La forma dell’assenza. La grande mostra di Chiharu Shiota a Pechino

In attesa della sua mostra a Torino, l’artista giapponese Chiharu Shiota indaga la forma concreta del vuoto, in uno dei più famosi spazi dedicati all’arte contemporanea della capitale cinese: il Red Brick Museum di Pechino

Dopo la più grande mostra monografica organizzata in Europa al Grand Palais di Parigi, l’artista giapponese Chiharu Shiota (Osaka, 1972) approda anche al Red Brick Art Museum di Pechino. Nel dare una presenza tangibile al concetto di vuoto, il filo di lana simbolo della ricerca dell’artista invade con quattro installazioni site-specific le sale del museo, in una mostra curata dal direttore Yan Shijie e intitolata Silent Emptiness. Al confine tra filosofia orientale e occidentale, il vuoto viene reinterpretato in modo personale dall’artista come perdita, centrale in vari momenti della sua vita, dall’emigrazione in Germania fino alla diagnosi di cancro alle ovaie. Dipanando così le sue esperienze più dolorose, l’artista tesse visivamente l’ingombrante presenza dell’assenza, declinata come mancanza di radici, di legami affettivi e di tempo, fino alla morte.

Chiharu Shiota, Rooted Memory, 2025
Chiharu Shiota, Rooted Memory, 2025

Le installazioni di Chiharu Shiota a Pechino

Se in Echoes of Time (2025) il trascorrere dell’esistenza si materializza in un intreccio di ragnatele che erodono la pietra, il tempo non rappresenta soltanto il tema centrale dell’opera: diventa la dimensione primaria attraverso cui l’artista costruisce le sue installazioni, quasi seguendo un rituale, in cui ogni gesto e ogni momento assumono una profondità spirituale. Un rituale a cui viene iniziato anche il pubblico fin dalla prima installazione in mostra: Multiple Realities, dove una fila di pietre scolpite invita il pubblico ad attraversare uno specchio d’acqua su cui si riflettono lunghissimi abiti fluttuanti. Anche in questo caso, l’assenza dei corpi sottolinea la loro primaria importanza, come fosse una troupe spettrale. Questa origine performativa nella ricerca di Shiota, allieva di Marina Abramović, viene presentata attraverso quattro registrazioni d’archivio, fra cui l’emblematica Falling Sand (2004), altra metafora del tempo che scorre, e Wall (2010), manifestazione dei muri invisibili eretti dalla società.

Red Brick Art Museum, Pechino
Red Brick Art Museum, Pechino

La Fondazione Red Brick Art Museum

Fondata da Yan Shijie e Cao Mei, la fondazione ha aperto nel 2014, dopo otto anni di lavori. Il museo copre 20mila mq, divisi fra spazi espositivi e giardini, progettati dall’architetto Dong Yugan. Come ricorda il nome della stessa Fondazione, il museo è realizzato interamente di mattoni rossi, che sintetizzano l’estetica industriale contemporanea con le sinuosità dei giardini cinesi tradizionali. Infatti, ormai protagonista degli obiettivi di molti fotografi e delle visite di ancor più numerosi visitatori, l’edificio è un’opera d’arte di per sé. Studiato come un set cinematografico, lucernari e finestre mettono in dialogo interno ed esterno, modulando la luce e proiettando ombre degne di un paesaggio metafisico. A stemperare la severità dell’edificio arriva comunque la vegetazione del giardino, con salici sottili e morbidi rampicanti, in una perfetta simbiosi fra natura e architettura. Proprio quest’oasi verde, distante dal generale grigiore cittadino, rende la fondazione una tappa ancor più obbligata per qualsiasi amante dell’architettura.

Lo sguardo sempre più internazionale del Red Brick Art Museum

Per quanto invece riguarda il programma culturale, la fondazione ha ospitato fin dagli inizi grandi monografie di artisti cinesi, quali Shen Yuan, Zhang Peili e Xing Danwen, che spesso hanno dato alla propria ricerca un respiro internazionale. Questa vocazione si riflette anche nella scelta di collaborare attivamente con istituzioni francesi, svizzere e tedesche, per la realizzazione di esposizioni collettive presso lo spazio di Pechino e all’estero. Inoltre, negli anni, il museo ha più volte ospitato mostre di artisti internazionali, quali Olafur Eliasson, Sarah Lucas, Tomás Saraceno e Tatiana Trouvé, alcuni oggi presenti con le proprie opere anche nella collezione permanente. Come leggiamo nella sua dichiarazione d’intenti, il museo aspira a promuovere l’arte contemporanea cinese, intrattenendo rapporti con il panorama internazionale, al fine di diventare un punto di riferimento per i diversi musei privati cinesi.

Cristina Ruberto

Pechino // fino al 31 agosto
Chiharu Shiota. Silent Emptiness
RED BRICK ART MUSEUM
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Cristina Ruberto

Cristina Ruberto nasce a Milano da una famiglia che di milanese ha ben poco. Conseguita la laurea triennale, si trasferisce a Bologna per proseguire gli studi nel corso di laurea magistrale in Innovation and Organization of Culture and Arts (GIOCA).…

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