A Roma una mostra per giocare con la percezione e mettere in discussione la realtà

Tra subculture e fisica quantistica lo spazio Liminal Space presenta il progetto indipendente “The Lamp”, un'esperienza totale, ai limiti della percezione, che traccia una speculazione narrativa per andare oltre i confini della realtà

Quanto durano 10 minuti? Quant’è reale la vita che stiamo vivendo? Quante dimensioni esistono oltre quella percepita? E come si può esser certi che quella vissuta sia veramente la realtà e non una vana proiezione mentale? Queste sono solo alcune delle domande che sorgono visitando la mostra The Lamp presso Liminal Space, centro culturale indipendente fondato dal duo Liminal State, composto da Saverio Villirillo e Gregorio Comandini, e dedicato alle arti transmediali, nascosto come una vera backroom, in una traversa di via Libetta, storico quartiere notturno di Roma.

La mostra “The Lamp” da Liminal Space

La mostra, costruita come una speculative fiction, esplora lo spazio liminale, al limite tra cosciente e inconscio, tra finzione e realtà; coinvolgendo direttamente i visitatori che, durante il percorso, diventano attori, contribuendo con il loro passaggio all’attivazione del racconto.
Reale e immaginario si modellano reciprocamente in questo progetto ispirato ad una vicenda comparsa per la prima volta sul social network Reddit nel 2012, per poi diventare virale come The Lamp. La storia di un utente anonimo che, finito in coma dopo un trauma, narra del suo scioccante risveglio avvenuto dopo pochi giorni, percepiti nella sua mente come dieci anni di vita parallela. Anni bellissimi e appaganti, caratterizzati dal raggiungimento di obiettivi come: l’amore, la famiglia, il lavoro, impensabili nella vita reale. Persi poi improvvisamente, con il brusco ritorno alla realtà dovuto a un corto circuito mentale (un’illuminazione) provocato dalla luce di una lampada. Un risveglio ben più traumatico e doloroso dello shock iniziale, causa di depressione e infelicità. Perché risvegliarsi quando la vita parallela era molto più soddisfacente? In fondo, cos’è la verità e qual è il valore della realtà?

Parola a Valentina Tanni, ideatrice di “The Lamp” con Liminal State

Come spiega la studiosa di internet culture e culture digitali (e storica contributor di Artribune) Valentina Tanni, con cui Liminal State ha ideato e realizzato il progetto: “abbiamo elaborato una narrazione speculativa divisa in capitoli. Ogni opera è un capitolo che affronta il tema delle realtà parallele; la possibilità che esistano molteplici universi, che si possa passare da una timeline all’altra. Il percorso”, ha continuato l’esperta “comincia con il Trauma; primo capitolo in cui Borsos Lőrinc con Apparition II, ha ricreato la scena di un incidente stradale”. L’installazione – del duo che si definisce luogo in cui le convulsioni della contemporaneità convergono – risponde al suono con la luce in tempo reale ed è costituita dalla proiezione della strada e da un palo divelto con vetri e tracce della vettura al centro dell’ambiente che evocano lo schianto. A seconda di quello che succede sonoramente nella stanza, le condizioni dell’opera cambiano.

 Il tema della dissociazione…

Il Trauma, in quanto momento di frattura”, prosegue Valentina Tanni, “crea una dissociazione nella mente della persona, secondo capitolo del percorso, rappresentato con Reality Quest, installazione video multicanale, realizzata a sei mani da me e Liminal State. L’opera, si ispira agli sludge content, brevi video che girano su TikTok o YouTube, concepiti per chi ha una soglia dell’attenzione molto bassa e una forte incapacità a concentrarsi, per cui necessita di un’iper-stimolazione, data dalla convivenza sullo stesso schermo di contenuti diversi”. In questo caso, al centro c’è il video principale, ovvero Atalante di Jean Vigo, noto film degli Anni Trenta; mentre ai lati si trovano i contenuti tratti da TikTok, pensati per essere scrollati velocemente; tutti sul tema dell’uscita dalla realtà, della simulazione, del rapporto tra verità e finzione, tra sogno e veglia. “L’opera stessa”, osserva la studiosa, “insistendo sul concetto dell’iper-stimolazione della mente, costituisce un mezzo per uscire dalla realtà, creando quel senso di distacco rappresentato anche nei video selezionati”.

… e della nostalgia

“Il capitolo successivo” continua “riflette sulla Nostalgia con Backroom,del collettivo Blivet. Installazione ambientale composta da due stanze speculari, strutturalmente identiche; di cui una rappresenta un salotto anni Novanta, mentre l’altra ne è l’asettica proiezione mentale. Il salotto e lo spazio mentale sono collegati, per cui le cose che accadono nel primo producono effetti nel secondo”. I Blivet, gruppo di giovani artisti, appena laureati alla RUFA con i Liminal State, hanno compiuto un lavoro meticoloso di ricostruzione degli ambienti, creando una vera e propria capsula del tempo, in cui tutto è perfettamente funzionante. Così, da una parte c’è il salotto Anni Novanta, perfettamente ricostruito, dall’altra, uno spazio inquietante di un bianco abbacinante che, con i rumori in sottofondo, evoca l’ospedale. Qui, in versione scarnificata e straniante, trovano posto tutti gli oggetti del salotto. Così, il telefono si trasforma in una conchiglia; la lampada cede il passo a un casco per parrucchieri anni Novanta; la tv diventa un acquario che visto da vicino si rivela uno schermo che proietta in tempo reale ma in un’ottica alterata, gli accadimenti nella stanza adiacente. E la sensazione di straniamento, già alta per il fumo, le luci, gli odori, cresce al partire inaspettato di una serie di proiezioni tridimensionali che risucchiano i visitatori in un salto quantico, proiettandoli in un’ulteriore altra dimensione.

The Lamp, installation view at Liminal Space, Roma, 2025
The Lamp, installation view at Liminal Space, Roma, 2025

“The Lamp” un cortocircuito mentale alla scoperta di altre dimensioni

Perché alla fine la domanda è: qual è la realtà? Il salotto o lo spazio mentale? Ebbene, come suggeriscono anche gli ideatori del progetto, una risposta univoca non esiste. E l’unico modo per scoprirlo, ovvero per trovare una propria versione della verità, è andare fino in fondo e procedere alla scoperta dell’ultimo capitolo: il Risveglio. Tutto il piano terra di Liminal Space è dedicato all’installazione dei padroni di casa: Mindscape. Un’esperienza immersiva, catartica e totale, in cui le categorie di tempo e spazio deflagrano in un turbinio di luci e suoni, offrendo ai visitatori l’opportunità di esperire davvero un mondo parallelo. Un climax ascendente in cui le efficaci installazioni luminose e sonore conducono, chi si lascia andare, in una dimensione altra; uno stato meditativo in cui il pensiero inizia a viaggiare libero sulla scia delle suggestioni ricevute.
The Lamp, realizzato con le sole risorse di Liminal Space è un progetto di gran spessore da tutti i punti di vista: teorico, artistico e curatoriale. La mostra si distingue, infatti, per la capacità di fondere elementi della teoria quantistica e delle sub-culture digitali; per l’intelligenza di far convivere e dialogare artisti lontani per generazioni e background ma vicini per sensibilità e ricerca; per il riuscire a coinvolgere gli spettatori gradualmente attraverso un corpus di opere che li fa entrare nel concept del progetto in maniera totale ma naturale. Insomma, una mostra dal tenore così elevato da far sorgere un’ultima domanda: a che livello sarebbe potuta arrivare con altri fondi?

Ludovica Palmieri

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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