A Roma due mostre in galleria a Trastevere per riflettere su tematiche sociali

Dan Rees e Trevor Yeung, due artisti lontani per medium e grammatica visiva ma vicini per comunione di intenti e vedute, intrecciano alla galleria T293 un armonioso dialogo con due mostre, bilanciate e complementari

Una crasi tra potenza e poesia che non esclude un filo di ironia. La pittura materica di Dan Rees dialoga con le installazioni eteree di Trevor Yeung, intrecciando tematiche e visioni sulla società. Due mostre che a T293 affiancano un artista “storico” della galleria, Dan Rees; con una nuova proposta, Trevor Yeung, noto aver rappresentato il Padiglione di Hong Kong alla 60° Biennale di Venezia.

Trevor Yeung per la prima volta a Roma con T293

Il più vicino e il più lontano, il più chiaro e il più scuro, personale di Trevor Yeung (Hong Kong, 1988), accoglie i visitatori con uno scenario a prima vista incantato; un’atmosfera rarefatta e suggestiva in cui vivono le installazioni che fondono mitologia, coscienza ecologica e tecnologia. Entramberealizzate attraverso l’ossimorica combinazione di materiali “freddi” di matrice industriale e contenuti “caldi”, di carattere letterario e poetico.

“Chaotic Suns” il mito nella poetica di Trevor Yeung alla Galleria T293

Nell’installazione sospesa, Chaotic Suns, Yeung trae ispirazione dall’antico mito cinese di Hou Yi, che salvò la Terra abbattendo 9 soli che ne minacciavano l’integrità. Yeung rappresenta il momento dell’azione in cui 3 soli occupano simultaneamente il cielo, sospesi tra apparizione e scomparsa, metafora della precarietà dell’esistenza. Secondo la narrazione messa in scena dall’artista, ciascuno dei tre lampadari, con diverse intensità luminose, potrebbe essere in procinto di spegnersi, diventando simbolo del caos e dell’incessante processo di trasformazione che governa l’universo. L’equilibrio, come insegna il mito, non è mai definitivo, come la natura, nel suo svolgersi, si nutre della dialettica tra disordine e ordine.

“Night Mushroom Colon” la natura come metafora della società

L’idea del caos come origine ed essenza dell’ordine ritorna in Night Mushroom Colon, in cui luce e tecnologia, vengono declinate in maniera intima per approfondire tematiche ecologiche e sociali. I convertitori elettrici che costituiscono le opere, nei loro mutamenti cromatici, evocano una bioluminescenza soprannaturale che silenziosamente attira l’attenzione dei visitatori. Queste insolite installazioni, collocate in (dis)ordine sparso sul pavimento, come naturali colonie fungine, danno l’idea di svilupparsi autonomamente, come se fossero indipendenti dall’intervento umano. Nel crescere insieme richiamano l’idea di comunità e interconnessione; mentre, nel collocarsi ai margini dello spazio rimandano al concetto di isolamento; condizione in cui sono spesso costrette le minoranze. L’artista accosta l’elemento artificiale a quello naturale per focalizzare l’attenzione sulla questione ambientale. Yeung propone una visione della natura addomesticata, in cui l’essere umano sta gradualmente assumendo il controllo dell’ambiente, con gravi conseguenze. Interazione uomo natura su cui l’artista invita a riflettere. Inoltre, le dicotomie tra luce e ombra, caos e calma diventano metafora delle dinamiche sociali e di come le percepiamo, sottolineando il rischio di banalizzare problematiche complesse.

Dan Rees torna a Roma con una mostra sulle gerarchie sociali

In Class ConsciounessDan Rees (Galles, 1982) propone una riflessione sui rapporti di classe e il sistema dell’arte attraverso due serie opere a connesse in quanto oggetti estetici. Da una parte le Impressions, squash painting monocromatici e site specific in acrilico. Dall’altra, tre dipinti della serie Artex, intitolati Sturm und Drang, chenell’impeto del colore rimandano al movimento ottocentesco.

Gli “Artex” di Dan Rees

Nei tre dipinti, l’esperienza e la padronanza tecnica dell’artista incontrano la sua coscienza civile e umana. Rees adopera l’olio con drammaticità e intensità cromatica – che richiama tanto l’Espressionismo Astratto quanto i cieli più struggenti della storia dell’arte – per simulare l’Artex: materiale diffuso nelle abitazioni popolari della Gran Bretagna degli anni ’60 e ’70, che, diventato démodé con l’ascesa delle ambizioni borghesi, è tutt’ora snobbato. E per questo eletto da Rees a mezzo di critica e denuncia sociale con cui smascherare e ridicolizzare la banalità dei luoghi comuni. Infatti, semplicemente inserendolo nelle sue opere – con una magistrale mimesi pittorica che consente all’artista di renderne persino i volumi – Rees restituisce nuova dignità all’Artex legittimandolo agli occhi dei collezionisti, felici a questo punto di accoglierlo nelle loro case da cui era stato bandito. Un gesto critico ficcante che estende la critica alle gerarchie artistiche e alla connivenza tra sistema dell’arte e mercato.

Dan Rees, Class Consciousness, Installation view at T293 Rome, 2025. Photo by Eleonora Cerri Pecorella. Courtesy of the artist and T293, Rome
Dan Rees, Class Consciousness, Installation view at T293 Rome, 2025. Photo by Eleonora Cerri Pecorella. Courtesy of the artist and T293, Rome

Le “Impressions” di Dan Rees, opere site specific alla galleria T293

Critica che ritorna nelle Impressions, solo esteriormente leggere per la spontaneità legata al gesto ma che nella loro unicità e specificità rivelano un valore concettuale. Come la natura in Trevor Yeung, la forma in Rees è sempre addomesticata. Anche nelle Impressions la configurazione finale delle opere è governata dall’arista. Forma che richiama i test di Rorschach, ideati negli anni ’60 con l’illusione di poter “svelare” segrete dinamiche inconsce. L’atteggiamento parodistico e ironico dell’artista verso i tentativi di stigmatizzazione e semplificazione sociale, si traduce in una critica che non risparmia il sistema dell’arte; spesso propenso a giustificare a se stesso strafalcioni e piaggerie di mercato attraverso la pretesa della libera interpretazione. Una disamina coraggiosa, che l’artista, forte della sua assoluta padronanza del mezzo pittorico e dell’astrazione, esercita dall’interno. L’astrazione di Dan Rees, infatti, pur essendo totale non è mai casuale o fine a se stessa, ma sempre calibrata, con colori studiati e bilanciati, per restituire un’emozione coinvolgente.

Ludovica Palmieri

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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