A Milano l’artista Barbara De Vivi intreccia Cinquecento veneziano e immagini dei social

Nelle sue opere, la giovane artista Barbara De Vivi si interroga sul tema del doppio, con tanto di riferimenti alla pittura sacra rinascimentale e al mondo dei media di oggi. Le si possono vedere in mostra alla Galleria Poggiali

Doppi, ma anche tripli e quadrupli. Molteplici sono le stratificazioni e le riflessioni che si colgono nella prima mostra interamente dedicata alla giovane Barbara De Vivi (Venezia, 1992). Veneziana, cresciuta osservando la solennità manierista dei dipinti delle grandi chiese della Laguna, si direziona a una poetica che guarda all’antico, lo riutilizza e lo reinterpreta mescolandolo al contemporaneo. Le velature dei drappi rinascimentali di Mantegna si rivedono nelle sue trasparenze che fondono corpi da modella e paesaggio metropolitano. È questo quanto si coglie nelle opere presentate nella sede milanese della Galleria Poggiali, che invita il pubblico ad accostarsi a questa nuova artista promettente, ricca di spunti su cui riflettere.

Chi è l’artista: Barbara De Vivi  

Forte degli studi in Accademia a Venezia, lavora tra la Serenissima e Newcastle. Già così si apprezza la sua continua commistione di antico e moderno. Di riferimenti all’arte sacra e immagini da social network. Il risultato è qualcosa di familiare, parte del patrimonio culturale condiviso, ma si apre anche a nuove e molteplici interpretazioni personali. Per la scelta dei suoi soggetti, De Vivi si fa guidare dall’emozione, creando composizioni che si nutrono di esperienze personali e topos storicizzati. C’è del gotico, del sacro, del leggendario. Ma tutto passa per la quotidianità, stratificando le immagini sulla tela a pennellate sovrapposte. 

Barbara De Vivi, Controfigura, installation view at Galleria Poggiali, Milano, 2025. Photo Michele Alberto Sereni. Courtesy of the artist and Galleria Poggiali Milano
Barbara De Vivi, Controfigura, installation view at Galleria Poggiali, Milano, 2025. Photo Michele Alberto Sereni. Courtesy of the artist and Galleria Poggiali Milano

Il doppio nella storia dell’arte e nell’opera di Barbara De Vivi a Milano

Già si è detto come sia il doppio a fare da tema portante della mostra. Ambito affascinante, che trascende la psicologia e la filosofia, toccando anche arte e letteratura. Nel testo critico che accompagna la rassegna, Lorenzo Madaro cita Freud, e non dimentica di menzionare anche i “grandi doppi della storia”. Nella mitologia, Narciso, Castore e Polluce, Giano, Artemide ed Apollo; nella scrittura moderna parla di Wilde, Dostoevskij, Saramago e Calvino. E poi ci sono gli artisti del secolo scorso: Man Ray, PistolettoBoetti… e si potrebbe andare oltre. 
Se Barbara De Vivi non rinnega questi riferimenti, deriva le sue opere da un fatto biografico preciso: il processo creativo vissuto “a distanza” con sua sorella. Un dialogo per immagini, in cui l’artista le inviava fotografie di se stessa suggerendole come mettersi in posa. E lei, a sua volta, riproduceva lo scatto, quasi fosse uno specchio umano. A partire da tale scambio, sono nati molti dei dipinti in mostra, in cui si notano spesso coppie di figure femminili. Talvolta semplicemente accostate, altre volte sovrapposte in una fusione-riflesso ricca di fascino. 

La mostra Barbara De Vivi alla Galleria Poggiali di Milano

L’esposizione milanese si presenta suddivisa in due corpus ben distinti. Prima una schiera di piccole opere su carta, che interpretano la duplicità in modo ripetitivo, quasi ossessivo. Tanti riquadri in cui ricorrono giovani donne non troppo dissimili tra loro, intervallate da apparizioni mostruose e surreali. A dare risalto e unicità a ogni lavoro sono le tavolozze di colori, tutte diverse e spesso con gradazioni monocromatiche. Come se vi fossero stati applicati sopra dei filtri fotografici. 
Il gruppo più notevole è però il secondo. Quello in cui i doppi corpi sono sovrapposti a ulteriori immagini, in cui si distinguono edifici cittadini, mostriciattoli, crepe. O forse radici. Dal duplice si passa al molteplice, reso con una pittura stratificata e velata, che ricorda davvero i drappeggi delle tele venete del Cinquecento. L’effetto è incredibile: come se fossimo davanti a una vetrata aperta sulla città, su cui si riflette l’interno di una camera da letto affollata di presenze umane e non. 

Emma Sedini

Libri consigliati:

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Emma Sedini

Emma Sedini

Etrusca e milanese d'origine in parti uguali, vive e lavora tra Milano e Perugia. È laureata in economia e management per arte, cultura e comunicazione all'Università Bocconi, e lì frequenta tutt'ora il MS in Art Management. Nel frattempo, lavora in…

Scopri di più