L’artista Daniel Buren alla conquista di Pistoia con una mostra diffusa

Palazzo Buontalenti, Palazzo de’ Rossi e l’Antico Palazzo dei Vescovi sono i principali contenitori delle opere che Daniel Buren ha pensato per Pistoia. Ma le famose righe dell’artista francese non si fermano ai palazzi e invadono il territorio

Fare, Disfare, Rifare. Lavori in situ e situati 1968-2025 è il titolo della mostra diffusa di Daniel Buren (Boulogne-Billancourt, 1938) a Pistoia, a cura dell’artista stesso e di Monica Preti (catalogo Gli Ori). L’Italia è la nazione dove il grande francese, oggi ottantasettenne, ha realizzato più opere in situ, dopo il suo Paese. Per l’occasione ha, infatti, ricevuto la cittadinanza onoraria pistoiese.

La mostra diffusa di Daniel Buren a Pistoia

Il cuore della rassegna è a Palazzo Buontalenti, con lavori creati/ricreati appositamente per l’occasione, vi sono, inoltre, due interventi in città a Palazzo de’ Rossi e all’Antico Palazzo dei Vescovi e altri nel territorio: da Quarrata alla Fattoria di Celle. Buren nel 2005 ha realizzato anche un prezioso intervento nel Padiglione di Emodialisi dell’ospedale della città toscana: i paraventi tra un letto e l’altro dei pazienti del reparto. Un luogo che non si presta alle visite degli spettatori dell’arte, ma che coglie in pieno il senso e il ruolo del concetto di cura.

Le opere di Daniel Buren a Pistoia

Il titolo della mostra è un chiaro riferimento al contenuto della stessa. Oltre ai dipinti che partono dalla prima stagione astratta dell’artista, a metà degli anni Sessanta, sono installazioni che sono state ovviamente create e quindi disfatte perché temporanee e qui rifatte, due Cabane del 1985 e del 2000/2019, tre alto-rilievi recenti.
Interessante è la raccolta di alcuni progetti dell’artista, per interventi realizzati in Toscana e lavori appositamente creati/ricreati per Pistoia, attraverso i quali è possibile seguire la sua metodologia operativa. In mostra sono anche alcune sperimentazioni video create presso il centro di produzione video art/tapes/22 di Firenze, di Maria Gloria Bicocchi, nel 1974, che segna la sua prima presenza in Toscana, oggi rilette dall’artista con l’ausilio della nuova tecnologia. 

La ricerca artistica di Daniel Buren

Quello di Buren è un cammino di ricerca, che parte da una dimensione prettamente pittorica, per giungere alla trasformazione degli spazi architettonici attraverso l’uso delle forme, dei colori e dei materiali, creando un dialogo tra arte e ambiente. Il suo è un processo continuo di fare, disfare, rifare,di messa in discussione in cui il modulor è la tela industriale con la riga di 8,7 cm, utilizzata dal 1967 in poi. Un dispositivo visivo di grande semplicità, che potrebbe essere definito minimo, il suo outil visuel, strumento visivo, che da un lato gli permette, con una definizione semplificante di misurare lo spazio, ma anche di rendere immediatamente riconoscibile il suo lavoro. Come non coglierlo nell’installazione Facciata dei venti, a righe bianche e nere, collocata all’interno del Palazzo dei Vescovi, continuamente mossa dal vento forzato e naturale della Piazza, che entra in stretto dialogo con la facciata di marmo bicromatico del trecentesco Battistero Ritondo?

Per saperne di più


Angela Madesani

Libri consigliati:

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

Scopri di più