I musei lasciati senza direttore perdono la loro identità (come sta succedendo al MACRO di Roma)

Il mandato di Luca Lo Pinto, direttore uscente, è scaduto alla fine del 2024. E l’ultima mostra del suo ciclo si è appena conclusa, lasciando il polo romano per l’arte contemporanea sguarnito di qualsivoglia programmazione strutturata. Con la nomina per la nuova direzione artistica che tarda ad arrivare

L’ultimo atto del MACRO come l’abbiamo conosciuto sotto la direzione di Luca Lo Pinto è andato in scena lo scorso 16 febbraio, con la performance di Charlemagne Palestine che ha chiuso la mostra Post Scriptum. Un museo dimenticato a memoria. Ora per il museo romano gestito dall’azienda Palaexpo (e di proprietà comunale) dovrebbe aprirsi un nuovo capitolo, che però è ancora faticoso immaginare all’orizzonte. Ancora una volta, dunque, il polo per l’arte contemporanea di Via Nizza, che ha da poco superato i vent’anni di vita, si trova a fare i conti con quella precarietà gestionale che ne ha fiaccato l’identità sin dai suoi albori, indubbiamente frutto – allora come oggi – di una volontà politica: quella di procedere per cesure e cambi di rotta continui, anziché assicurare la continuità di cui necessita ogni progetto culturale di questo tipo.

Il futuro del MACRO dopo la fine del mandato di Luca Lo Pinto

Eppure, a partire dal 2020, e per cinque anni, Lo Pinto è riuscito nell’impresa di propiziare la rinascita del MACRO, facendone un museo sperimentale fondato sulle idee – il Museo per l’Immaginazione Preventiva – che ha messo in discussione i limiti e i confini dell’istituzione, ripensandone il rapporto con la città di Roma e proiettandola sulla scena internazionale. “Speriamo che tutto questo non sia vanificato anche perché lo sforzo è stato importante”, auspicava Lo Pinto lo scorso autunno, commentando la fine del suo mandato.
Il bando per selezionare il nuovo direttore artistico, a cui affidare un incarico di durata triennale, era stato pubblicato all’inizio di agosto 2024, con la richiesta ai candidati di presentare progetti fondati su accessibilità, sperimentazione e partecipazione. Le valutazioni di Palaexpo sono andate avanti nei mesi scorsi, e auspicabilmente avrebbero dovuto produrre un nome in tempo per il passaggio di consegne sancito dall’inizio del nuovo anno, o almeno entro il termine della mostra che ha concluso il ciclo Lo Pinto.

Post Scriptum, installation view at MACRO, Roma, 2024. Photo © Piercarlo Quecchia © Dsl studio
Post Scriptum, installation view at MACRO, Roma, 2024. Photo © Piercarlo Quecchia © Dsl studio

Il ritardo nella nomina per la direzione artistica del MACRO

La nomina ufficiale, invece, tarda ad arrivare, mentre si è provveduto a smantellare in fretta e furia il modello del Museo per l’Immaginazione Preventiva. In attesa di comunicazioni certe che possano indicare la strada per il futuro prossimo del MACRO, infatti, i pochi elementi a disposizione per recriminare sulla cattiva gestione della vicenda emergono dal sito web e dalle pagine social del museo. Online, la cesura con il recente passato si evince dalla nuova impostazione del portale che presenta la missione e le attività del Macro. L’identità visiva e l’impianto del sito web anticipano l’inizio di un nuovo capitolo, che aspetta ancora di essere riempito di contenuti, con le sezioni relative alle mostre e agli eventi “in aggiornamento”. E come potrebbe essere altrimenti, in mancanza di una direzione artistica designata? Poco prima del cambio d’abito, in realtà, il sito del museo aveva lasciato intuire la volontà di colmare questa vacanza con mostre e progetti cuscinetto, tra cui il Festival delle Accademie Straniere – solitamente avocato al Palazzo delle Esposizioni – e una mostra collettiva dedicata ad artisti cinesi. Proposte probabilmente distanti dall’identità del Macro, che infatti al momento non risultano più confermate su nessuna delle piattaforme online del museo.

Cosa succede al MACRO in attesa di una nuova programmazione?

Che in compenso, tramite un breve post, ringrazia il direttore uscente e comunica le intenzioni per il prossimo futuro: “Il MACRO continuerà ad accogliervi dal martedì alla domenica dalle ore 12 alle ore 19. Ringraziamo il direttore artistico Luca Lo Pinto e il suo team per questi 5 anni di immaginazione preventiva. Gli spazi restano aperti per chi cerca ispirazione, studio o semplicemente una pausa: libreria, aula studio, bar, ristorante (quest’ultimo di recente affidato a una nuova gestione, N.d.R.)”. “Quindi non ci saranno più mostre?”, si domanda un’utente condividendo la perplessità che sorge spontanea davanti all’omissione della funzione espositiva del museo.
E si torna così alla questione cruciale: quanto giova a un’istituzione culturale che spesso, in passato, ha faticato a trovare la sua strada, sperimentare l’ennesimo periodo di interregno tra la fine di un mandato – peraltro più che soddisfacente – e il pieno insediamento di una nuova direzione artistica? Di certo non sarà utile a chi dovrà assumere il ruolo con la consapevolezza di avere tempi contingentati per definire la programmazione futura. Né alla città, e al pubblico che negli ultimi cinque anni, sempre più numeroso, era tornato a frequentare il museo e a fruire delle sue attività.
Intanto urge l’ufficializzazione della nomina (dovrebbe essere questione di giorni). Poi sarà il momento di recuperare il tempo perso. Normale che di tanto in tanto si debba cambiare direzione, ma non dovrebbe essere così difficile farlo senza pericoli di vacatio che creano molti più danni e scorie di quel che sembra all’apparenza.

Livia Montagnoli

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