Le macerie della storia. Carloni & Franceschetti in mostra a Urbania

Con un intervento site specific al Palazzo Ducale di Urbania, il duo artistico Carloni & Franceschetti riflette sul tema delle macerie di ieri e di oggi. Un’installazione altamente simbolica e dotata di diversi livelli di lettura

Lungo il territorio urbinate sono ancora tangibili i vari segni delle committenze architettoniche dei Montefeltro, tra cui il Palazzo Ducale di Urbania. Nell’edificio oggi sorge un pregevole Museo Civico che in questi mesi ospita un intervento site specific del duo artistico Carloni & Franceschetti curato da Elisa Mossa con un intervento critico di Alessandra Maccari. 

La simbolica installazione di Carloni & Franceschetti a Urbania

La lingua dell’angelo (2024) è un’opera composta da una proiezione e un’installazione che nella loro unità aprono a tutta una serie di immaginari simbolici mettendo in dialogo storia e contemporaneità, aspetti dell’invisibile e materialità. Le immagini del video mostrano il mare burrascoso nella località marchigiana di Fiorenzuola di Focara, citata in una cantica dell’Inferno della Commedia dantesca proprio per il suo vento impetuoso; l’installazione ha invece come perno visivo il calco di una lingua di vitello sopra delle macerie sovrastate da una punta di piombo. Già nel titolo del lavoro vi è un rimando al pensiero del filosofo Walter Benjamin che nelle sue celebri considerazioni sul dipinto dell’Angelus Novus di Paul Klee espresse una allegoria della storia esemplificata in un passato che fatto di rovine e in una figura celeste spinta dalla tempesta verso il futuro. 

Le macerie del contemporaneo nell’opera di Carloni & Franceschetti

I visitatori dell’intervento sono sopraffatti da una sensazione quasi contraddittoria: da un lato un’opera che ha una valenza universalistica e atemporale, dall’altra i frammenti di materia che rimandano alle rovine del nostro tempo innescando delle allusioni ai conflitti odierni come quanto sta drammaticamente avvenendo in Medio Oriente a Gaza. Benjamin vedeva le macerie come elementi silenti, dove alla storia ufficiale – vista come incapace di fungere da monito e guida per il presente – è contrapposta la forza della memoria. 

Metamorfosi e speranza 

Nei vari livelli di lettura di questo lavoro, la lingua rimanda anche alle storie bibliche dell’Antico Testamento al tempo in cui il profeta Mosè ricevette da Dio le tavole della legge e il popolo di Israele creò un idolo alternativo, il vitello d’oro. Nell’installazione vediamo però un elemento in piombo a ricordare che nei principi alchemici è proprio da quel materiale povero che viene tratto il tanto agognato oro: in tal senso siamo di fronte a fattori contrastanti che mostrano come tutto sia sempre in perenne metamorfosi, dove passato a presente sono dialogici e anche dal caos della storia può instillarsi una nuova via per la civiltà. 

Carlo Sala

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Carlo Sala

Carlo Sala

Carlo Sala (Treviso, 1984), critico d'arte, curatore e docente al Master in Photography dell'Università IUAV di Venezia. È membro del comitato curatoriale della Fondazione Francesco Fabbri Onlus per cui si occupa della curatela scientifica del Premio Francesco Fabbri per le…

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