Come fuggire dalla quotidianità opprimente? Una mostra a Milano prova a spiegarlo

Installazioni sonore, sculture e performance animano gli spazi di Casa degli Artisti, invitando il pubblico ad astrarsi dalle pressioni della metropoli e abbandonarsi all'ignoto

Costretta in una soffocante paralisi morale, così si presentava nel primo Novecento la città di Dublino, dove si dispiegavano le vite di uomini e donne a cui James Joyce diede voce nel suo celebre Dubliners. Una raccolta di 15 storie che diventano la parabola della vita degli umani nelle sue tappe principali: infanzia, adolescenza, maturità, vecchiaia e morte. Vicende e personaggi del romanzo sono ancora molto attuali, nelle suggestioni della paralisi collettiva e dell’idea di fuga, intesa come conseguenza di una rinnovata consapevolezza; sensazioni che trovano terreno fertile anche nella nostra società contemporanea. A cercare di dare una risposta a questo malessere dilagante sono ora Friedrich Andreoni (Pesaro, 1995) e Roberto Casti (Iglesias, 1992) con Fernweh, il secondo atto dell’omonima mostra ospitata a Berlino nel novembre 2023 e che ora occupa gli spazi di Casa degli Artisti a Milano.

La mostra Fernweh a Casa degli Artisti a Milano

Installazioni sonore, sculture e performance indagano qui la necessità di raggiungere un luogo, materiale o immateriale, che consenta di astrarsi dalla frenesia e dal vuoto della quotidianità. Un rifugio dalle pressioni imposte dal contesto sociale della città dove potersi abbandonare. Da qui la scelta del titolo, fernweh, dal tedesco fern: “lontano” e weh: “nostalgia. Non direttamente traducibile in altre lingue, questo termine assume il significato di “vuoto che si prova nell’essere intrappolati nella quotidianità” e di conseguenza “nostalgia di un posto lontano” ideale o reale, conosciuto o da scoprire. Il progetto espositivo, a cura di Caterina Angelucci e Andrea Elia Zanini, è visitabile sino al 6 febbraio.

Friedrich Andreoni, Untitled, 2022, SAIC Galleries, Chicago, IL, United States. Photo courtesy of the artist
Friedrich Andreoni, Untitled, 2022, SAIC Galleries, Chicago, IL, United States. Photo courtesy of the artist

Il viaggio secondo Friedrich Andreoni in mostra a Casa degli Artisti a Milano

Per astrarsi è necessario mettersi in moto e viaggiare, azione che nell’opera di Andreoni prende forma in Ending Times, installazione sonora multi-canale, composta dalla successione di campioni audio degli ultimi cinque secondi di diverse colonne sonore cinematografiche. Si delinea così un ciclo ininterrotto di partenze, arrivi e ripartenze che invita il pubblico a perdersi in un non luogo. Ad aggiungersi all’opera sonora sono I’m ready, una ricetrasmittente radio, utilizzata dalle forze di sicurezza negli Stati Uniti, collocata a terra come abbandonata; e Untitled, tre fusioni in alluminio di piccole antenne chiamate in gergo “a pinna”, originariamente progettate per le automobili.

La spazialità del suono nei lavori di Roberto Casti in mostra a Casa degli Artisti

Roberto Casti continua invece la sua ricerca sulle connessioni marginali che legano l’interno e l’esterno portando avanti la serie Aleph iniziata durante il primo capitolo di Fernweha Berlino: l’artista ha collezionato registrazioni sue o appartenenti ad amici provenienti da città lontane tra loro, andando poi a modificarle e rallentarle fino a creare dei tappeti sonori ambient in cui ogni dato spaziale e temporale viene schermato. In stretta relazione con lo spazio di Casa degli Artisti, Casti propone una nuova versione dell’opera in collaborazione con Maya Aghniadis, musicista di origine Libanese con base ad Atene: questo nuovo lavoro funge da cassa di risonanza per una composizione realizzata rallentando alcune registrazioni effettuate in Libano. Della stessa serie fa parte anche l’installazione performativa Aleph (Milano-Berlino-Lisbona-Milano). A questa si sommano i lavori appartenenti alla serie ARIA, ovvero partiture caotiche realizzate attraverso una veloce traduzione in segno grafico del suono proveniente dall’esterno dello studio dell’artista.

 La mostra Fernweh a Milano. Parola al curatore Andrea Elia Zanini

Fernweh è quel desiderio che alle volte abbiamo di lasciare la nostra quotidianità per abbandonarci allo sconosciuto, che nella sua indefinitezza ci rasserena”, spiega il curatore Andrea Elia Zanini. “Una necessità che assume le molteplici forme della fuga che, figurata o reale, può essere risolutiva, ma anche tremendamente illusoria”.

Valentina Muzi

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Valentina Muzi

Valentina Muzi

Valentina Muzi (Roma, 1991) è diplomata in lingue presso il liceo G.V. Catullo, matura esperienze all’estero e si specializza in lingua francese e spagnola con corsi di approfondimento DELF e DELE. La passione per l’arte l’ha portata a iscriversi alla…

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