L’artista Luciana Pretta porta il suo Brasile in mostra a Roma

Piccoli dipinti e grandi arazzi: così Luciana Pretta racconta i colori della sua terra, il Brasile, nella mostra personale dedicatale dalla Galleria Maja Arte Contemporanea di Roma

Esistono luoghi cari che lasciano un solco nel sentire di chi li ha vissuti. È il caso del favoloso altipiano del Brasile profondo, un deserto-brughiera rinverdito di improvvise palme giganti. Il Sertão, narrato da João Guimarães Rosa. È qui che ci invita ad entrare l’artista brasiliana Luciana dos Santos (Bahia, 1980), al secondo appuntamento del trittico di mostre Quando filo, colore, parola s’intrecciano a cura di Giovanna Dalla Chiesa, presso la Galleria Maja Arte Contemporanea di Roma. 

Chi è Luciana Pretta

Nota come Luciana Pretta (‘nera’) per via delle sue chiome corvine, l’artista – che segue la pratica del disegno a ricamo di Alice Schivardi e anticipa la malìa della tessitura di Luisa Lanarca – ha imparato sin da piccola grazie alla nonna, sorta di donna-maga, a creare pigmenti naturali con triti di piante tintori e olii essenziali, esposti senza misteri in alcune boccette di vetro. E sin da piccola ha costruito i propri giochi da sé con materie di riuso. Castelli, torri, graziosi oggetti variopinti in carta pesta e cartoncino sono confluiti nel suo corredo artistico, nella serie Remiscences – Place of Memory.

Le opere di Luciana Pretta in mostra a Roma

Per i dipinti si spazia dal piccolo al grande formato. Alla teoria dei minuti quadretti su lino e su juta appartiene soprattutto la dimensione del brio naïf. Nelle parole dell’artista c’è un’esigenza “di scappare da questo mondo, un po’ come fece Hopper” che aderì alla Scuola degli otto, aggirando le tendenze per favorire opere distinte da una coscienza nazionale. 

Luciana Pretta e il Brasile

Dai lavori di grande formato scaturiscono coinvolgenti e fantasmagoriche odi alla propria terra. I tre grandi arazzi in cotone grezzo, Sertao. Sentiero del sole al tramonto sono illuminati da accensioni carminie, tinte cangianti. Le curve dolci delle colline natali virano verso l’astrazione. Mirabile, in fondo al percorso, l’installazione Universo particolare. Un ulteriore arazzo sui toni del blu, incorniciato dalle quinte scultoree di alcuni isolotti. È la vista di Rio de Janeiro dal Corcovado. Un iter che descrive in squisitezza quello spazio magico, popolato di mandrie e percorso, nell’intrico dei suoi sentieri, da santoni e banditi. Quella landa con le sue leggi, i suoi riti e le sue opposizioni manichee: la guerra e la pace, la legge e i fuori legge, la siccità e l’abbondanza, la povertà e la magia.

Francesca de Paolis

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Francesca de Paolis

Francesca de Paolis

Francesca de Paolis si è laureata in Filologia Moderna con indirizzo artistico all'Università La Sapienza di Roma proseguendo con un Corso di Formazione Avanzata sulla Curatela Museale e l'Organizzazione di Eventi presso l'Istituto Europeo di Design (IED). Ha insegnato Storia…

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