I dimenticati dell’arte. La storia del pittore Nino Bertoletti 

L’eclettico artista romano Nino Bertoletti merita di essere riscoperto. Raccontiamo chi era, in occasione della mostra in arrivo alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma

Una personalità multitasking, che va dalla pittura all’architettura, dalla decorazione all’organizzazione culturale: oggi è una garanzia di successo ma anche un’incertezza professionale che in passato non ha reso giustizia alla figura dell’artista Nino Bertoletti (Roma, 1889 – 1971).  

Nino Bertoletti e l’esordio nell’illustrazione 

Umberto Natale, detto Nino, è figlio del pellicciaio Francesco Bertoletti e Luigia della Grisa, e cresce quindi in un ambiente borghese. Il padre avvia suo figlio alla propria attività, ma Umberto la abbandona presto, dopo aver terminato gli studi di ragioneria. Inizia a dipingere appena quindicenne, mentre a vent’anni lo troviamo intento a frequentare la redazione della rivista di architettura e arredamento La Casa. Per quest’ultima, fondata da personaggi come Duilio Cambellotti, Aleardo Terzi e Umberto Bottazzi, disegna una camera da ragazzi “da realizzare in economia” e un fregio per una stanza da bagno con motivi di stile secessionista. La sua attività di illustratore prosegue per alcuni anni con un certo successo, con immagini di carattere simbolico eseguite per la rivista Novissima, le copertine della rivista Roma, pubblicata nel 1911 in occasione dell’Esposizione del Cinquantenario del Regno d’Italia e le illustrazioni in bianco e nero per La Lettura, uscite nel 1914.  

Nino Bertoletti
Nino Bertoletti

Nino Bertoletti e la pittura 

Nello stesso arco di tempo espone alcuni dipinti come Ritratto, presentato alla prima Secessione Romana nel 1913, l’anno nel quale Bertoletti va ad abitare in una casa studio nel parco di Villa Strohl-Fern, che divide due anni dopo con la moglie Pasquarosa Marcelli, una modella di Anticoli Corrado divenuta un’artista talentuosa. Nell’atmosfera della casa, immersa nel verde, Bertoletti dipinge en plein air una serie di ritratti di amici e conoscenti, vicini allo stile dell’impressionismo francese. “È una pittura d’improvvisa irruenza”, scrive Iacopo Recupero “sommaria, luminosissima, che inonda di gioiosa luce la realtà, rendendola tutta color puro”.  

Nino Bertoletti e la scena romana 

Nel 1916, Nino e Pasquarosa si trasferiscono in uno studio al Nomentano, prestato loro da Luigi Pirandello, dove restano fino al 1933, e infine in un appartamento in via Condotti. Tra gli Anni Venti e il decennio seguente Bertoletti intraprende una rilettura della storia della pittura italiana del Quattrocento e del Seicento, in linea con le teorie diffuse dalla rivista Valori Plastici. Colto e riservato, riduce di molto le partecipazioni pubbliche, alle quali preferisce le conversazioni con un folto di gruppo di amici che accoglie con la moglie nell’appartamento in via Condotti. Tra questi figurano Sergio Tofano, Giovanni Costetti, Emilio Cecchi, Silvio D’Amico, Ardengo Soffici, Margherita Sarfatti, Francesco Trombadori, Giovanni Papini, Armando Spadini, Giuseppe Ungaretti e il giovane Alberto Moravia e Renato Guttuso, che lo ha ricordato come un artista “che fa da solo, elabora una sua vena poetica originale, ma non chiusa agli apporti culturali, alla discussione della pittura romana”.  

Il successo e l’oblio di Nino Bertoletti 

Nel 1928 partecipa alla Biennale di Venezia con il dipinto Bagnanti presso il Mar Tirreno, mentre nel 1935 la Quadriennale gli dedica una sala monografica: nell’autopresentazione Nino ribadisce la sua fedeltà al dato naturale e l’estraneità a mode e programmi culturali, in Italia e fuori. Negli stessi anni studia una soluzione per la sistemazione della spina di Borgo, in contrasto con Marcello Piacentini: pubblicata nel 1936, causa a Bertoletti la rottura con Giuseppe Bottai. Tre anni dopo la morte dell’artista gli viene dedicata una retrospettiva al Palazzo Barberini, mentre è del 1990 l’ultima mostra alla Galleria Rondanini. Da allora Nino cade nell’oblio fino ad oggi. La Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma gli dedicherà tra pochi giorni un’ampia retrospettiva curata da Pier Paolo Pancotto: sarà un’occasione da non perdere per comprendere meglio la personalità di uno dei più originali artisti italiani della prima metà del Novecento.  
 
Ludovico Pratesi  
 
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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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