggetto d’arte, ma anche la propria interazione con esso. L’esperienza sensoriale offre così un ruolo al visitatore, riconoscendone l’esistenza all’interno dello spazio”, spiega ad Artribune Samuel Gross, curatore in carica al MAH.
L’artista Carol Bove e la storia ginevrina
Ogni sala propone una diversa prospettiva sul passato artistico ginevrino e laddove la storia manca di testimonianze lo spazio rimane vuoto. Ad accompagnare il percorso numerose riproduzioni originali delle panchine realizzate per il MAH dal commediografo e regista francese Marc Camoletti (Ginevra, 1923 – Deauville, 2003), per l’occasione dipinte in modo da fondersi perfettamente con gli ambienti che le ospitano. Ogni sala è dedicata a temi specifici, approfonditi grazie a qr code che presentano i contributi di ricercatori, archeologi e antropologi, mentre a fare da cornice è la questione femminile nella storia. Tra una scultura in legno dell’80 a.C., i dipinti di Ferdinand Hodler e mobili di Joseph Hoffmann, La Genevoise si chiude con una scultura dell’artista Sylvie Fleury (Ginevra, 1961), un’auto distrutta dipinta con colori vivaci, che rappresenta la contemporaneità.
Caterina Angelucci
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati