Il rapporto tra l’essere umano e la sua identità nella mostra di Eugenio Tibaldi a Torino
Il progetto espositivo si compone di opere nate nelle sale d'attesa dell'Istituto Fisioterapico di Torino. Dove i racconti ispirano immaginarie “zone di pace” che diventano protagoniste da Sutura
Già direttrice di due strutture sanitarie e procuratrice dell’Istituto Fisioterapico di Torino, Virginia Moniaci ha deciso di unire la ricerca scientifica alla passione per l’arte contemporanea da Sutura, lo spazio espositivo di sperimentazione fondato a Torino nel 2022 e di cui è presidente. Aperto alle riflessioni sul rapporto tra arte e salute, lo spazio invita gli artisti a costruire nuovi immaginari e percorsi per incontrare un pubblico eterogeneo.
Così nasce Habitat 00 project #02, opera di Eugenio Tibaldi su cui si snoda l’omonima mostra curata da qwatz – contemporary art platform di Benedetta di Loreto e Rosa Ciacci. Visibile sino al 31 maggio 2025, il progetto espositivo prende forma grazie al coinvolgimento dei pazienti dell’Istituto Fisioterapico di Torino, con cui l’artista approfondisce il rapporto tra la socialità dell’essere umano e la sua identità più intima.
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La mostra di Eugenio Tibaldi da Satura a Torino
L’opera Habitat 00 project #02 appartiene a una serie di lavori in cui l’artista affronta temi tipici della sua ricerca, come la marginalità e la logica di sopravvivenza, mettendoli in relazione con la psiche umana, cioè unendoli agli elementi che si annidano degli spazi mentali e che modellano la nostra identità. Nasce così l’opera di Tibaldi, un groviglio di rami su cui sono posti oggetti di ogni foggia e tipo, monitor e poltrone, uccelliere, parabole e così via. Una diramazione di percorsi intimi che prendono forma grazie all’interazione dei pazienti dell’Istituto Fisioterapico evidenziando come l’immaginario collettivo e l’interpretazione personale possano unirsi creando un’esperienza unica di soggettività.
L’opera di Eugenio Tibaldi nelle sale d’attesa dell’Istituto Fisioterapico di Torino
Il progetto è in divenire: fino a maggio nelle sale d’attesa dell’Istituto un operatore richiamerà l’attenzione dei pazienti, chiedendo loro di ascoltare il racconto dell’opera di Tibaldi. L’attività dura pochi minuti, durante i quali i partecipanti disegnano su dei cartoncini tutti gli elementi narrati che gli sono rimasti più impressi e che sentono rappresentare la propria ‘comfort zone’. Una volta completati, i disegni saranno portati da Sutura ed esposti in forma anonima accanto all’opera dell’artista.
Habitat di Eugenio Tibaldi: un groviglio di percorsi intimi
“Nell’opera qui esposta, lo spazio del foglio è definito da un andamento circolare, un grosso tronco d’albero che disegna una sorta di loop, una pista da cui partono rami minori”, spiegano le curatrici Benedetta di Loreto e Rosa Ciacci. “Il tronco e i rami sostengono vari oggetti. Nel realizzare quest’opera, Tibaldi individua quelle che lui definisce ‘zone di pace’, spazi intimi in cui si può dismettere la maschera sociale ed essere se stessi: la cura di sé, il riposo, il ristoro, la nostalgia, la fede, il desiderio. Habitat è un luogo non reale ma fondamentale per la sopportazione del quotidiano, uno spazio di decompressione e di aderenza con il proprio essere. La sua stessa essenza di sospensione e precarietà ne traccia la fragile costruzione, frutto dell’inevitabile stratificarsi di ogni esistenza”.
Valentina Muzi
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