Morto l’artista scozzese Jack Vettriano. Proprio in questi giorni una sua mostra a Bologna

L’artista scozzese, celebre per l’opera record “Il maggiordomo cantante” venduta all’asta da Sotheby’s per oltre 750mila sterline, è morto all’età di 73 anni. I suoi maggiori capolavori sono ora in mostra a Palazzo Barberini

Jack Vettriano – artista scozzese celebre per le sue opere a metà tra cinema noir e atmosfere alla Hopper – ci ha lasciato sabato scorso, 1 marzo 2025, nel suo appartamento di Nizza. Morto all’età di 73 anni, lascia come sua prima diretta eredità la mostra attualmente in corso a Bologna, a Palazzo Pallavicini. Si tratta della sua prima assoluta in Italia, con un percorso di più di 70 opere e gli scatti nel suo studio eseguiti da Francesco Guidicini – ritrattista ufficiale del Sunday Times le cui opere sono presenti alla National Portrait Gallery di Londra – il progetto espositivo restituisce una completa visione della sua produzione.  

Chi è Jack Vettriano

Jack Vettriano nasce a Fife, in Scozia, nel 1951 da una famiglia di origine italiana. Dopo aver abbandonato la scuola a 15 anni per diventare assistente minerario, la svolta, nella sua vita, giunge al suo ventunesimo compleanno, quando una ragazza gli dona una scatola di colori ad acquerello. È allora che inizia a dipingere come autodidatta durante il tempo libero. Da quel momento inizia a copiare incessantemente gli antichi maestri, i dipinti impressionisti, le opere dei surrealisti e degli artisti scozzesi. Realizza le sue prime tele e le firma con il nome di famiglia, Hoggan. Prima di trasferirsi da Kirkcaldy a Edimburgo, cessa di utilizzare questo pseudonimo, passando all’utilizzo del cognome da nubile della madre. Quindici anni più tardi riesce a esporre in un ambiente artistico professionale e durante la sua mostra d’esordio, entrambi i suoi dipinti presentati sono venduti, dando inizio alla sua carriera. I suoi quadri ricordano il genere noir, spesso con tematiche romantiche e nudi in primo piano. Il suo stile peculiare evoca atmosfere sensuali e dimensioni scenografiche. 
Vettriano ha saputo affascinare il grande pubblico fin dalla sua prima esposizione nel 1988 alla Royal Scottish Academy, da quel momento e fino ai giorni nostri l’interesse per il suo lavoro è costantemente aumentato. Il 2004 diviene l’anno d’oro per la carriera di Vettriano: il suo dipinto più noto, Il maggiordomo che canta, viene venduto da Sotheby’s per quasi 750.000 sterline e nello stesso anno la Regina Elisabetta lo ha insignito dell’onorificenza OBE per i servizi alle arti visive.

La pittura evocativa di Jack Vettriano in mostra a Palazzo Barberini a Bologna 

Tra le sue opere, luce e oscurità si alternano, la presenza convive con l’assenza, la forma dialoga con il contenuto, troviamo rimandi all’estetica del cinema noir, ai coloristi scozzesi, alla pittura di Edward Hopper, Norman Rockwell, Gil Elvgren. 
L’arte diviene per Vettriano occasione di introspezione; pittore del non detto celebra la bellezza in tutte le sue forme. Il fascino che avvolge il pubblico nell’ammirare le sue opere è dovuto anche all’incredibile mancanza di senso temporale, cosi da stimolare nello spettatore una sorta di naturale narrativa visiva personale. L’amore per la musica jazz è altrettanto evidente: guardando ai suoi dipinti è come se fossero accompagnati, in modo naturale, da questo genere musicale che riecheggia nella mente dell’osservatore. Lungo il percorso espositivo, ogni immagine pare possedere la capacità di raccontare un non detto. 

Le opere di Jack Vettriano in mostra a Palazzo Barberini a Bologna

Un primo esempio è Homage to Fontanadove Vettriano invita chi guarda a oltrepassare la superficie delle cose e ad addentrarsi nel mistero della vita. In questo autoritratto l’artista di spalle volge lo sguardo all’esterno della stanza, affacciandosi alla finestra del suo studio. Nella mano destra regge un bisturi, con il quale ha appena tagliato la tela sul cavalletto, come quelli che Lucio Fontana denominava Concetto spaziale, Attese.Con Lucio Fontana, Vettriano condivide la volontà di andare oltre il conosciuto, invitando chi guarda a ricordare che l’arte non rappresenta solamente ciò che è visibile, ma ciò che principalmente non lo è, che invece si cela oltre le apparenze. Vettriano dipinge le attese, una sospensione temporanea del tempo in cui si aspetta che qualcosa accada. 

“Il maggiordomo cantante” in mostra a Bologna

Altra opera presente in mostra e anche la più celebre per l’artista è The Singing Butler, ovvero Il maggiordomo cantante. Ad oggi, la stampa di quest’opera risulta la più venduta dell’intero Regno Unito. Il dipinto rappresenta una coppia danzante, in vesti eleganti, che si muove in modo leggiadro sulla battigia in una giornata uggiosa e ventosa, protetta dagli ombrelli aperti da una cameriera e da un maggiordomo. Il domestico attraverso il suo canto: nell’immaginazione di Vettriano, intona la melodia di Fly me to the moon, noto brano di Frank Sinatra. La composizione risulta equilibrata: al centro spicca una figura femminile in abito rosso di spalle, scalza, emblema di libertà. La posa della donna si basa su un’immagine dell’attrice Orla Brady, che posò per una serie di scatti fotografici e studi di figura che poi vennero pubblicati sull’Illustrator’s Figure Reference Manual (1987). L’artista ha dichiarato di aver immaginato a lungo la scena prima di riprodurla; nessuno dei soggetti è rivolto verso chi osserva, cosi da lasciare un alone di mistero nello spettatore.

Jack Vettriano. Photo Guidicini
Jack Vettriano. Photo Guidicini

Le altre opere in mostra

In mostra vediamo come l’artista rappresenti ogni tipo di sfaccettatura femminile: sensuale, riflessiva, libera, audace. Con Yesterday’s dreams, Vettriano ci presenta una donna assorta nei suoi pensieri, il volto in penombra, l’eleganza e la gentilezza della postura, la tensione affidata a una sigaretta spenta. Tutto porta a chiedersi cosa nascondano i suoi pensieri. La protagonista è di spalle, con lo sguardo contemplativo che guarda oltre la finestra. Quest’ultima è una soglia da cui affacciarsi, il limite che separa l’interiorità della donna dalla realtà esterna, la linea di confine su cui il sogno può essere contemplato. Lo sguardo è rivolto alla strada sottostante, la tenda cela ai suoi occhi la visione nitida, lasciando spazio all’immaginazione. La composizione orienta lo sguardo verso il non detto piuttosto che verso i dettagli, accentuando la figura femminile che, intrisa di mistero, si fa protagonista di una narrazione sospesa.

Giada Fanelli

Libri consigliati:

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giada Fanelli

Giada Fanelli

Giada Fanelli è nata a Lucca ma ha sempre vissuto a Empoli. Si è diplomata al Liceo Artistico ”Leon Battista Alberti” di Firenze e in seguito ha conseguito la laurea in interior design al Design Campus di Firenze. Ha seguito…

Scopri di più