Mario Sironi e la Collezione Allaria al Mart di Rovereto. Una mostra per un gigante del ‘900

Il Mart presenta la collezione di Antonio Allaria, dedicata a Mario Sironi. Cento opere, che dichiarano il rapporto d’amicizia fra l’artista e il collezionista. E che oggi confluiscono nel patrimonio storico del museo.

Continua il programma del Mart di Rovereto dedicato ai Focus tematici sulle raccolte museali. Dal 5 marzo al l’11 giugno 2017 protagonista di un nuovo appuntamento espositivo è il grande artista Mario Sironi (1885, Tempio Pausania, Sassari-1961, Milano), tra le figure più originali, intense, radicali del Novecento italiano. Del suo lavoro scriveva così Margherita Sarfatti, nel 1916: “Un’arte di sintesi e di semplificazione estrema […]; una stilizzazione dal vero a grandi e robuste masse squadrate d’ombra e di luce, di bianco e di nero, che raggiunge talvolta effetti potentissimi“. Nelle figure titaniche, nelle volumetrie maestose, negli spazi intimi o aberrati, il senso del tragico si coniuga con quello della solennità: il grandioso e il malinconico, fusi con spietata consapevolezza. Una maniera di celebrare l’esistenza e insieme di far risuonare tutte le sfumature del dramma.
Il Mart presenta così la Collezione Allaria, recentemente accolta dal Museo e confluita nella già ampia sezione sul maestro, composta da precedenti depositi. Si tratta di circa 100 opere, di cui 60 di Mario Sironi, fra disegni, dipinti, bozzetti, suddivise in nove sezioni tematiche; a emergere è il rapporto di amicizia tra il collezionista Antonio Allaria e l’artista, iniziato a Cortina nel 1947.

Mario Sironi al Mart di Rovereto

Mario Sironi al Mart di Rovereto

LE OPERE DEL DOPOGUERRA

Ma il nucleo più ampio è quello composto da opere prodotte nel secondo dopoguerra, il periodo più difficile per la vita di Sironi. Al dolore per il suicidio della figlia diciannovenne, Rossana, si unì lo sgomento per il crollo delle illusioni politiche e civili, nonché lo sconforto per l’ostilità della critica, che aggrappata a una lettura ideologica delle vicende storiche e culturali italiene, non colse fino in fondo la portata immensa del suo discorso pittorico. Sironi, per molti, restò un pittore fascista, conservatore, legato al regime.
La cupezza di certe immagini, gli spazi angusti o vuoti, le ombre solide, la tavolozza spenta e greve, la composizione che si disgregava, perdendo la spinta epica d’un tempo, raccontano questo disagio intimo, questa “sforzo immane di vivere“, a schiantare il cuore contro tutta la violenza e tutto il fallimento respirati negli anni della guerra e in quelli a venire: “Ho visto cose che tutta la mia amara filosofia non mi avrebbe mai fatto immaginare, ho visto l’atrocità della vita e la bestialità umana“. La solitudine Sironi la scontò fino alla fine, senza mai cedere alla scaltrezza dell’abiura e alle scorciatoie del diffuso trasformismo. E nonostante tutto molti furono i riconoscimenti e le esposizioni prestigiose, in Italia e all’estero.
Di me non so dire nulla”, scrisse in una delle ultime lettere, “c’è un mucchietto di rifiuti qui davanti, nell’orto, e mi sembra la mia vita, il mio cuore, le mie speranze”. Morì il 13 agosto del 1961, lasciando, tra gli ultimi lavori compiuti, il ciclo dell’Apocalissi.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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