La scultura di Giacometti a confronto con l’arte contemporanea: tre mostre al Barbican di Londra

A partire dalla primavera 2025, il polo londinese ospiterà le opere dello scultore svizzero in arrivo dalla Fondazione Giacometti di Parigi. Opportunità per riflettere sulla fragilità umana nella rilettura di tre artiste contemporanee: Huma Bhabha, Mona Hatoum e Lynda Benglis

Sarà un anno nel segno di Alberto Giacometti (Borgonovo, 1901 – Coira, 1966) il 2025 del Barbican Centre di Londra. Dell’artista svizzero arriveranno nella capitale inglese alcune tra le sculture più celebri, presentate nell’inedito accostamento con i lavori di artiste contemporanee, che dall’opera di Giacometti si faranno ispirare.

Il Barbican Centre e Fondazione Giacometti insieme

A monte, c’è l’accordo di collaborazione stretto tra il polo culturale londinese ospitato nel tentacolare complesso brutalista progettato nel Dopoguerra degli architetti Chamberlin, Powell e Bon e la Fondazione Giacometti di Parigi, che porterà all’allestimento di tre grandi mostre a partire dal prossimo maggio. Il ciclo sarà inaugurato l’8 maggio 2025 dalla mostra di Huma Bhabha (fino al 10 agosto), cui seguirà il confronto tra lo scultore svizzero e Mona Hatoum (dal 4 settembre 2025); per chiudere, nel febbraio 2026, con il lavoro di Lynda Benglis.

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Alberto Giacometti holding Three Men Walking, 1940s. Archives Fondation Giacometti. Courtesy Succession Alberto Giacometti Adagp, Paris

Tre artiste contemporanee a confronto con l’opera di Alberto Giacometti

Ogni artista presenterà un mix di opere preesistenti e inedite per evidenziare connessioni inesplorate con l’opera di Giacometti, intavolando un dialogo intergenerazionale. Per questo le tre artiste hanno trascorso un periodo di studio presso la fondazione parigina – che possiede la più grande collezione al mondo di opere dell’artista, ed è prossima a inaugurare in Esplanade des Invalides un museo – selezionando personalmente le sculture da includere nella propria mostra. Ciascuna di loro ha lavorato su pezzi diversi, dunque ogni evento del ciclo darà ai visitatori l’opportunità di scoprire una parte in più del corpus di opere dello scultore, compresi lavori di grande fama come The Walking Man I(1960) e The Cage (1950).

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Alberto Giacometti, Walking Man I, 1960. Courtesy Succession Alberto Giacometti Adagp, Paris

Le mostre al Barbican Centre sulla fragilità dell’esistenza

L’obiettivo del progetto è quello di mettere in luce l’evoluzione della pratica artistica a confronto con il tema della fragilità umana e con questioni esistenziali che caratterizzavano tanto l’opera di Giacometti che il lavoro delle tre artiste coinvolte, interessate a esplorare l’orrore e la memoria, la morte e il trauma, l’erotismo e la vita domestica, come molteplici spigolature dell’esistenza. Giacometti condusse questa ricerca sperimentando sulla forma, con le sue figure allungate e precarie, in risposta al dolore e alla devastazione causati dalla Seconda Guerra Mondiale. Oggi, anche la scultrice pakistana Bhabha (Karachi, 1962; vive e lavora nell’Hudson Valley) esplora la figura umana, spesso smembrandola e riplasmandola in forme grottesche, attraverso l’utilizzo di svariati materiali, dal sughero al polistirolo, all’argilla. Hatoum, invece, riflette sui medesimi temi – dall’emarginazione alla spersonalizzazione dell’individuo nella società – mescolando performance e scultura, videoart e fotografia. Con il lavoro dell’americana Benglis (Louisiana, 1941) si esploreranno, infine, la sessualità e l’identità di genere, attraverso la sua pratica multiforme, che eredita gli inizi nell’epoca del Postminimalismo e adotta materiali tra i più disparati – dal gesso al poliuretano, alla cera d’api – e mezzi espressivi altrettanto variegati, performance e video sperimentali compresi.
Per l’occasione, il Barbican svelerà un nuovo spazio espositivo, ricavato negli ambienti della Barbican Brasserie, che chiuderà definitivamente battenti alla fine di gennaio 2025, per far posto alla realizzazione di un’area dinamica, utilizzabile in futuro per dare sfogo a una programmazione culturale sempre più articolata.

Livia Montagnoli

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