Cos’è il fascismo? Le performance di Fabio Mauri a New York su una questione più che mai aperta

Al Magazzino Italian Art di Cold Spring, alle porte di New York, la Giornata della Memoria del prossimo 27 gennaio è l’occasione per dedicare uno spazio alle performance sperimentali e dolorose di un artista che ha affrontato in profondità il tema delle ideologie 

Cos’è il fascismo? La domanda è quanto mai attuale anche oltreoceano, nell’America trumpiana che si ritrova a interrogarsi sugli effetti della deriva autoritaria del suo neopresidente. Supportato da un’ampia fascia di popolazione, Trump è il più fiero alfiere dell’individualismo americano, che alimenta col fervore di un populismo antipolitico (sul Foglio, una bella analisi del fascismo americano a firma di Alfonso Berardinelli, prima che si svolgessero le ultime presidenziali). E il saluto romano – o quello che è stato interpretato dai più come tale – sfoderato da Elon Musk sul palco della Capitol Arena in occasione della cerimonia di insediamento del 47esimo presidente degli Stati Uniti non ha fatto che accendere ulteriormente gli animi, sebbene il Ceo di SpaceX volesse inneggiare più al mito dell’Impero Romano (ugualmente inquietante nel sostegno all’affermazione di un “Cesare Rosso”), che al fascismo come lo conosciamo da questa parte del mondo.
Del resto il dibattito sul fascismo, riacceso dai segnali di un revival istituzionale nostalgico, tiene banco anche in Italia, e nell’Europa tutta.

Fabio Mauri, “Che cosa è il fascismo,” 1971. Performance, Stabilimenti Safa Palatino, Roma. Photo Marcella Galassi. Courtesy the Estate of Fabio Mauri and Hauser & Wirth
Fabio Mauri, “Che cosa è il fascismo,” 1971. Performance, Stabilimenti Safa Palatino, Roma. Photo Marcella Galassi. Courtesy the Estate of Fabio Mauri and Hauser & Wirth

Che cos’è il fascismo? La conferenza di Magazzino Italian Art per il Giorno della Memoria

Dunque è di grande interesse l’iniziativa promossa proprio oltreoceano da un’istituzione che però è fortemente legata alla cultura e all’arte italiana, il Magazzino Italian Art di Cold Spring, che si raggiunge risalendo il fiume Hudson da New York. Museo e centro di ricerca dedicato a promuovere negli Stati Uniti la conoscenza e l’apprezzamento pubblico dell’arte italiana del dopoguerra e contemporanea, nato grazie a Nancy Olnick e Giorgio Spanu, il Magazzino ha inaugurato nel 2017 nell’edificio progettato dall’architetto Miguel Quismondo all’interno di un ampio parco. Più di recente, nel 2023, il centro ha tenuto a battesimo il Germano Celant Research Center, e nel settembre dello stesso anno ha aperto al pubblico il secondo edificio, il Robert Olnick Pavilion, che ora mette a disposizione dei visitatori una sala polifunzionale concepita come auditorium, un bookshop e il bistrot Café Silvia, che propone piatti della cucina italiana.
In virtù di questa evoluzione, oggi Magazzino Italian Art associa allo spazio espositivo la promozione di numerose attività di ricerca e divulgazione su tematiche di interesse collettivo che prendono le mosse dal mondo dell’arte. E il prossimo 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria 2025, il centro presenterà la conferenza (disponibile anche in diretta streaming su Zoom e YouTube) Fabio Mauri: What is Fascism, dedicata alle performance che l’artista italiano propose negli Anni Settanta per alimentare il dibattito sull’Olocausto in Italia.

A cura della dottoressa Pieranna Cavalchini, Tom and Lisa Blumenthal Curator of Contemporary Art presso l’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, la conferenza è realizzata in collaborazione con il Centro Primo Levi di New York e grazie al coordinamento del Consolato Generale d’Italia. Ci si concentrerà, in particolar modo, sulle performance Che cos’è il fascismo ed Ebrea (1971), tra i primi esempi di arte contemporanea italiana impegnata ad affrontare il tema della persecuzione degli ebrei e l’eredità del nazi-fascismo, spingendo il pubblico a riflettere sul proprio ruolo di spettatore e testimone. La lezione affronterà l’attualità dell’opera di Mauri nel riflettere su questioni di memoria collettiva, ideologia, e sul ruolo dell’Italia durante l’Olocausto.  

L’arte di Fabio Mauri e le performance per riaffrontare il dolore della storia

Nato a Roma nel 1926, Fabio Mauri iniziò a farsi conoscere come artista nell’ambiente romano alla metà degli Anni Cinquanta (la prima personale alla Galleria Aureliana, nel ’55, fu presentata dell’amico Pier Paolo Pasolini, conosciuto durante gli anni trascorsi a Bologna). Precocemente attratto dal ruolo dello “schermo” come forma simbolica del mondo, farà della sua arte un impegno attivo a interpretare il mondo contemporaneo alla luce di quanto successo nella storia recente. E la dimensione della performance sarà per lui la più funzionale per evocare lo spazio della storia. Dalla guerra, Mauri era rimasto profondamente turbato, tanto da arrivare quasi al mutismo e a soffrire di gravi crisi psicotiche, che superò con sostegni psichiatrici, oltre che abbracciando una dimensione spirituale che lo accompagnerà per tutta la vita. Nel 1964, inizia a riflettere sulla specificità della cultura europea e la individua nell’ideologia: “Ho ripensato la mia biografia e ho pensato che avevo conosciuto una realtà storica forte, la guerra. Avevo rimosso come un grande incidente tutto questo dolore, l’ho riaffrontato”, spiega. 

Fabio Mauri, “Che cosa è il fascismo,” 1971. Performance, Stabilimenti Safa Palatino, Roma. Photo Marcella Galassi. Courtesy the Estate of Fabio Mauri and Hauser & Wirth
Fabio Mauri, “Che cosa è il fascismo,” 1971. Performance, Stabilimenti Safa Palatino, Roma. Photo Marcella Galassi. Courtesy the Estate of Fabio Mauri and Hauser & Wirth

Le performance di Fabio Mauri negli Anni Settanta

Nascono così le performance Che cosa è il fascismo (presentata per la prima volta agli Stabilimenti Safa Palatino di Roma nel 1971, poi replicata nel mondo, da Venezia a New York), Ebrea, Gran Serata Futurista 1909 – 1939, Oscuramento, che presentano atti di un passato non ancora smaltito, e per sempre intollerabile. Che cose è il fascismo, in particolare, è il ricordo della visita di Hitler a Firenze nel 1938: l’azione consiste nella ricostruzione dei Ludi Juveniles e si svolge su un tappeto rettangolare con il simbolo della svastica posto al centro, tra tribune nere suddivise per Corporazioni (Artisti, Agrari, Edili, Ingegneri), dove viene fatto sistemare un pubblico affine. Due piccole tribune recano la Stella di Davide, a significare una discriminazione razziale del tempo fascista, presentata in Italia come innocua e abituale. “Che cosa è il fascismo è un’azione complessa” spiegava all’epoca il testo introduttivo distribuito al pubblico della performance “Credo che si distingua dal gesto della tendenza della pittura indicata con questo nome, in parte volutamente preconcetto. O, se è uguale al gesto anche nella prefigurazione dei risultati, il mio marchio di composizione attiva abbraccia direttamente certi ritmi di teatralità, incorporandolo in un tutto articolato, la cui forma definitiva rimane sconosciuta. Avvicinarsi ad un’immagine complessa e potentemente espressiva con persone e cose, come semplici materiali, confidando nel significato concreto di un’ossessione mentale. Liberando questa immagine in una forma reale. Anche se solo per un’ora”.
Il senso critico, nella pratica artistica di Mauri, è l’unica àncora di salvezza per sopravvivere alle ideologie. E sul tema, l’artista – che nel 1968 è tra i fondatori della rivista Quindici – pubblica diversi scritti: il testo della performance Che cosa è il fascismo (1971, Edizioni Krachmalnicoff), i libri d’artista Linguaggio è guerra (1975, Marani Editore) e Manipolazione di cultura (1976, La Nuova Foglio). Scomparso nel 2009, a Roma il suo ultimo studio ne conserva l’eredità.

Livia Montagnoli

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