Il nulla, il tutto e l’Urlo di Munch secondo l’artista Pino Boresta
A partire dalla grandiosa scoperta scientifica del neutrino più energetico mai osservato dagli scienziati, l’artista si interroga sul senso del nulla esistenziale, del vuoto e del tutto, ricollegandoli al celebre dipinto di Munch

“KM3-230213A“. Benché quasi non esista, anche lui ha avuto i suoi 15 minuti di celebrità. Chi è costui? Tutti avranno sicuramente sentito parlare del neutrino più energetico mai osservato (in realtà sarebbe un muoneche ha avuto origine da un neutrino cosmico), scovato nel mediterraneo da un telescopio sottomarino. E tutti – esclusi gli addetti ai lavori – se lo saranno già dimenticato. Io no! Evidentemente qualche neurone del mio cervello, che ha fortemente simpatizzato con il suo nuovo amico neutrino appena scoperto, ha continuato a speculare sulla notizia. Questo perché i neutrini sono stati definiti “la cosa più vicina al niente che esiste”. Dunque si potrebbe pensare che essi rappresentino il nulla, il niente, il vuoto più assoluto.
Il vuoto e i neutrini secondo l’artista Pino Boresta
E invece no: non è così. A dire il vero, lo avevo sospettato, considerando che proprio la caratteristica del “KM3-230213A” è quella di possedere una quantità energetica che, fino ad ora, non è mai stata rilevata. Se poi ci si va ad informare meglio su questi neutrini, si viene a sapere che, pur rasentando l’assenza di esistenza – motivo per cui riescono ad attraversare le masse – interagiscono con la materia, seppur debolmente. Per questo motivo, trasportano con sé una quantità di informazioni sul cosmo di straordinario interesse. Del resto, in fisica, non esiste il nulla assoluto, e anche il vuoto quantico ha una sua spiegazione che alcuni considerano uno stato energetico, uno stato che farebbe sembrare un vuoto quello che in realtà è un pieno. Per cui, ho forti dubbi sul vuoto assoluto e ne ho paura. Purtroppo, questi neutrini continuano ancora oggi ad essere le entità meno capite e più misteriose nel microcosmo delle particelle elementari.
Il niente e il tutto nell’arte contemporanea secondo Pino Boresta
Anche perché come fai a fidarti di questo quasi nulla chiamato neutrino sapendo con certezza che oscilla e cambia identità viaggiando nello spazio e nel tempo, trasformandosi ed oscillando da un sapore a un altro. Così dicono gli scienziati. A questo punto vi starete domandando cosa c’entra tutto questo con l’arte contemporanea, e con il mio precedente articolo, al quale vorrei riagganciarmi con queste nuove considerazioni visto il forte interesse che ha suscitato. Ebbene, la riflessione o, meglio, la domanda che mi è sorta è la seguente: E se nel nulla fosse contenuto il tutto? O meglio, se un neutrino che è quasi niente contiene una quantità di informazioni incredibili, anche un’opera che è quasi inesistente potrebbe essere foriera di informazioni che non avremmo mai creduto possibili? E quindi, questo quasi nulla e questo quasi vuoto che incarnano molte opere d’arte acquisterà ai nostri occhi un valore significativo? É per questo motivo, forse, che molti artisti si sono messi a giocare con il vuoto ed il nulla, o con il quasi vuoto e il quasi nulla? Ci stanno mostrando il futuro e le continue sconvolgenti ricerche che la scienza sta facendo? “Forse sì forse no” – canta Marco Mengoni – e noi cosa dovremmo fare? Seguire il consiglio del famoso cantante, ossia prendere un bel respiro e lasciarci andare, dandoci una bella spinta per saltare senza guardarci indietro? Ma le mani di chi troveremo “a stringerci forte forte senza lasciarci”?
La rarefazione dell’esistenza secondo Pino Boresta
Se è vero che stiamo qui sostenendo che la rarefazione dell’opera d’arte sia un processo in atto irreversibile, causato dalla scienza, che si sta sempre più approssimando alla scoperta dell’infinitesimamente piccolo, del quasi nulla, che un giorno forse raggiungeremo, diventa allora giustificabile che anche artisticamente ci si prepari a questa fine. Tanto più, visto che un domani anche tutte le magnifiche opere esistenti, comprese quelle del passato, potrebbero scomparire con un ultimo definitivo urlo (magari proprio quello di Munch). Dunque, la rarefazione dell’esistenza e della nostra stessa vita come l’abbiamo fino ad oggi pensata è sempre più vicina e si sta forse concretizzando? Tanto c’è l’AI pronta e disponibile a sostituirci in quasi tutto?Tutto ciò sembra una grande stupidaggine. Sarebbe infatti come dire: dato che è inevitabile che un giorno, prima o poi, moriremo, tanto vale suicidarsi subito. E questa non mi pare proprio una bella idea. In quel caso, comunque, l’urlo dell’artista norvegese sarebbe inutile, nullo, più di tutte quelle opere che lo hanno seguito e preceduto.

Il “tutto” nell’Urlo di Munch
Invece, è proprio in quell’opera che io vedo il tutto, l’incredibilmente pieno di un vuoto a cui tutti noi, ogni giorno, gridiamo (io in primis) che siamo vivi e che vogliamo continuare a vivere. E se è vero, come dice Robert Filliou, che “L’arte è ciò che rende la vita più interessante”, perché vogliamo correre il rischio di distruggerla, continuando a proporre opere vuote, inutili e che non possiamo neanche vedere? Io continuerò a vivere in quel dubbio che suggerisce Voltaire, lasciando i propri dogmi agli imbecilli, come consiglia lo stesso filosofo.
Dimenticavo di dire che, pur non potendo vietare di utilizzare i contenuti di questo mio articolo per addestrare sistemi di intelligenza artificiale, ve lo sconsiglio caldamente, in quanto potrebbe come conseguenza portare a cadere nel vuoto AI e quindi a suicidarsi. Fate voi: io vi ho avvertito.
Pino Boresta
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