Luogo, memoria e rappresentazione: la nuova mostra di Luca Vitone a Bologna

A Bologna un affascinante e storico laboratorio di restauro ospita la “riattivazione” di una delle ricerche più importanti dell’artista Luca Vitone. Le carte realizzate dall’artista a partire dal 1989 saranno oggetto di un intervento di restauro a carattere performativo

Geografia del potere, e potere della geografia. La pratica artistica di Luca Vitone è da sempre contesa tra questi due poli: da una parte l’indagine delle associazioni politiche e culturali che compongono uno spazio, dall’altra la “misurazione” del nostro sentimento di appartenenza verso di esso. La mostra in corso al LabOratorio degli Angeli di Bologna prende spunto da queste riflessioni, offrendo al pubblico una finestra su una delle ricerche più iconiche dell’artista genovese classe 1964.

Luca Vitone. Identificazione del luogo. Castello di Rivara, 1989, fotocopia su carta fotografica cm 40x30.jpg
Luca Vitone. Identificazione del luogo. Castello di Rivara, 1989, fotocopia su carta fotografica cm 40×30.jpg

La mostra di Luca Vitone a Bologna

Curata da Leonardo Regano nell’ambito del programma di ArtCity, e visitabile fino al prossimo 15 febbraio, Identificazione del luogo – questo il titolo della rassegna – presenta una serie di grandi fogli stampati su xerocopie. Concepite a partire dal 1989, le opere riproducono le cartografie delle sedi in cui vennero originariamente ospitate, innescando un dialogo nel quale passato e presente si intrecciano sfidando la percezione del visitatore.
Riattivate dopo decenni, in un contesto differente rispetto a quelli per cui vennero create, le grandi mappe sono qui accompagnate da una selezione di opere fotografiche che testimoniano le precedenti scelte allestitive, mettendo in scena un confronto stratificato tra memoria, spazio e rappresentazione.

Un allestimento elegante e “performativo”

Ma c’è di più. Quello pensato per il LabOratorio degli Angeli è un allestimento “in continua trasformazione, performativo”, dice Regano, necessariamente in simbiosi con l’anima e le attività che quotidianamente vengono svolte all’interno dell’ex oratorio, ora luogo votato al restauro di manufatti
Come pezzi di memoria che si oppongono all’oblio, le mappe catastali di Vitone sono qui esposte sui grandi tavoli da lavoro collocati al centro del salone principale, in attesa dell’intervento che le porterà̀ a ritrovare l’integrità̀ originaria: insomma durante la mostra i lavori vengono realmente restaurati dai professionisti del laboratorio. La storia delle carte viene così riattivata a trent’anni di distanza, dando vita a un’esperienza in progress che intreccia il processo creativo di Vitone con la stratificazione storica e le attività̀ dello spazio che momentaneamente accoglie i lavori.

L’intervista al curatore Leonardo Regano

Facciamo un passo indietro: quando e con quali finalità nasce l’idea di ospitare dei progetti site specific di artisti contemporanei negli spazi del Laboratorio degli Angeli?
La mia collaborazione con il LabOratorio degli Angeli inizia nel 2014 quando, assieme a Camilla Roversi Monaco, direttore tecnico del laboratorio di restauro, e Andrea Del Bianco, chimico restauratore e suo socio, mettiamo a punto un format di mostre unico nel suo genere che coniuga il mio interesse curatoriale per le pratiche site-specific alla loro attività di restauratori coinvolti nella ricerca sulle problematiche conservative e allestitive del contemporaneo.

Cosa aggiunge questa mostra al percorso progettuale intrapreso dal Laboratorio degli Angeli? In altre parole: cosa differenzia questa rassegna dalle altre?
L’intervento di Luca Vitone si sofferma sull’identità del LabOratorio degli Angeli quale luogo di lavoro, confrontandosi con l’attività di restauro che viene svolta ogni giorno al suo interno. Negli anni, abbiamo ospitato progetti che di volta in volta hanno indagato la storia del laboratorio, la sua architettura, gli stretti legami con la città di Bologna. Oggi vediamo per la prima volta in mostra i restauratori all’opera, mentre intervengono su una selezione di grandi carte di Luca Vitone, tratte tutte del ciclo ‘Identificazione del luogo’, che torna così a essere esposto al pubblico dopo più di trent’anni.

Quali sfide comporta, in ottica curatoriale, innescare sinergie narrative e allestimenti ad hoc in un luogo così peculiare come il Laboratorio?
All’inizio, i nostri erano eventi speciali che duravano una sola sera, presentati durante la notte bianca di ‘ArtCity’. Con il tempo, ci siamo strutturati in progetti di più lunga durata ma la sfida è sempre stata quella di confrontarsi con una pratica espositiva in un luogo di lavoro, che non può fermare la propria attività per molto tempo. C’è poi un altro aspetto, essenziale, che è quello relazionale. L’artista ospitato deve entrare in dialogo con il luogo ma anche, e soprattutto, con le persone che lo vivono nel quotidiano, i restauratori che si prendono cura del suo lavoro in ogni fase del progetto.

Alex Urso

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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