C’è un minestrone di scadente arte pubblica contemporanea ai piedi del Duomo di Firenze
A dir poco un pastrocchio. Una cacofonia di opere d'arte piazzate alla rinfusa nello spazio pubblico senza cura, senza dialogo, senza logica, senza rispetto né consapevolezza
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Di pasticci relativi all’arte pubblica ne abbiamo visti, criticati e raccontati fin troppi negli ultimi anni, ma con ogni probabilità questo può ambire al podio dei pastrocchi più imbarazzanti e surreali. Siamo a Firenze, in Piazza Duomo. Un luogo già perfetto di per sé che dovrebbe essere trattato con un certo riguardo: qui hanno lavorato i più grandi artisti, progettisti e architetti del mondo da Arnolfo di Cambio a Filippo Brunelleschi passando per Giotto, Lorenzo Ghiberti, Michelangelo e Donatello, solo per citarne alcuni. Questo significa che non si possono effettuare interventi di arte contemporanea in un ecosistema così strabiliante? No. Tutt’altro. Il coraggio di collocare opere di artisti viventi è il benvenuto, ma il livello deve necessariamente essere paragonabile ai giganti di cui sopra. E invece…
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Le sculture di Emanuele Giannelli sotto al Duomo di Firenze
E invece da qualche giorno sono comparsi giusto dietro all’area absidale della chiesa di Santa Maria del Fiore, sotto la cupola del Brunelleschi, accanto al Museo dell’Opera e di fronte all’ingresso della Presidenza della Regione Toscana due altissime “statue” firmate dall’artista Emanuele Giannelli. Giannelli è un artista nato a Roma all’inizio degli Anni ’60 e poi stabilitosi a Pietrasanta, non perdiamo tempo a commentare la ricerca e la produzione di Giannelli (ciascuno si potrà fare un’idea consultando il suo sito), ma osserviamo che in tanti anni di carriera non ha mai avuto una mostra in un grande museo internazionale, non ha mai avuto un importante critico d’arte internazionale che ha scritto di lui, non è presente in alcuna collezione d’arte privata o pubblica aggiornata e rilevante e non risultano pubblicazioni a lui dedicate su autorevoli riviste scientifiche e di settore. Insomma, Emanuele Giannelli non ha i titoli per stare nel luogo straordinario dove è stato messo per volontà della Regione Toscana. Non risulta in questa iniziativa inaugurata lo scorso 20 febbraio 2025 neppure un curatore o qualcuno che si sia preso una responsabilità scientifica di questa operazione decisamente inidonea. Che sia l’idea di qualche assessore? O, peggio, che sia la volontà diretta del presidente Giani? Sarebbe interessante capirlo e comprendere come si arriva a esiti simili senza che vi siano filtri, pesi e contrappesi. Senza insomma che nessuno alzi un dito e spieghi all’amministratore di turno che sta facendo un errore.
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L’allestimento delle opere di Giannelli dietro il Duomo di Firenze
E le sciocchezze non si limitano a un’erronea selezione sul nome dell’artista. C’è un tema anche, lasciateci dire, ‘museografico’ di esposizione e allestimento. Guardate le foto dei plinti su cui queste ‘sculture’ sono poste: da una parte c’è il nome dell’artista a tutta larghezza, poi la didascalia dell’opera, poi un codice QR, poi un adesivo con il logo dell’artista (proprio così, Emanuele Giannelli ha il suo logo!) e poi ancora una locandina e infine il brand della società che si occupata della comunicazione. Questo non è in nessun angolo del mondo il modo di esporre un’opera d’arte, tutt’al più è l’estetica volgarotta della tuta di un pilota di Formula Uno. Le due sculture che guardano verso l’alto con i visori non sono delle belle opere, ma anche se lo fossero state un allestimento simile le avrebbe umiliate.
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Non solo Giannelli a Firenze, anche Lodola
Ma le cialtronaggini in questo meraviglioso angolo di Firenze che dovrebbe essere lasciato in pace o affidato ad artisti di indiscussa carriera internazionale non finiscono mica qui. No. Sfogliate ancora le foto, avete visto quella macchia colorata accanto ai due dioscuri di Giannelli? Ebbene sì: è un’altra opera d’arte contemporanea piazzata pure lei di fronte a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Regione Toscana. Si tratta di una scultura luminosa di Marco Lodola: e anche qui qualche dubbio sul fatto che Lodola meriti di esporre di fronte al Duomo di Firenze c’è eccome, ma siamo comunque a un livello di carriera ben superiore rispetto a Giannelli. Si tratta dell’opera L’Attesa inaugurata in occasione della rassegna La Toscana delle Donne a novembre 2024. “L’opera pop luminosa, dalle forme stilizzate e dal gusto vintage” si legge sul sito della Regione Toscana responsabile anche di questo intervento “raffigura tre donne, un’anziana, una nel fiore dell’età e una bambina, che tra colore e luce esprimono un inno al futuro“. In un mondo normale o Lodola si arrabbia perché gli allestiscono ‘addosso’ due enormi sculture di Giannelli oppure Giannelli si arrabbia perché è costretto a collocare le sue installazioni vicino ad un’ingombrante opera luminescente di Lodola. Invece nel mondo fatato della Regione Toscana mecenate delle arti questi tre capolavori se ne stanno insieme allegramente in un minestrone di pressappochismo e mancanza di rispetto.
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Come si fa arte pubblica in maniera seria?
Cari amici della Regione Toscana, fateci sapere quando smontate tutto. Magari anticipando la data rispetto a quella prevista di maggio. E per la prossima volta, se siete autenticamente interessati a collocare arte contemporanea nello spazio pubblico procedete come segue: selezionate un curatore dall’eccellente curriculum, se possibile lo affiancate da un comitato scientifico autorevole, pubblicate un bando di evidenza pubblica o vi fate preparare dal curatore una seria short list di artisti di prim’ordine, reperite il budget per la realizzazione (ché gli artisti che si pagano da soli l’installazione sono quasi sempre scarsi e commerciali) e infine consentite al curatore di allestire le opere come si deve. Questo atteggiamento distingue una committenza da una bracconata. Prima di allora sarà meglio evitare di transitare alle spalle del Duomo e cambieremo strada. Ma senza passare da San Lorenzo: le opere di Giannelli sono anche lì e anche lì gettano gli occhi al cielo. E noi con loro.
Massimiliano Tonelli
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