Sei anni di Simposio di Pittura. L’artista Luigi Presicce racconta la storia del progetto
Mentre a Milano è in corso la mostra alla Nashira Gallery, l’artista Luigi Presicce, fondatore della iniziativa che in tempi non sospetti ha cominciato a fare il punto sullo stato della pittura in Italia, ne racconta la storia, tra arte e vita

Esprimersi con semplicità non vuol dire non avere spessore, praticare la pittura oggi è anche segno di una libertà conquistata nei secoli.
Questo mi spinge a parlare di Louise Bonnet, una pittrice non italiana, come non lo sono Keith Boadwee, Nicole Eisenman, Dana Schutz o Josh Smith, ma che non posso fare a meno di ascoltare per capire che in Italia siamo solo pazzi a voler continuare. Nell’ultima esposizione personale Louise Bonnet parla di caduta e natura morta, questo il tema. Si ispira alle minuscole figurine in lontananza nel quadro di Pieter Brueghel il Vecchio Cacciatori nella neve (1565), che pattinando sul ghiaccio sono finite per terra.
La pittura tra l’Italia e l’America
Alle figure cadenti che dipinge in maniera fumettista, accosta dei piccoli fiori che richiamano alla natura morta, ma che non viene mai manifestata come genere pittorico, quanto più, come essenza di un ricordo che nella sua assenza diventa presenza. Lei lo spiega bene, é una pittrice, fa il suo lavoro, così come quando Dana Schutz parla di sfaccettature del colore o di perimetro del quadro e rottura di questo attraverso la scultura. Lo spiega bene, non ci ficca dentro Agamben, Kant, Lacan o Gombrich per avvalorare quello che gli viene naturale.
I miei studio visit negli Stati Uniti (Artists Alliance Inc. New York, 2018-2019) sono stati molto imbarazzanti per me. Cercavo di spiegare cose sofisticate, come Le Storie della Vera Croce (2012-2021), ma ai curatori e ai galleristi non gliene poteva importare di meno. Si fermavano all’oggetto, considerandolo bello o no, tutte le altre parole erano in più. Ogni tanto veniva qualcuno che ascoltava con piacere, ma erano storici dell’arte o italiani, come Cecilia Alemani.
Ci sta che il nostro patrimonio genetico-culturale ci imponga una certa pesantezza, ma come vediamo, le frontiere geografiche dell’arte non esistono più e altri popoli arrivano solo vestiti della loro pelle e raccontando le loro storie. Noi abbiamo considerato poco la nostra diversificazione antropologica, le nostre origini culturali basse e peggio di tutti, abbiamo sposato l’etica capitalista. I movimenti non attecchiscono più perché bisogna fare gruppo e questo crea disagio negli individui allenati ad essere predatori.
Landina e la Scuola di Santa Rosa
In tempi non sospetti Lorenza Boisi ha creato un luogo di incontro per pittori en plein air a Omegna (VB), si chiama “Landina” e va avanti dal 2013. Nel 2017 sulle rive dell’Arno a Firenze è nata la Scuola di Santa Rosa, creata da me e Francesco Lauretta, una libera scuola di disegno aperta a tutti che occupa abusivamente i bar della città, offrendo ogni martedì un luogo sicuro e gratuito dove incontrarsi.
Dopo la Scuola di Santa Rosa, sperimentata anche a New York per mesi con una grande frequentazione, si è palesata la possibilità di pensare un Simposio di pittura, su un modello di comunità storica come Monte Verità (Ascona) o Capri. A rendere tutto reale, l’acquisto di uno stabile nel 2015 a San Cesario di Lecce, che è diventata la Fondazione Lac o le Mon.
Come fondatore, insieme a Cesare Pietroiusti, Luigi Negro, Emilio Fantin e Giancarlo Norese, ho voluto pensare un mio seminario per la Summer school così é partito il primo Simposio di pittura (2018). A questo sono seguite altre cinque edizioni: 2019, 2021,2022, 2023 e 2024. Il primo Simposio fu un episodio pilota, ero entusiasta e chiamai tutti i pittori con i quali avrei voluto dare inizio a questa nuova esperienza.

La storia del Simposio di Pittura
Feci una lista di amici e di altri che mi piacevano, ma non avevo mai incontrato (in seguito scoprì che questo é un grande errore). Tanti accettarono, l’invito era a godersi una vacanza in una villa patronale della fine dell’800 in Salento. Alcuni mi risposero con entusiasmo, ma vivevano all’estero come Alessandro Pessoli o Patrizio Di Massimo, altri ancora mi dissero chiaramente che non riuscivano a fare nulla in mezzo agli altri o che non volevano fare la fine dei topi da laboratorio che si ammazzano a vicenda, ”gli artisti si odiano tutti tra di loro”, mi sentì dire. Qualcuno mi disse addirittura che aveva già una casa al mare quindi non gli serviva a nulla venire lì. Io invece tornavo da New York, ero stato a contatto con gente propositiva e rilassata e quando sentivo queste risposte, tipicamente italiane, mi veniva di mollare tutto e considerare il fatto che solo io riuscivo a vedere la bellezza nello stare insieme e la condivisione delle cose.
Il Simposio iniziò con una ventina di pittori. Era molto strano soprattutto nei primi giorni: arrivavano pieni di valige e sembrava che si stessero trasferendo lì per sempre.
Non avevo chiesto di dipingere o portarsi dietro attrezzatura, ma questo è quello che facevano tutti, arrivavano con colori, pennelli, tele sottobraccio, cavalletti da viaggio. Non c’era un programma, era una vacanza, tutti si svegliavano a orari diversi, Laura Perrone, che mi assisteva, aveva fatto una bacheca dove era necessario segnarsi per adempiere ai fabbisogni del viver comune: ogni colonna indicava chi dovesse fare la spesa, cucinare, lavare la cucina, i piatti, i bagni, le lenzuola…
L’atmosfera del Simposio di Pittura
Timidamente l’atmosfera estiva da gita in campagna ispirò qualcuno a tirare fuori i blocchi da disegno e iniziarono a ritrarsi a vicenda. Qualcuno passava le giornate al mare. Chi si conosceva già, aveva formato dei gruppi di svago, altri cominciavano ad aprirsi ai nuovi coinquilini. Si mangiava tutti insieme la sera, quello era il momento migliore per le chiacchiere, si stava intorno alla stella (opera di Calori & Maillard), il fuoco acceso era molto aggregante. Con le letture portfolio, i pittori, di generazioni differenti, iniziarono a conoscersi: i più giovani non sapevano chi fossero Salvino, Pontrelli, Campanini o Pusole. Sempre con timidezza qualcuno inforcò i pennelli e scattò la conquista quegli spazi della casa e dell’enorme giardino. Sembrava che tutti avessero trovato da fare per scandire quelle giornate assolate di luglio, si dipingeva. Una sera, un duo formato da Giovanni Copelli e Michele Tocca, aprirono una finestra che dava sul piazzale d’ingresso della casa e partirono con un djset. Da quella sera le notti furono movimentate. Anche l’alcool faceva la sua parte. Francesco Lauretta e Angelo Bellobono si svegliavano prestissimo e quasi sempre incrociavano chi ancora doveva andare a letto, Thomas Braida e Valerio Nicolai, che andavano a dormire vestiti di tutto punto (Valerio con gli occhiali sulla faccia, un giorno li spaccò in due).
La mostra da Rizzuto a Palermo
Il primo Simposio fu gradevole, Paola Angelini mi fece un bellissimo ritratto, io avevo preparato per tutti 33 domande che rivolgevo singolarmente a tutti i partecipanti in luoghi appartati della casa o del giardino. Un operatore (Carlo Mazzotta) filmava tutto. Nessuno poteva rivelare il contenuto di quelle domande agli altri che non erano ancora stati intervistati. Tutti erano sorpresi, qualcuno arrivava a commuoversi. Per me era un momento molto importante e intimo. Continuai a registrare anche nel secondo Simposio, poi smisi, era emotivamente provante. Nel cassetto è rimasto un materiale video eccezionale, chissà se verrà fuori.
Scadute le due settimane, tutti tornammo alle nostre case tra abbracci strettissimi e lacrime. Come di rado accade, questa vita insieme aveva lasciato segni indelebili dentro chiunque. Continuavamo a sentirci, a scambiarci fotografie e alla prima occasione organizzai una mostra con alcuni dei partecipanti da Rizzuto Gallery a Palermo.
La mostra si chiamava Forme uniche nella continuità dello spazio, (2019) proprio a sottolineare, attraverso il titolo (sbagliato) dell’opera di Boccioni, come siano di fatto le persone a creare uno spazio (di aggregazione) anche dove questo non c’è.
La cosa che celebrò con affetto smisurato la mia dedizione verso gli altri, fu la creazione di un catalogo in cui tutte le singole opere in mostra furono disegnate da me usando solo la matita. La mostra fu il la che fece sì che si realizzasse negli anni futuri (nella stessa galleria) Salon Palermo, curato da Antonio Grulli e Francesco De Grandi.
Sulle altre edizioni del Simposio avrei molti aneddoti, ma qualcosa vorrei restasse solo nei cuori dei partecipanti.
Il Simposio di Pittura negli anni a venire
Nel tempo mi sono fatto un’idea dettagliata sul carattere di ognuno ed é per questo che ora, anno dopo anno, il Simposio per tutti vuol dire famiglia. Se escludiamo l’anno in cui ci sono stati solo i bambini, i figli degli artisti (un’edizione straordinariamente bella), in quella casa é accaduto di tutto, sono nati amori, conflitti e amicizie salde da anni. La chat del gruppo è attiva ogni santo giorno, si scrive per segnalare una mostra, un passaggio da una città, un compleanno o semplici saluti che sfociano in un accorato coinvolgimento. Mettere insieme le persone, é una pratica, fa parte del mio “lavoro”, l’ho sempre fatto e per fortuna non sono l’unico.
Cercare lo scambio é una necessità, chi pensa esclusivamente alla propria carriera, non dico che sbaglia, ma si sta perdendo qualcosa. Poi c’è sempre chi vede in tutti gli sforzi che si fanno un desiderio di notorietà. Da fuori, tutto può apparire diverso, anche molto esclusivo per certi versi, ma se volessi arricchirmi o spingere la mia carriera, di certo non mi butterei a capofitto in situazioni dove ci rimetto sempre di tasca mia e l’unico desiderio resta solo quello di far stare bene gli altri. Non vi é niente di politico in tutto questo perché credo che nessuna bandiera si possa mettere in mezzo a quello che nasce tra gli esseri umani quando vivono esperienze condivise di sana bellezza.
La mostra sul Simposio di Pittura a Milano
Da poco ha inaugurato una mostra da Nashira Gallery a Milano (curata da me e Andreas Zampella) dal titolo “Intorno alla stella”, che racconta i sei anni del Simposio, compresi gli artisti in miniatura. Un’operazione semplice: esporre un quadro a testa. Non tutti hanno colto questa occasione, ci sono sempre pittori che non hanno quadri in studio (beati loro). Eravamo comunque 68 artisti. Sembrava di essere alle inaugurazioni di Brown, mi ha detto qualcuno, e in effetti tanta aggregazione spontanea non l’ho più vista da allora. Non è il numero di persone, ma la serenità sui volti di tutti a fare la differenza. Forse manca anche questo tipo di spirito in tanto affannarsi dell’arte italiana.
Luigi Presicce
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati