La Nicoletta Fiorucci Foundation apre a Venezia. A Dorsoduro si recupera un palazzo storico per residenze e mostre
La Fondazione di radice italiana ma basata a Londra, presente con diversi spazi in Europa, lavora per valorizzare artisti contemporanei attraverso residenze e laboratori. A Venezia recupera l’edificio che fu del pittore Ettore Tito: dal 7 maggio (durante la Biennale Architettura) l’installazione dell'artista georgiana Tolia Astakhishvili ne invade gli spazi

Non sembra destinato fermarsi il processo di valorizzazione del patrimonio immobiliare di Venezia, in atto da qualche anno a questa parte con la complicità di gallerie d’arte, fondazioni e istituzioni culturali italiane e internazionali. Un fenomeno ormai consolidato e capillare di rigenerazione di palazzi storici che mentre restituisce alla città spazi a lungo inaccessibili ne consolida l’attrattività per mecenati spesso in arrivo dall’estero. Si pensi, solo per citare i casi più emblematici, alla riapertura di Palazzo Diedo promossa dall’imprenditore e filantropo francese Nicolas Berggruen: proprio un anno fa, nei giorni inaugurali della Biennale d’Arte 2024, il palazzo si presentava al pubblico come nuovo centro d’arte contemporanea di respiro internazionale. Mentre è frutto della visione del collezionista belga Laurent Asscher il recupero dell’ex fabbrica di sapone di Cannaregio, restaurata dallo studio TA Torsello Architettura per diventare sede di AMA Venezia.
La Nicoletta Fiorucci Foundation a Venezia
Si deve invece alla Nicoletta Fiorucci Foundation – fondazione d’arte basata a Londra, nata nel 2021 dall’evoluzione del Fiorucci Art Trust creato da Nicoletta Fiorucci (che è anche grande collezionista) nel 2010 per promuovere l’arte emergente, tanto nei circuiti istituzionali che in contesti non convenzionali – l’ultima novità in fatto di trasformazione di uno storico edificio veneziano. In concomitanza con l’avvio della Biennale di Architettura, previsto per i primi giorni di maggio 2025. L’immobile in questione, nel sestiere di Dorsoduro, fu abitato negli Anni Venti del Novecento dal pittore Ettore Tito, accanto alla dimora di famiglia oggi conosciuta come Palazzetto Tito, di cui l’artista e suo fratello fecero un luogo di ritrovo per artisti, musicisti e scrittori. Negli ultimi anni, il Palazzetto Tito, che si incontra lungo la fondamenta di Rio San Barnaba, ha accolto gli uffici della Fondazione Bevilacqua La Masa, che al civico 2826 di Dorsoduro ha tutt’oggi la sua seconda sede lagunare, e ospita spesso eventi e mostre (attualmente in corso, fino al 27 aprile, Be Yourself, collettiva di giovani artisti cinesi a Venezia).

La storia del palazzo recuperato da Nicoletta Fiorucci a Dorsoduro
L’edificio che la fondazione Nicoletta Fiorucci si preoccuperà di recuperare si incontra, invece, al numero 2829 di Dorsoduro. In origine di costruzione quattrocentesca – quand’era tra i fondi del Priorato di Sant’Agnese, sede di “un ospizio per fanciulle orfane” – l’immobile fu trasformato in varie fasi tra il 1924 e il 1937, su progetto di Angelo Scattolin, e poi nuovamente nel 1973, quando entrato nelle proprietà della Cassa Marittima Adriatica diventò ambulatorio dedicato ai lavoratori portuali. Dunque la facciata, interamente ricostruita con l’aggiunta di un secondo piano, cela una storia fatta di innesti, ampliamenti e alterazioni, che sarà al centro del primo lavoro presentato dalla Fondazione nello spazio.

La residenza e l’installazione di Tolia Astakhishvili a Dorsoduro
In linea con la natura della fondazione Nicoletta Fiorucci, che sostiene artisti internazionali attraverso residenze, laboratori e workshop annuali situati in diverse località d’Europa (in Italia per molti anni l’epicentro è stata l’isola di Stromboli, oggi è l’isola di Li Galli), infatti, anche il debutto a Venezia si concretizzerà in forma di progetto installativo, frutto di una residenza artistica.
La Fondazione presenterà infatti i suoi nuovi spazi espositivi attraverso l’installazione site-specific dell’artista georgiana Tolia Astakhishvili, che occuperà l’intero edificio. Il progetto è curato da Hans Ulrich Obrist (con le Serpentine Galleries, di cui Obrist è direttore, la Fondazione già collabora), e sarà visitabile dal 7 maggio al 23 novembre, per tutta la durata della Biennale. Nello spazio in questione, l’artista ha vissuto nei primi mesi del 2025, interagendo con i diversi ambienti e approfondendo la storia dell’edificio. Dunque è intervenuta con modifiche strutturali sui muri e nell’organizzazione degli spazi, creando attraverso la pittura, il disegno ed elementi testuali una dimensione spaziale temporanea che vuole trasmettere un senso di distruzione, distorsione e frammentazione. L’installazione ingloba inoltre i lavori di altri otto artisti invitati da Astakhishvili: Ketuta Alexi-Meskhishvili, Zurab Astakhishvili, Thea Djordjadze, Heike Gallmeier, Rafik Greiss, Dylan Peirce, James Richards e Maka Sanadze.
Livia Montagnoli
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