Manet e la Parigi della modernità celebrati a Milano. Grande mostra a Palazzo Reale
Si inaugura l’8 marzo la mostra dedicata a Édouard Manet e a quel contesto parigino, che lo vide sviluppare un linguaggio pittorico innovativo. A Palazzo Reale un appuntamento con un capitolo cruciale della storia dell’arte e della cultura europee.
Con l’avvio folgorante della modernità, nel pieno di una febbrile urbanizzazione, l’arte cambiava volto, registro, direzione. Consapevolezza di sé e del contesto sociale. L’Europa di metà Ottocento affrontava la meraviglia e lo sconcerto di un rinnovamento profondo, tra il piano della tecnologia, dell’estetica, di costumi: l’avvento della fotografia, la comunicazione di massa, il miracolo del cinema e lo spettacolo alieno delle città convulse, elettriche, mutanti, internazionali. Parigi in cima. Édouard Manet (Parigi, 1832-1883), a cui Palazzo Reale di Milano dedica un’ampia mostra di taglio storico, fu uno di quegli artisti simbolo della grande stagione moderna, francese ed europea. E lo fu anticipando i temi dell’Impressionismo, comprendendo le conseguenze di una nuova idea di visione, rifiutando l’impostazione classica e accademica. Da qui ripensò lo spazio della pittura, la natura dei soggetti, l’idea di prospettiva e la funzione del colore, nell’autenticità e nell’irriverenza di tele potenti, colte, radicali.
LA MOSTRA
Manet e la Parigi moderna, curata da Guy Cogeval, Caroline Mathieu e Isolde Pludermacher, riunisce un centinaio di opere, tra cui 55 dipinti: 17 capolavori di Manet e 40 altre tele di maestri coevi, da Boldini a Cézanne, da Degas a Gauguin, da Monet a Renoir, Signac, Tissot. Una compagine varia e variamente amalgamata, tra sodalizi forti e differenze significative, che nel fermento parigino visse di incontri negli atelier, discussioni nei caffè, promenade lungo i passages, partecipazioni ai Salon e giornate spese fra i teatri, i locali, le strade, le stazioni, i musei. Contesto vitalissimo, di cui la mostra milanese prova a restituire il sentimento e le implicazioni, attraverso lo sguardo di uno straordinario anticipatore.
-Helga Marsala
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