Sussurrare piccole rivelazioni. A Roma un artista trasforma la natura in un codice pittorico
Una pittura radicata nel linguaggio classico ma libera da schemi, formalismi e vincoli, per sviluppare un alfabeto visivo in cui le pennellate si traducono in memorie intime ma involontarie

“È una mostra che idealmente andrebbe vista da soli”, afferma Marco Eusepi: da qui la scelta di abbassare leggermente le luci della galleria per creare una dimensione intima, instaurando una atmosfera contemplativa, in cui lo spettatore possa ricevere “piccole rivelazioni”. L’artista – alla sua prima personale da ADA Project – propone una narrazione metalinguistica, in cui protagonista è la materia stessa della pittura. L’allestimento della mostra, a cura di Pier Paolo Pancotto, crea un contrappunto tra contrasto e assonanza, pieni e vuoti, dinamismo e staticità, dimensioni estese e dimensioni ridotte.
Marco Eusepi (Anzio, 1991) incarna una ricerca pittorica che trasfigura il quotidiano in metafora universale, fondendo suggestioni provenienti dalla tradizione pittorica italiana e dalla contemplazione della natura. La sua pratica, radicata nel linguaggio classico della pittura, si distingue per un equilibrio tra controllo formale e gesto impulsivo, tra figurazione e astrazione, in cui foglie, fiori e giardini diventano simboli di un’indagine esistenziale.
L’alfabeto pittorico di Marco Eusepi da ADA Project
La scelta della pittura non è per Eusepi il risultato di una decisione razionale, ma l’esito di un’urgenza interiore. Formatosi all’Istituto d’Arte e all’Accademia di Belle Arti di Roma, ha sviluppato un alfabeto visivo unico, dove pennellate dense o liquide, segni rapidi o esitanti, traducono “memorie involontarie” – frammenti biografici, sensazioni fugaci – in immagini sospese tra concretezza ed evanescenza.
Il linguaggio di Marco Eusepi, che fonde il gesto libero e la sobrietà cromatica, rifiuta codici precisi, trasformandosi in un diario visivo dove il personale diventa universale. Forme familiari, reminiscenze di paesaggi campestri e soggetti floreali, sfuggono alla rappresentazione letterale, diventando emblemi di un’esistenza effimera.







A Roma Marco Eusepi trasforma la natura in un codice pittorico
Il vero nucleo della sua pratica risiede nella trasformazione della natura in un codice pittorico. Foglie e paesaggi non sono mere riproduzioni, ma strumenti per esplorare stratificazioni emotive. Questa sintassi, coltivata fin dai viaggi in treno tra Anzio – sua città natale – e Roma, dove il paesaggio si tramutava in forme vegetali, riflette una “rara capacità di riflessione” paragonabile a quella di un romanziere. Le sue opere, come pagine di un’autobiografia ininterrotta, catturano attimi di meraviglia o malinconia, resistendo alla banalità del contingente.
La pittura di Marco Eusepi: un invito a rallentare
La pittura di Eusepi non è solo esercizio estetico, ma invito a rallentare, a contemplare il silenzio che abita le immagini. In un’epoca di sovraesposizione, il suo lavoro ricorda che l’arte richiede cura e pazienza per fiorire – un atto di resistenza poetica in un mondo effimero.
Marco Eusepi sa guardare alla tradizione senza nostalgie, trasformandola in linguaggio vivo. La sua opera, sospesa tra memoria e presente, provincia e metropoli, invita a riconoscere la bellezza nel transitorio, affidando alla pittura il compito di custodire ciò che il tempo cancella. In questo, risiede la sua eredità più profonda: un’arte che, radicata nell’umano, sfida l’oblio.
Luca Vona
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