L’Australia ritira l’artista Khaled Sabsabi dalla Biennale di Venezia 2026: la polemica
Al centro della questione Creative Australia, l’ente governativo che sovrintende le arti nel paese, da cui si sono dimessi la responsabile per le arti visive Mikala Tai e quella del programma Tahmina Maskinyar

Avrebbe dovuto rappresentare l’Australia alla 61esima Biennale d’Arte di Venezia l’artista australiano di origine libanese Khaled Sabsabi (Tripoli, 1965), che invece, insieme al suo curatore Michael Dagostino, è stato sollevato dall’incarico a causa di un’installazione video del 2007, You. Il motivo? Il lavoro, dal significato ambiguo, include immagini del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, considerato da diversi paesi un’organizzazione terroristica.
L’Australia ritira l’artista Khaled Sabsabi dalla Biennale di Venezia 2026
Così, Creative Australia, l’ente governativo che sovrintende le arti nel paese ha ricevuto importanti pressioni da parte dei media e degli esponenti politici, tra cui The Australian e Claire Chandler, Ministro Ombra per la Scienza e le Arti per il Partito Liberale. La lettura politica di You, donata al Museum of Contemporary Art di Sydney nel 2009, ha sollevato non poche critiche e il dubbio che non fosse il caso di farsi rappresentare da Sabsabi in occasione della prossima biennale, sebbene l’opera non fosse stata concepita come sostegno esplicito a Hezbollah.
La risposta di Khaled Sabsabi dopo l’esclusione
“L’arte non dovrebbe essere censurata. Gli artisti hanno il compito di riflettere il mondo che li circonda e il tempo in cui vivono. Ritirare la mia partecipazione sulla base di una lettura politica del mio lavoro è un errore che minaccia l’integrità della pratica artistica in Australia”, ha dichiarato Khaled Sabsabi per poi aggiungere: “Crediamo nella visione degli artisti per un futuro inclusivo che possa unirci per comunicare e far progredire la nostra umanità condivisa. Crediamo anche che, nonostante questa decisione, il mondo dell’arte australiano non si affievolirà e non rimarrà in silenzio. Il team artistico è ancora impegnato a presentare quest’opera su una piattaforma globale e cercherà il sostegno della comunità per far sì che ciò accada”.

La reazioni del mondo dell’arte dopo l’esclusione di Khaled Sabsabi
Come riporta il Guardian, la galleria che ha rappresentato l’artista per più di un decennio, la Milani Gallery di Brisbane, ha chiesto che Sabsabi fosse reintegrato nella manifestazione, mentre la Western Sydney Arts Alliance ha esatto delle scuse formali da parte di Creative Australia, chiamata anche a fornire piena trasparenza sul processo decisionale che ha portato all’esclusione di Khaled Sabsabi. E da Creative Australia non sono mancate risposte, tanto che la responsabile per le arti visive Mikala Tai e quella del programma Tahmina Maskinyar hanno dato le loro dimissioni in segno di protesta alla scelta dell’ente. A seguire, numerosi artisti e curatori hanno denunciato la decisione come un atto di censura politica che mina alla libera artistica: “Riteniamo che la revoca del sostegno agli attuali rappresentanti degli artisti e dei curatori australiani per la Biennale di Venezia 2026 sia antitetica rispetto alla buona volontà e alla dura indipendenza artistica, alla libertà di parola e al coraggio morale che sono alla base dell’arte in Australia, che svolge un ruolo cruciale nella nostra nazione prospera e democratica”, hanno scritto in una lettera indirizzata al consiglio di amministrazione di Creative Australia.
Il racconto del critico e curatore Eugenio Viola su Khaled Sabsabi
Nel dibattito internazionale si inserisce anche l’esperienza del critico e curatore italiano con sede a Bogotá Eugenio Viola (Napoli, 1975), che nel 2018, quando era senior curator al Perth Institute for Contemporary Arts (PICA), in Australia, organizzò la prima antologica nel paese di Khaled Sabsabi: “Anche allora mi sembrò strano che, nonostante fosse un artista con una solida carriera internazionale e la partecipazione a varie biennali (Sharjah, Kochi-Muziris, Adelaide, Sydney, Marrakech), non avesse avuto prima un riconoscimento istituzionale di questo tipo. Posso dire che il lavoro di Sabsabi è profondamente influenzato dal suo rapporto con il Sufismo, la parte più spirituale dell’Islam. Khaled, come me, crede che l’arte possa essere un potente mezzo di espressione della coesistenza e del rispetto di tutte le possibili differenze. Il suo lavoro offre una riflessione di questa possibilità in un momento di violenza su larga scala e spesso culturalmente motivata“, ha raccontato ad Artribune il capo curatore del Museo de Arte Moderno de Bogotá, spiegando che le stesse ragioni islamofobiche che non hanno permesso in passato un’antologica istituzionale di Sabsabi hanno anche probabilmente portato alla sua esclusione dal Padiglione Australia.
Caterina Angelucci
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati