Tre mostre a Bologna per approfondire l’arte di Oscar Piattella

Il maestro pesarese protagonista di un viaggio immersivo che, tra opere storiche e proiezioni scenografiche, che racconta la sua incessante ricerca tra gesto pittorico e costruzione architettonica

Se i muri potessero parlare, probabilmente racconterebbero di Oscar Piattella (Pesaro, 1932 -Urbino, 2023), protagonista a Bologna di un progetto articolato in tre mostre nell’ambito di ART CITY 2025. Non solo artista, Piattella, è stato un alchimista della materia e della luce; un custode della memoria che ha dato voce al substrato scabro del mondo, ai segni incisi dal tempo sulle superfici dell’esistenza. Otto opere di grande formato compongono la prima sezione della mostra Oscar Piattella. I Muri. Antologica a cura di Aldo Iori e Alberto Mazzacchera nella Cappella di Santa Maria dei Bulgari, presso la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna; che, insieme alle altre due sezioni: I segni del cosmo e Magnetismo architetturale, organizzate rispettivamente nella sede di PwC e la Galleria Stefano Forni, offrono una visione complessiva sulla ricerca biografica dell’artista. 

Oscar Piattella, Insieme ad occhi chiusi, 1968
Oscar Piattella, Insieme ad occhi chiusi, 1968

“Oscar Piattella. I Muri”

Nella prima sezione dell’esposizione, le opere del ciclo I Muri (1958-1986) dialogano con la scenografia luminosa del visual designer Paolo Buroni in un’esperienza che fonde la materialità delle superfici con l’immaterialità delle proiezioni. L’intervento digitale trasfigura le opere in un ambiente immersivo che evoca la poetica intima di Piattella: un fraseggio geometrico che si incunea tra le crepe della pittura informale e la solennità architettonica delle superfici della Cappella, portatrici di memoria.

Oscar Piattella, il muro in chiave estetica, concettuale e storica

Nel corso della sua carriera, Piattella ha indagato le potenzialità espressive del muro in chiave sia estetica che concettuale e storica. Dai Muri di Parigi, realizzati all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, fino al Muro di Berlino, le sue opere divengono eco del trauma della Storia e delle divisioni politiche e ideologiche. Nei suoi lavori il muro, oltre ad essere ostacolo, diventa una soglia tramite cui la luce si insinua e trasforma lo spazio pittorico in un palinsesto di memoria e visione.

La suggestione dell’Informale in Oscar Piattella

Nella sua incessante sperimentazione, Piattella si è confrontato con le suggestioni dell’Informale, con l’uso non convenzionale dei materiali alla maniera di Dubuffet, senza mai rinunciare a un rigoroso controllo compositivo. Laddove Burri lasciava che il fuoco consumasse la materia, Piattella dosava il calore per scolpire il colore, creando superfici di sconcertante profondità tattile e cromatica.
Yves Bonnefoy scriveva in merito alle sue opere di un “assoluto che trascina lo spirito nel non-visibile”, un’immersione totale in un universo di luce e riflessione interiore. Massimo Cacciari, a sua volta, sottolineava come nei suoi lavori “ciò che appare non è che il frantumarsi della Luce interiore”, segno di una ricerca che si spinge ben oltre la superficie del visibile.
Queste mostre consentono alle opere del maestro pesarese di suggerirci che, tra le fenditure del tempo e dello spazio, l’arte è ancora capace di aprire varchi, svelando nuove dimensioni della percezione e dell’essere.

Diana Cava

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