Le memorie del territorio dal terremoto a oggi in mostra al MAXXI L’Aquila

È il "Terreno" il protagonista del nuovo progetto che viene interpretato con installazioni musicali e opere di artisti, tra cui spiccano Bruno Munari e Nico Vascellari

La sede abruzzese del MAXXI inaugura Terreno — Tracce del disponibile quotidiano, una mostra in cui molteplici voci artistiche dialogano sul concetto di territorio. Il museo MAXXI L’Aquila, ospitato nel restaurato Palazzo Ardinghelli, invita a riflettere sul concetto di un quotidiano invisibile ma essenziale, attraverso un allestimento curato da Lisa Andreani

La voce della terra nella mostra “Terreno” al MAXXI L’Aquila

Le mura di Palazzo Ardinghelli custodiscono trecento anni di memoria della città dell’Aquila, testimoni silenziosi di una storia segnata dal devastante terremoto del 2009 e dalla successiva rinascita nel 2020. In quell’anno, il palazzo è stato restituito alla comunità, trasformandosi in un luogo d’incontro tra arte e cultura grazie al museo MAXXI L’Aquila, sede satellite del MAXXI Roma
Il passato, il presente e il futuro di questo spazio trovano una forma tangibile nell’installazione sonora Down-hole di Ramona Ponzini, le cui partiture seguono fedelmente il profilo geologico del territorio. È come se il terreno, un tempo responsabile delle ferite del palazzo, oggi risuonasse in armonia all’interno delle sue mura. In collaborazione con gli studenti del Conservatorio “Alfredo Casella”, Ponzini ha dato vita a un’opera che accoglie il visitatore con versi intriganti e onirici fin dall’ingresso alla mostra. La performance inaugurale si è sviluppata come un crescendo continuo in chiave noise-improv, culminando in una potente esplosione sonora che imita e celebra la forza primordiale della natura.

La stratificazione del terreno nella mostra al MAXXI L’Aquila

Terreno — Tracce del disponibile quotidiano richiama il concetto della poetica dell’ordinario elaborato da Gianni Celati. In questa prospettiva, il territorio si configura come un tessuto vivente, intriso di storie, immaginazione e memoria collettiva. La perdita di un rapporto autentico con il luogo, conseguenza di profonde perturbazioni, lascia una ferita aperta nel cuore della comunità, ed è proprio questa ferita che la mostra del MAXXI L’Aquila si propone di sanare.
Le stanze del palazzo, in tale cornice, si trasformano in un’arena di confronto, in cui le opere dialogano attivamente attorno ai temi del luogo, del territorio e del terreno, interrogandone la sostanza più profonda.
Con leggera ironia e sensibilità, le ombre concettuali delle opere si sfiorano in ogni ambiente, come Fiorellini di Nico Vascellari e Pratone di Giorgio Ceretti, Pietro Derossi e Riccardo Rossi. Nell’altro ambiente i Fossili dell’epoca elettronica di Bruno Munari entrano in dibattito con gli amuleti antichi, rivelando una sottile vibrazione di significati. 

TERRENO, installation view at MAXXI L'Aquila, 2024.
TERRENO, installation view at MAXXI L’Aquila, 2024.

La cultura come punto d’incontro al MAXXI L’Aquila

Il restauro di Palazzo Ardinghelli ha dato vita a uno spazio di scambio e incontro, diventando un punto di riferimento per la comunità aquilana. La Sala Voliera, che ha ospitato la performance sonora, si trasforma oggi in una raffinata cornice per lo sviluppo delle dinamiche sociali.
L’allestimento, ricco di spunti di riflessione tra arte, etnografia, scrittura e storia, supporta questa nuova vocazione del luogo, arricchendolo con una varietà di oggetti, libri, opere d’arte, documenti e fotografie storiche.
In contesti come L’Aquila, segnati da storie tanto avvincenti quanto traumatiche, un’istituzione del calibro del MAXXI assume un ruolo terapeutico. Con ogni nuovo progetto, il museo alimenta creatività e pensiero critico, contribuendo a rigenerare il tessuto culturale della città.

Valeria Radkevych

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Valeria Radkevych

Valeria Radkevych

Valeria Radkevych (1995, Lugansk, Ucraina) è una curatrice e ricercatrice indipendente. Ha conseguito una laurea magistrale in arti visive con doppio titolo, condiviso tra l'Università di Bologna e la Paris 1 – Panthéon Sorbonne. La sua ricerca, avviata con la…

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