Renato Guttuso e la forza delle cose. A Palermo
Villa Zito, Palermo – fino al 26 marzo 2017. Patrimonio della Fondazione Sicilia e sede di una straordinaria pinacoteca, Villa Zito ospita una mostra dedicata a Renato Guttuso. Solo nature morte. Un intenso teatro di oggetti silenziosi, forme ampie e piani cromatici squillanti, con la cura di Fabio Carapezza Guttuso, figlio del maestro, e Susanna Zatti, direttrice dei Musei Civici di Pavia.
Corpo a corpo col reale. Uno scontro violento, una stretta di fuoco, un imperativo che s’inscrive tra lo sguardo e il tocco: niente, al di là delle cose. Niente che sia più lacerante, sfavillante, più giusto e perverso, docile e saldo, della realtà così come ci viene incontro, così come la si deve ri-generare.
Per Renato Guttuso (Bagheria, 1911 – Roma, 1987) fu una storia di passione intellettuale, innanzitutto. Che diventava estetica e poi anche politica. Ma si partiva da là: il timbro forte e inequivocabile delle cose; la forma e il rumore. E il mistero stesso della loro presenza. Può davvero essere così tormentata, irrisolta, perenne, la faccenda degli oggetti e del loro darsi, tra la nudità ontologica e la vibrazione emotiva connessa al ricordo? È così necessario l’esercizio d’osservazione e rappresentazione, nonostante le avanguardie, le rivoluzioni, la messa in parentesi di mimesi e narrazione? Per Guttuso sì. Come per intere schiere d’artisti e narratori, che la questione del realismo continuò (e continuerà) a ossessionare.
“La realtà comincia quando un artista si pone di fronte al mondo, all’oggetto, quando questo appare all’artista, quando l’artista si scontra con l’oggetto per conoscerlo”. Una genesi vera e propria, cercando – così dichiarò – di pervenire alla poesia, piuttosto che alla fotografia.
LA MOSTRA
Al rapporto tra Guttuso e le cose – inerti, mute, adagiate o abbandonate, sbocciate o sradicate, messe in ordine o incrociate per caso – dedica una mostra il museo di Villa Zito, a Palermo. Quarantasette nature morte. Vasi, fiori, frutti, bottiglie, utensili, teschi, carcasse di automobili o animali. Dall’essenzialità geometrica, cristallina, di alcune tele degli Anni Quaranta, al vigore espressionista o informale degli Anni Sessanta, passando dall’omaggio aggraziato a Giorgio Morandi o da certe memorie cezanniane, alternate a malinconie crepuscolari.
E ancora una corsa dai grigi più mesti ai rossi sgargianti, dal tepore dei bruni all’impertinenza dolce dei verdi e dei blu: un bell’excursus, tra le sale della splendida Villa Liberty, acquisita dalla Fondazione Sicilia e mirabilmente restaurata.
L’allestimento, che accosta tele provenienti dall’Archivio Guttuso e da prestigiose collezioni pubbliche e private, punta sulla saturazione: quasi aggredendo lo spettatore, la fitta sequenza enfatizza lo slancio caldo, mediterraneo di una pittura gonfia di pathos eppure lontana da ornamenti retorici. L’attaccamento al reale, ancora una volta, riconduce al nocciolo della storia. L’esser cosa delle cose e il loro fiammeggiare, nell’impatto feroce con lo sguardo. E col pensiero.
Helga Marsala
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