All’Hangar Bicocca di Milano una mostra monumentale per riflettere sull’attualità

Si intitola “Icarus” la prima grande antologica dedicata in Europa all’artista Yukinori Yanagi, una mostra che, tra opere iconiche e lavori recenti, affronta tematiche scottanti, come nazionalismi, conflitti e progresso, mettendo in evidenza aspetti paradossali della contemporaneità

Yukinori Yanagi (Fukuoka, 1959) è uno dei più influenti artisti giapponesi contemporanei e attualmente vive e lavora sull’isola di Momoshima in Giappone.

Torna in Italia con una grande mostra – dopo trentadue anni dalla sua prima rassegna internazionale alla 45 Biennale di Venezia – “ICARUS”, a cura di Vicente Todolí con Fiammetta Griccioli, un corpus di opere che ripercorrono la carriera dell’artista nelle Navate e nel Cubo di Pirelli HangarBicocca.

Yukinori Yanagi ricostruisce il labirinto di Dedalo nelle navate dell’Hangar Bicocca 

Il titolo rievoca la mitologia greca e la storia della fuga di Dedalo e del figlio Icaro dal labirinto sotterraneo e può essere interpretato come un avvertimento nel riporre un’eccessiva fiducia nella tecnologia. Avvicinandosi troppo al sole, metafora dell’energia nucleare, Icaro fu responsabile dello sciogliersi della cera delle sue ali e della sua caduta.
Riprende questo tema il monumentale labirinto Icarus Container 2025, nella parte centrale delle Navate, composto da diversi moduli di container e connesso ad una torre posta fuori dall’edificio per permettere alla luce naturale di entrare. Addentrandosi in questo dedalo s’incontrano versi del poema “Icarus”, estratto dal saggio autobiografico del celebre Yukio Mishima intitolato “Sole e acciaio” (1968), che sono stati incisi su specchi, creando un gioco di riflessi. Come spiega l’artista “credo che questo poema sia strettamente legato ai problemi del dopoguerra in Giappone, perché Mishima sosteneva che l’intensa spinta delle attività economiche del dopoguerra stava rovinando la cultura giapponese”.Quest’esperienza immersiva consente al visitatore di esplorare le conseguenze della hybris umana e dell’ossessione per l’avanzamento tecnologico, suscitando un senso di disorientamento.

Il cambiamento: una costante nelle opere di Yuhinori Yanagi

L’artista è noto per affrontare temi complessi, legati alla globalizzazione e ai confini, che indaga grazie ad installazioni site-specific di grandi dimensioni. Yanagi si addentra nella storia giapponese, ma non manca di confrontarsi con tematiche universali, quali il nazionalismo e l’impatto della modernizzazione e della tecnologia sulla società. Dal 1988 al 1990 Yanagi ha studiato alla Yale University, allievo di Vito Acconci e Frank Gehry, e si è avvicinato alle esperienze concettuali. Ha lasciato gli Stati Uniti nel 2000 per tornare in Giappone, mantenendo “il vagare come condizione permanente”. Un paradosso che richiama l’idea del movimento e cambiamento costante, spesso suggerito nelle opere da materiali organici, che si misurano con la permanenza di immagini simboliche, apparentemente immutabili.

In mostra a Milano icone pop per riflettere sull’impatto di guerre e progresso 

Alcune opere provocatorie di Yanagi sono ispirate a icone pop, quali Godzilla e Ultraman, protagonisti di Banzai Container (2025). Yanagi ricorda che: “(Quando ero bambino) amavo i programmi TV e i film con gli effetti speciali del tempo, come Ultra-Q, Ultraman e Godzilla. Questi show affrontavano tematiche quali la radiazione atomica, l’inquinamento ambientale, il diritto alla difesa di sé stessi e la discriminazione. Hanno avuto un grande impatto sul mio subconscio da bambino”.

L’attenzione alla storia nella ricerca di Yukinori Yanagi

L’artista fa sovente riferimento ad alcuni momenti storici particolarmente significativi, come la bomba atomica su Hiroshima. Di questa è presente anche una replica in ferro, Absolute Dud (2007), priva del potenziale di distruzione, ma monito terribilmente attuale, un modo per mantenere vivido il ricordo delle conseguenze della guerra e dell’abuso di potere in nome del progresso. 

Yukinori Yanagi, “ICARUS”, Exhibition view, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2025 ©YANAGI STUDIO. Courtesy the artist and Pirelli HangarBicocca, Milan. Photo Agostino Osio
Yukinori Yanagi, “ICARUS”, Exhibition view, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2025 ©YANAGI STUDIO. Courtesy the artist and Pirelli HangarBicocca, Milan. Photo Agostino Osio

La mostra si apre con l’opera Project God-zilla 2025 – The Revenant from “El Mare Pacificum”

(2025): qui, al centro di un accumulo di detriti, componenti di macchine e sacchi di sabbia, viene proiettato il grande occhio di Godzilla. L’opera fa riferimento all’impatto ambientale delle armi nucleari, creando uno scenario post-apocalittico che sottolinea la vulnerabilità della natura e dell’uomo e dialoga con Article 9 (1994). Diverse strutture neon disperse nell’ambiente espositivo si accendono e spengono ad intermittenza, invitando i visitatori a mettere insieme le parole in giapponese dal colore rosso che, se poste nell’ordine corretto, recitano il testo dell’articolo 9 della costituzione giapponese. Nella clausola, aspirando a una pace internazionale, viene fatta rinuncia per sempre alla guerra e all’uso della forza per risolvere le controversie con altre nazioni.

I simboli ‘immutabili’ in Yukinori Yanagi

Il percorso espositivo continua con Hinomaru Illumination 2025 (2025), un’installazione neon della bandiera giapponese, che si riflette in uno specchio d’acqua. Il simbolo dell’hinomaru, cerchio del sole, tende a dispersi nell’acqua creando, ancora una volta, una componente dinamica che dialoga con l’apparente immutabilità di questo simbolo.

Nel cubo dell’Hangar Bicocca la speranza di andare oltre il concetto di confine

Il celebre lavoro The World Flag Ant Farm 2025, che ha vinto il premio Aperto 93 durante la 45 Biennale di Venezia, si trova nel Cubo. Quest’iconica opera è composta da duecento bandiere, realizzate con sabbia colorata meticolosamente posta in scatole di Plexiglas, che rappresentano i 193 Stati riconosciuti dalle Nazioni Unite e 7 stati che non sono membri, come Taiwan, Tibet e Palestina. Le scatole sono collegate da tubi di plastica, grazie ai quali migliaia di formiche trasportano i granelli di sabbia, dissolvendo pian piano i confini dati dalle bandieresimboli dell’identità nazionale. Questo lavoro porta il visitatore a riflettere sulla fragilità intrinseca di queste concezioni. Il suo modus operandi evoca gli intricati sistemi alla base di alcune immagini simboliche, sfidandone la stasi e dissolvendole in forme organiche, per natura mutabili. La narrativa espositiva presenta quindi continue dualità, creando dialoghi tra passato e presente, movimento e permanenza, distruzione e rinascita, materia e simbolismo. L’idea di trascendere i confini fisici – rappresentati dai container e altri oggetti del trasporto – diventa una metafora dell’interconnessione globale. 

Yukinori Yanagi, un artista vicino alla comunità 

A partire dagli anni 2000 Yanagi si è progressivamente allontanato dalle dinamiche di mercato che caratterizzano l’arte contemporanea, spiegando così le sue motivazioni: “sentivo che c’era qualcosa di insidioso nell’economia americana che si stava espandendo rapidamente mentre il divario tra ricchi e poveri aumentava, così ho chiuso il mio studio a San Francisco e me ne sono andato dagli Stati Uniti”. È tornato in Giappone per dedicarsi a progetti duraturi su alcune isole a sud della penisola nipponica, con l’obiettivo di trasformarle in un’opera d’arte. Come spiega Yanagi: “il concetto guida è l’incontro con la vita quotidiana degli abitanti dell’isola che vivono in un paesaggio che include l’arte così come gli dei tradizionali. L’obiettivo comune è quello di rivitalizzare la comunità”. Crea opere che hanno un reale impatto sulla società che le accoglie, focalizzandosi sui bisogni del contesto in cui opera.

Giulia Bianco

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Giulia Bianco

Giulia Bianco

Ha frequentato a Milano il Master Economia e Management per l'Arte e la Cultura della 24Ore Business School. Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Catania con tesi dal titolo “I contratti nel mondo dell’arte”, è specializzata in diritto…

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