La Fondazione Pini alla Milano Art Week: la prima mostra dopo la riapertura è dedicata all’identità mutevole
A due mesi dalla ripartenza, la palazzina che fu casa e studio del pittore Renzo Bongiovanni Radice ospita la mostra “Ritratti entro uno specchio convesso”, dialogo tra il contesto storico e l’arte contemporanea

Dopo il commissariamento, un lungo processo di consolidamento gestionale e un restauro durato due anni, la Fondazione Pini di Milano ha riaperto le porte al pubblico all’inizio del 2025, proponendo un percorso ad accesso gratuito (previa prenotazione online) alla scoperta della palazzina ottocentesca che fu casa e studio del pittore Renzo Bongiovanni Radice.
La ripartenza della Fondazione Pini a Milano
Dall’inizio degli Anni Novanta, l’edificio di Corso Garibaldi 2 ospita la Fondazione nata per iniziativa di Adolfo Pini, di cui Radice, scomparso nel 1970, fu zio per parte materna: un progetto nato per promuovere e divulgare l’opera del pittore, sostenendo al contempo i giovani artisti e l’arte contemporanea. E dunque, sotto la presidenza di Marina Messina e con la curatela di Silvia Bolamperti – che ha allestito con i lavori di Radice la nuova esposizione permanente articolata tra le stanze del primo piano – la Fondazione ha avviato anche un programma di iniziative e mostre che interagiscono con il contemporaneo, cui sono riservati gli spazi espositivi al piano terra.

La mostra “Ritratti entro uno specchio convesso” alla Fondazione Pini
In questo contesto si inserisce la partecipazione alla Milano Art Week 2025, con la mostra Ritratti entro uno specchio convesso – il titolo è un omaggio al celebre Autoritratto entro uno specchio convesso del Parmigianino, che il poeta americano John Ashbery, fece rivivere nel 1975, in una riflessione sull’identità multipla e mutevole – a cura di Alessandro Castiglioni: un progetto espositivo che intreccia arte, tempo e identità attraverso opere di disegno, scultura, fotografia e video. L’allestimento, in questo caso, è stato pensato per dialogare con gli arredi e le collezioni permanenti, istituendo un confronto tra epoche diverse attraverso un’esperienza immersiva.

Gli artisti e gli obiettivi della mostra
La mostra sarà visitabile gratuitamente (sempre previa prenotazione online, per gestire al meglio gli accessi) fino al 30 giugno 2025, e invita il pubblico a riflettere su frammenti di storie e immagini distorte davanti a ritratti e autoritratti immaginari che si insinuano tra gli spazi e le opere della casa, per stimolare un’indagine sulla mutevolezza dell’identità. Gli artisti coinvolti sono Marina Ballo Charmet, Francesco Bertocco, Rita Canarezza & Pier Paolo Coro, Stefano Cagol, Ermanno Cristini, Barbara De Ponti, Chiara Dynys, Giovanni Ferrario, GianMarco Porru, Luca Scarabelli, Valentina Vetturi, cui si aggiunge una reading room a cura di Alessio Pasqualini.“A due mesi dalla riapertura delle sale espositive, questa mostra segna il punto di arrivo e insieme di partenza del lavoro che da tempo si conduce per la valorizzazione del patrimonio artistico della Fondazione” spiega Marina Messina “Questo primo allestimento è anche il punto di partenza per un progetto più ambizioso: mira ad accendere l’interesse sui ben culturali conservati nelle Case Studio di Milano, e a creare una rete di relazioni tra artisti contemporanei e istituzioni pubbliche e private”. Le fa eco Castiglioni: “Attraverso questo progetto, intendiamo esplorare il tema dell’identità e della sua rappresentazione, creando un ponte tra l’eredità artistica custodita dalla Fondazione Pini e le nuove forme espressive dell’arte contemporanea. È un’opportunità unica di sperimentare come l’arte possa riflettere la percezione di sé, in un contesto che fonde armoniosamente innovazione e tradizione”.
Redazione
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