Ottavio Missoni era anche un artista: il lato meno conosciuto del grande stilista
Forse non lo sapevate, ma il legame tra moda e arte delle creazioni di Ottavio e Rosita Missoni va ben oltre l’uso originale dei colori. Negli anni, i loro tessuti sono stati esposti in mostre, musei e gallerie. Ed è solo l’inizio della storia…

“Sono pezzi da museo, ma indossateli pure”. Era questo il titolo di un articolo comparso su Il Giorno del ‘79, a firma di Maria Pezzi. Si riferiva alla sfilata di presentazione della nuova collezione autunno-inverno di quell’anno di Ottavio e Rosita Missoni. Parole che suggellavano una realtà costruitasi in tutto il decennio precedente e già più che riconosciuta. Le creazioni dei Missoni erano delle opere d’arte in tutto e per tutto. Combinazioni di forme geometriche e colori degne delle ricerche astrattiste dell’epoca, ma stampate su tessuto. Ancora oggi, laddove ci si imbatte nei loro capi, si apprezza quel loro essere a metà tra alta moda e arti visive, tra design e pittura: il confine è labile. Ciò che però rimane ignoto è che il lato artistico dei due coniugi stilisti – e nello specifico di Ottavio – non si ferma all’haute couture, bensì arriva a invadere completamente la scena artistica. E il riferimento non è solo al fatto che i loro abiti siano stati esposti in musei e gallerie d’arte a livello internazionale – anche questo, forse, è storia abbastanza nota – ma ancora di più ai dipinti firmati col suo cognome iconico. Ebbene sì: Ottavio Missoni fu atleta, designer e artista.
L’occasione di scoprire e approfondire questa “altra parte della storia” è giunta di recente, tra gli eventi dell’edizione 2025 di Museocity. La Galleria 10 A.M. Art, nell’ambito della propria mostra Struttura, materia e colore. Franco Giuli con Piero Dorazio 1969-1975, ha accostato alle loro opere altrettante tavole di Missoni, assieme a una selezione di capi e tessuti. Il parallelismo, un vero dialogo a voci strette, è incredibile. Questo spinge a volerne sapere di più, recuperando il lato artistico delle vicende, con un focus specifico sugli Anni ‘70: apice della vicinanza tra moda e arte.
Ottavio Missoni: un mito dello sport e della moda che fu anche artista
Ottavio Missoni atleta olimpico
Ottavio Missoni (Ragusa, 1921 – Sumirago, 2013) è una figura leggendaria, tanto del mondo dello sport, quanto dell’alta moda. Nasce nel ‘21 a Ragusa (attuale Dubrovnik), in Dalmazia, da padre della Giulia e madre nobildonna del luogo. A sei anni si trasferisce a Zara, dove sboccia la sua dedizione e il suo talento per lo sport. L’atletica leggera è la sua strada (la prima): chiamato in Nazionale, va agli Europei ed è costretto a interrompere gli allenamenti solo per partire per il fronte, dove è fatto prigioniero dagli Inglesi per quattro anni. Torna… ma non a casa; si ritrova a Trieste e lì decide di riprendere la carriera sportiva che lo porta fino alle Olimpiadi del 1948. L’evento è per lui epocale non tanto per la classifica – non sale su nessun podio – ma per l’incontro che gli cambierà la vita. Dagli spalti lo scorge una certa Rosita Jelmini; i due si innamorano e si sposano cinque anni dopo.
Ottavio e Rosita Missoni: il successo nella moda
Il mondo della moda si tinge dei colori dei Missoni grazie allo spirito imprenditoriale dei due coniugi, che trasformano le loro preesistenti attività tessili – la fabbrica di famiglia di lei e il laboratorio di maglieria di lui – in una maison unica nel suo genere. Il cuore pulsante della produzione si stanzia presto a Sumirago, nel Varesotto, da dove prenderanno vita tutte le loro creazioni. Puntando tutto sull’innovazione, tra tecnica ed estetica, i loro tessuti conquistano il pubblico. Prima a forza di scandali – memorabile la sfilata del ‘66 al Teatro Gerolamo – poi con un consenso crescente, forte di idee sempre nuove e mai viste.

Missoni: abiti come pezzi da museo
Il periodo d’oro della creatività di Missoni sono gli Anni Settanta. È proprio il 1970 che dà il via all’iconico stile Put-together (così chiamato dagli americani) che è come un mosaico in un mosaico. Accostamenti originalissimi di colori, linee e forme. Così diversi tra loro ma al contempo così in armonia nel completarsi gli uni gli altri. Chic e tradizione folkloristica – l’ispirazione viene dagli scialli delle nonne di una volta – suggellano il successo dei Missoni. Tempo un anno e la Collezione femminile après-ski presentata a Cortina è paragonata a opere d’arte contemporanea, mentre nel ‘73 il Patchwork Missoni entra al Met, conferito da Bill Cunningham. Altri loro pezzi sono al Museum of Fine Arts di Dallas e al Museum of Costume di Bath in Inghilterra: lo stile di Ottavio e Rosita è ormai degno dei musei.
I Missoni tra mostre e gallerie d’arte
La storia artistica prosegue e dai musei passa alle gallerie d’arte. È Renato Cardazzo a rendere loro omaggio presentando una mostra a Venezia, nel 1975, alla Galleria d’Arte Il Naviglio. Sono impresse nella memoria dei presenti le cartelle colori dei tessuti, esposti appesi alle pareti e incorniciati, tali e quali a quadri. Così si legge sui giornali di allora: “Missoni: un’opera d’arte formato pullover“. Quella veneziana non è l’ultima delle mostre che si dipingono dei loro colori sgargianti. A Milano, nel 1978, i Missoni presentano i loro 25 anni di lavoro condensati in un percorso espositivo allestito alla Rotonda della Besana. Il successo è tale da essere poi riproposto a New York, nelle sale del Whitney Museum of American Art, che per la prima volta “accetta” di mettere in mostra qualcosa che, in fin dei conti, è pur sempre moda.
La riscoperta dell’arte pittorica di Missoni
Pur ripercorrendo tutta la parte artistica delle vicende dei Missoni, c’è ancora qualcosa che non si è detto. Si è parlato di tessuti esposti come quadri, ma mai di opere pittoriche tout court. Come già era stato suggerito all’inizio, però, Ottavio Missoni – tra le tante creazioni – fece anche dei dipinti. Le datazioni sono tutte intorno agli Anni Settanta, momento per lui di massima vicinanza alla corrente neo-costruttivista a cui si ispira per forme e colori. I suoi acrilici risplendono delle tinte che si rivedono sui tessuti, testimoniando al contempo una ricerca artistica con tendenze astratte e aniconiche.
Ottavio e Rosita Missoni in dialogo con Franco Giuli e Piero Dorazio da 10 A.M. ART di Milano
A sottolineare in modo molto efficace tale tangenza è stato il progetto speciale della Galleria milanese 10 A.M. ART, organizzato per Museocity 2025. Un accostamento tutt’altro che casuale di tre nomi, più e meno noti, che intessono un dialogo artistico estremamente stretto. È stato un innesto in una doppia mostra già eloquente di per sé, che intende far conoscere al pubblico il lavoro di Franco Giuli, collocandolo accanto al grande Piero Dorazio. La sezione temporale scelta va dal finire degli Anni Sessanta al decennio successivo: climax della vicinanza tra i due artisti che erano anche molto amici. Le geometrie essenziali e spigolose del primo paiono perfettamente in armonia con le maglie reticolate del secondo, che reinventa lo spazio della tela grezza di iuta. Ma la sorpresa sono gli altri dipinti intervallati sulle pareti. Se non ci fosse la didascalia, li si attribuirebbe all’uno o all’altro – magari in un momento di sperimentazione a sé – e non certo a Ottavio Missoni. Con questa consapevolezza, però, si apprezza l’interesse che egli nutrì per la corrente astratta e neo-costruttivista; di più: lo si ritrova in ciascuno dei suoi tessuti. A partire da quelli proposti nel resto della mostra, come sui manichini rivestiti dell’iconica maglia fiammata o nella cartella colori che riporta alla bella stagione 1972. L’interesse nella riscoperta del lato prettamente artistico dei Missoni cresce. Tuttavia, dopo questa breve “apparizione” espositiva (il progetto si è concluso l’8 marzo), si dovrà attendere fino alla fine del 2025, quando la Galleria ha già in progettazione una nuova mostra tutta dedicata ai legami tra i designer e il mondo dell’arte.
Emma Sedini
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