Ordine e caos nei dipinti di Michael Bauer in mostra a Roma

Nella pittura del tedesco Michael Bauer ci sono le avanguardie storiche, ma anche i romanzi di Jack Vance e un forte istinto processuale. La mostra alla nuova Galleria Federica Schiavo di Roma

La Galleria Federica Schiavo ritorna a Roma dopo una parentesi a Milano con Helmeted Towards Dawn, una mostra personale dell’artista Michael Bauer (Erkelenz, 1973). Il white cube si accende con la tavolozza satura del pittore tedesco, autore di opere sensibili ai linguaggi del XX Secolo. In mostra un nuovo corpus di lavori che rinunciano all’incursione di oggetti extrapittorici e si manifestano con l’uso esclusivo del colore, tra addizioni e sottrazioni, volontà e alea, tra controllo e caos.

Michael Bauer, Dawn-Man, Three Sisters And Yellow Moon (Lost), 2024, oil, acrylic, pastel on canvas, 152 × 182.5 × 5.5 cm, Foto © Giulia Pietroletti, Courtesy Michael Bauer e Federica Schiavo Gallery
Michael Bauer, Dawn-Man, Three Sisters And Yellow Moon (Lost), 2024, oil, acrylic, pastel on canvas, 152 × 182.5 × 5.5 cm, Foto © Giulia Pietroletti, Courtesy Michael Bauer e Federica Schiavo Gallery

La mostra di Michael Bauer a Roma

L’acuta ilarità di Alighiero Boetti ci ha insegnato a riconoscere l’ordine in un caos apparente, lo ricorda la figlia Agata ne Il gioco dell’arte. Con mio padre Alighiero (2016). Tant’è vero che, al calare del sole, le stelle che punteggiano disordinatamente il cielo, indecifrabili per tanti, appaiono minuziosamente ordinate alla vista di un astronomo. Al contrario, la pittura di Bauer sembra irrimediabilmente alla ricerca dell’insoluto. Un turbinio di pennellate e tratti di colore che non trovano risoluzione alcuna, si aggrovigliano in una fitta rete di segni: un tiro alla fune tra controllo e caos (spiega l’artista). Gli elementi riconoscibili che affiorano dalle ultime tele di Bauer, richiami antropomorfi e plausibili brani di realtà, si affastellano e si saldano a vorticose astrazioni. Più evidenti nei lavori precedenti, restano ancora leggibili i riferimenti alle avanguardiste esperienze del vecchio secolo. Lo suggeriscono l’uso espressionista del colore (saturo e spregiudicato in Futile cousine, green shorts and fanding sun, 2024), brevi apparizioni surrealiste e l’eco delle concitate astrazioni di Kandinsky (Composizione VII, 1913) che rivivono in Deflated husband, armpit of the universe and blue sun, 2024. 

La centralità dell’esperienza nella pittura dell’artista Michael Bauer

Il sapore nostalgico delle intuizioni novecentesche, che soffonde i dipinti di Bauer, tuttavia, non conferisce alla pittura dell’artista alcuna patina stantia. Caratterizzati da un certo vigore, i lavori in mostra pongono l’accento sul carattere processuale di cui risentono. L’artista svela, infatti, che a nutrire l’esecuzione è un inflessibile rituale. C’è una certa assonanza concettuale, dall’esito formale per nulla affine, alla maniera di intendere e di fare pittura dell’artista Maria Morganti. Lo racconta bene la mostra antologica, dedicata alla pittrice, di recente presentata alla GAM di Torino. Accomunati dalla centralità assegnata all’esperienza pittorica, il colore steso sul supporto è per Morganti come china che scorre sulle pagine di un diario, gesto che risponde a un’abituale ritualità. 

I riferimenti letterari di Michael Bauer

Così la pittura di Bauer viene scandita dalla lettura dei romanzi di Clark Ashton Smith, Samuel R. Delany e in particolare Jack Vance e il ciclo Dying Earth; nasce un’imprescindibile reciprocità, un’assidua pratica giornaliera: un’ora di lettura, per poi passare ai colori. Sulla tela prendono vita suggestioni e apparizioni visionarie scaturite dalle letture che, di fatto, non lasciano spazio a una narrazione, ma liberano il sentire dell’artista e giocano con il caso.

Gemma Gulisano

Libri consigliati:

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati