Il corpo senza filtri nelle fotografie di Giulia Bersani in mostra a Firenze
Gli scatti di Giulia Bersani alla galleria Rifugio Digitale esplorano il corpo in tutta la sua verità, senza paura del nudo o dell’imperfezione
Il corpo è una materia sensibile, una terra fertile, un paesaggio mutevole. Il nuovo ciclo di mostre appena inaugurato alla galleria Rifugio Digitale di Firenze è un’indagine sul corpo come elemento fondante dell’essere umano. Il Corpo che Abito, titolo di questo terzo ciclo espositivo dedicato alla fotografia contemporanea, a cura di Irene Alison e Paolo Cagnacci, inizia con la personale della fotografa Giulia Bersani: Pelle.
La pratica artistica di Giulia Bersani
Attraverso le pieghe della pelle e le sue cicatrici, la fotografa racconta corpi tutt’altro che rassicuranti, perché vivi, veri e in contrasto con quelli che siamo abituati a vedere, con immagini filtrate da canoni estetici e censurate dall’etichetta di ciò che viene considerato socialmente accettabile. Giulia Bersani (Milano, 1992), inizia a interessarsi alla fotografia come risposta ad una forte paura della morte e del tempo che passa. L’idea di immortalare la vita attraverso la macchina fotografica la rassicura. Nel corso degli anni lavora a diversi progetti personali sviluppando uno stile intimo caratterizzato dalla scelta di scattare solamente a pellicola. La popolarità di Bersani cresce su Instagram, un mezzo che la fotografa negli anni ha sfruttato per mostrare le proprie fotografie e comunicare con il proprio pubblico. “Il progetto è nato dalla pratica”, ha rilasciato la fotografa ad Artribune. “Avevo iniziato ad accumulare foto esplicite che non potevo postare sui social, ma bellissime. Mi è venuta voglia di buttarmi in quella direzione e di guardare in modo diretto quello che era vietato guardare, uscendo anche dalla mia zona di comfort e scegliendo di mostrare che non c’è nulla di vergognoso in un corpo nudo”.
Giulia Bersani e la fotografia di nudo
Le immagini in mostra verrebbero censurate online, e questo secondo la fotografa è uno degli aspetti più tossici dei social perché ci portano a vedere il nostro corpo nudo come qualcosa di pericoloso e di vergognoso, anziché qualcosa di naturale. Attraverso una fotografia senza filtri, Bersani racconta l’assoluta libertà con cui i corpi si manifestano e definiscono la misura e la forma del proprio posto nel mondo. La fisicità e la granulosità della fotografia analogica sono il medium per raccontare un progetto che vive di carne e di materia. “Sono affezionata al rituale di caricare la macchina fotografica con il rullino mentre parlo con i miei soggetti prima di iniziare a scattare. Fa parte di una lentezza che addolcisce il momento in cui si inizia a fare le foto. Il rullino mi obbliga anche a lasciare il controllo: non potendo vedere le foto subito sono obbligata a fidarmi del processo”, ha aggiunto la fotografa.
La fotografia sincera e senza filtri di Giulia Bersani
Capelli, smagliature, peli, cicatrici, graffi e la traccia invisibile degli indumenti che quotidianamente costringono e contengono la potenza e la bellezza imperfetta del corpo nudo: Bersani ci mostra tutti questi aspetti con una lente d’ingrandimento, mettendo allo scoperto il corpo come una materia politica, non solo connessa ai concetti di inclusività alla base del suo lavoro, ma anche ad un’epoca in cui il corpo e il sesso sono catalizzatori di tensioni ideologiche e religiose, di pudore e di erotismo, di libertà e di costrizione.
La mostra di Giulia Bersani a Firenze
La pelle diventa molto più di un involucro destinato ad incrinarsi e a mostrare le crepe del tempo, diventa anche una bandiera su cui incidere un nuovo inno alla libertà. Le immagini in mostra si contrappongono a una società sempre più asettica, che respinge l’idea di un corpo fatto di fluidi, sangue, saliva e sudore, un corpo veicolo delle passioni e linfa vitale. La fotografa mostra immagini che difficilmente vediamo apparire sul nostro feed Instagram, dove siamo spinti a condividere una finta intimità, fatta d’involucri vuoti e incorporei. Nelle fotografie di Bersani invece la pelle si riempie di una vitalità che sembra pronta ad esplodere, di un erotismo violento e di una vita che fuori esce, si trasforma, si strappa e si ricompone. La natura immersiva della mostra a Rifugio Digitale ci abbraccia e ci porta, non solo attraverso le immagini, ma anche grazie al sonoro, nella dimensione intima di questa fotografa. Il modo che questi corpi hanno di occupare senza mezzi termini il perimetro dell’inquadratura è un atto di resistenza di cui abbiamo bisogno.
Camilla Fatticcioni
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