Edmondo Bacci e gli altri. A Milano una mostra racconta lo Spazialismo veneziano

Sulla scia di Lucio Fontana, pur differenziandosi, anche molti artisti veneziani hanno aderito allo Spazialismo. E oggi sono in mostra alla Galleria Gracis di Milano

Quando si parla di Spazialismo veneziano, i riferimenti espositivi spaziali sono soprattutto relativi al nord-est, dunque una mostra come quella proposta dalla Galleria Gracis di Milano, dedicata a Edmondo Bacci e ai suoi compagni di strada, è una rara occasione per entrare in quella raffinata avventura che ha avuto luogo negli Anni Cinquanta, anche se propaggini non sono mancate negli anni successivi.

La nascita dello Spazialismo

Tutto inizia con Lucio Fontana, con il suo argentino Manifiesto Blanco del 1946 e con l’esigenza di occuparsi delle dimensioni dello spazio e del tempo in pittura. Fontana, tornato in Italia, prosegue con i suoi manifesti e con la creazione degli ambienti spaziali a Milano, alla Galleria del Naviglio del veneziano Carlo Cardazzo. Il legame tra le due città è evidente. 

La mostra sullo Spazialismo veneziano a Milano

Nella mostra milanese, in collaborazione con la Galleria Reve Art di Bologna, sono 30 opere, oltre che di Bacci, di Mario Deluigi, Ennio Finzi, Virgilio Guidi, Gino Morandis, Luciano Gaspari, Bruna Gasparini, Saverio Rampin e Vinicio Vianello: alcune provenienti da prestigiose collezioni veneziane. Alcune delle opere proposte sono pezzi importanti, fondamentali per comprendere il senso di quel movimento per il quale la luce, le nuove scoperte scientifiche, le teorie di Einstein, sono determinanti. Mario Deluigi, del quale è in mostra, tra le altre, un’opera quadrata di grande fascino, nel marzo 1947 inaugura la sua personale alla Galleria del Naviglio. Vinicio Vianello frequenta assiduamente Milano. 

Edmondo Bacci e lo spazialismo veneziano, installation view at Galleria Gracis, Milano, 2024. Photo Fabio Mantegna
Edmondo Bacci e lo spazialismo veneziano, installation view at Galleria Gracis, Milano, 2024. Photo Fabio Mantegna

Chi erano gli spazialisti veneziani

Considerare realtà quegli spazi, quella visione della materia universale, di cui scienza, filosofia, arte, in sede di conoscenza e di intuizione hanno nutrito lo spirito dell’uomo”: sono le parole che troviamo nel Manifesto del 1951, dove compaiono per la prima volta le firme dei veneziani Anton Giulio Ambrosini, Mario Deluigi, Virgilio Guidi, Berto Morucchio e Vinicio Vianello, appunto. Nonostante i numerosi punti di vicinanza, parecchi sono anche quelli di diversità. Per gli spazialisti veneziani, il cui cammino si spinge ben oltre gli Anni Cinquanta, è fondante la libertà immaginativa individuale, che coinvolgerà nel movimento numerosi artisti che non ne hanno firmato i manifesti quali il giovanissimo Ennio Finzi, che troveremo a Padova con il gruppo Enne, Bruna Gasparini, Luciano Gaspari e Saverio Rampin. Enrico Crispolti, forse il più importante studioso italiano dello Spazialismo, ha sottolineato che mentre Fontana travalica la dimensione pittorica per andare oltre lo spazio della tela, gli artisti veneziani vi restano fedeli, prediligendo l’utilizzo della materia pittorica. Una chiave di lettura assai evidente nelle opere della mostra proposta da Gracis. 

Angela Madesani 


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Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

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