10 anni senza Carol Rama. I suoi multipli vanno in mostra a Bologna

Alla Villa delle Rose, e dentro il programma di Art City, un'esposizione ripercorre tutti i grandi temi del mondo di Rama. Celebrandone la vita e la carriera a un decennio esatto dalla morte

Dieci anni dopo la sua morte, Bologna celebra la vita, e le ossessioni, di Carol Rama. La mostra CAROL RAMA. Unique Multiples, a cura di Elena Re, celebra l’artista torinese con un percorso espositivo site specific nella settecentesca Villa delle Rose, che si concentra sul corpus di multipli prodotto tra il 1993 e il 2005. Un’esperienza lunga e intensa, questa dei multipli, esplorando i quali l’artista ha ripercorso tutti i grandi temi della sua pratica artistica, dal commentario sociale all’interesse per i corpi.

Chi era Carol Rama

Nata a Torino il 17 aprile 1918 – anche se nelle biografie lo convertirà sempre il 16 o 18 -, Olga Carolina Rama crebbe in condizioni di agiatezza borghese; durante l’infanzia apprese i rudimenti della pittura e del disegno andando a posare per la vicina di casa e pittrice Gemma Vercelli. Dopo il cambiamento drastico di stile di vita, dato dal tracollo dell’azienda del padre, Olga crebbe e una volta finita la scuola dell’obbligo e cominciata l’Accademia la abbandonò, preferendo continuare come autodidatta. Dipingeva con frequenza personaggi, situazioni, oggetti che avevano un diretto riscontro nella sua vita, e le sue opere avevano spesso una esplicita connotazione sessuale. Attirò in questi anni l’attenzione di intellettuali coevi come Felice Casorati e la moglie Daphne Maugham (che la aiutò nella realizzazione di opere fatte con il tessuto), Paola Levi Montalcini, Italo Cremona e soprattutto Edoardo Sanguineti.
Aprendo le prime mostre già dagli Anni Quaranta (e partecipando alla Biennale veneziana e alla Quadriennale romana del ’48), Rama si associò al ramo torinese del Mac – Movimento Arte Concreta; il suo stile virò prima sull’Astrattismo e quindi sull’Informale, e lei strinse un legame con la galleria Bussola di Giuseppe Bertasso, fino agli Anni Settanta, e poi con Luciano Anselmino, che rappresentava, tra gli altri, Andy Warhol e Man Ray (di cui Rama divenne amica stretta). In tutte le sue evoluzioni, Rama mantenne una forte attenzione all’arte come strumento di auto-guarigione e di espressione personale: “Ho scoperto che dipingere mi liberava dal dolore, mi spingeva a fare cose che la società considerava trasgressione, e lì era il mio piacere”.
Al culmine delle numerose e prestigiose mostre, il balzo verso la notorietà avvenne nel 1985, con la prima grande mostra organizzata in spazio pubblico a cura di Lea Vergine al Sagrato del Duomo di Milano; nel 1989, in un’altra importante tappa nella sua carriera, il grande critico Paolo Fossati le curò una mostra al Circolo degli Artisti di Torino. Rama, che nel frattempo era tornata alla figurazione, ricevette negli Anni Novanta e Duemila moltissimi riconoscimenti: in primis una personale alla Biennale Arte del 1993 voluta da Achille Bonito Oliva, e poi, dieci anni dopo, il Leone d’oro alla carriera, raggiungendo verso la fine della vita (morirà nel 2015) la celebrità internazionale, con mostre dall’Europa all’America.

I multipli per Carol Rama

I multipli rientrano in questo caleidoscopio creativo e totalizzante dell’artista, che andava spesso a riproporre un medesimo soggetto in più modi, ora con un intervento pittorico realizzato a mano sul foglio stampato, ora accostandolo a un esemplare di prova, per coglierlo nella singolarità di ogni sua declinazione. Questa intensità, questo modo di vedere le varianti come pezzi singoli ha fatto sì che le opere prendessero il nome di “multipli unici”, testimoniando l’infinita libertà di Rama. Il percorso bolognese ricostruisce questa storia tra sapienza tecnica e dimensione poetica, sottolineando fattori solo apparentemente secondari della creazione di queste opere, come la grande complicità dell’artista con l’editore-stampatore Franco Masoero di Torino, che le lasciò la possibilità di esprimersi senza alcuna costrizione.

La mostra di Carol Rama a Bologna

La mostra, che rientra nel programma istituzionale di ART CITY Bologna in tandem con Arte Fiera, è prodotta nella villa (gestita dal MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna) nell’ambito di Fuorisede, incubatore di progetti di Jacobacci & Partners (curato dalla stessa Elena Re), e nasce da una precedente esperienza nella sede milanese dell’azienda. Negli spazi di Via Senato 8, era stata infatti aperta la collettiva MULTIPLI. Un viaggio nell’arte italiana che aveva come focus proprio l’arte moltiplicata, con uno spazio importante riservato a Carol Rama.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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